Da Napoli a Baires. Soscia-Jodice Quartet

Foto: Fabio Ciminiera





Da Napoli a Baires.

Città Sant’Angelo, Teatro Comunale. 25.3.2011.

Giuliana Soscia: fisarmonica

Pino Jodice: pianoforte

Aldo Vigorito: contrabbasso

Giuseppe La Pusata: batteria


Il percorso da Napoli a Buenos Aires nel concerto del quartetto guidato da Giuliana Soscia e Pino Jodice attraversa, a suon di jazz, tanghi e romanze. In primo luogo gli autori di riferimento: Astor Piazzolla, per la sponda argentina, e De Simone, Bovio e Cannio, per la parte napoletana. Naturalmente arrangiamenti e interpretazioni tengono conto di entrambi i mondi sonori: cosa che viene ulteriormente enfatizzata nei brani originali proposti nel concerto e dall’impasto timbrico proprio degli strumenti


Il punto focale del progetto è costituito dal lavoro operato in sede di arrangiamento e organizzazione generale dei suoni. L’incontro tra fisarmonica e pianoforte, strumenti in potenza portati a sovrapporsi, impone una suddivisione di compiti e di spazi ben equilibrata. Gli arrangiamenti curati da Pino Jodice sono estremamente attenti a non perdere di vista nessun tassello e, anzi, ad esaltare ogni possibilità. I brani mantengono così l’anima languida del tango e delle romanze, la ritmica appassionata e la forza delle melodie, l’incontro tra pagina scritta e improvvisazione.


Le scelte operate sul repertorio – sia nella scrittura che nell’arrangiamento e nell’esecuzione – tengono conto, all’interno dei vari brani, delle tante influenze e danno corpo a una musica aperta alla sintesi tra gli elementi tipici del tango, della canzone napoletana e del jazz. La lettura di ciascun genere si lascia accentare da suggestioni provenienti da altri contesti – il mondo classico, ad esempio – per arricchire nota dopo nota il bagaglio del quartetto: Napoli e Buenos Aires sono città di mare, porti dove i popoli si sono incontrati e scontrati per millenni e, in qualche modo, la musica del quartetto ripropone le atmosfere aperte e sempre ricche degli incroci di civiltà.


La musica corre in equilibrio tra l’impasto timbrico e il vigore delle improvvisazioni, tra la capacità espressiva e la profonda conoscenza dei quattro delle radici musicali alla base del discorso. La fisarmonica si muove come uno strumento a fiato libero di sottolineare e ribadire le armonie dei brani quando necessario e, soprattutto, rivolto a disegnare ed interpretare i colori dei brani. La Pusata e Vigorito costituiscono una ritmica affiatata e perfettamente a proprio agio con le direzioni musicali del repertorio: impeto e lirismo vengono dosati attraverso archetti e tamburi, mallets e frasi ostinate di contrabbasso. Il pianoforte di Pino Jodice, infine, mette in luce la visione orchestrale attraverso uno stile di volta in volta impetuoso, lirico, narrativo, trascinante, capace di disciplina, attento a dialogare con i compagni di palco.


Un quartetto ben assortito e organizzato con gusto per una visione decisamente suggestiva delle possibilità del jazz di oggi, vale a dire la sintesi – attraverso la pratica del jazz e dell’improvvisazione, attraverso una scrittura ragionata e calibrata sulle potenzialità e sulle peculiarità della formazione – tra tradizioni popolari e sensibilità attuali.