Jazz Daily – JD003 – 2010
Luca Falsetti: batteria, percussioni
Giulio Matino: sax soprano
Amit Chatterjee: chitarra, voce
Cristiano Bertini: chitarra
Angelo Trabucco: tastiere
Pippo Matino: basso
Giacomo Salario: pianoforte
Marco Di Battista: pianoforte
Marco Di Marzio: basso
Gianluca Caporale: sassofoni
Maurizio Rolli: basso
Manuel Trabucco: sassofoni
Un disco “corale” che vede riuniti – naturalmente in diverse sessioni – ben dodici musicisti, tra cui alcuni eminenti protagonisti del panorama jazzistico: Guests Book di Luca Falsetti presenta così in un modo atipico sia il batterista protagonista di tutti i brani, sia una giovanissima etichetta milanese, Jazz Daily, che attualmente conta tre titoli al suo attivo. E, c’è da dire, come ingresso nel mondo del jazz italiano è un’opera notevole: concettualmente ben strutturata e fortemente variegata, mantiene come filo conduttore propriamente – oltre al jazz – la sola batteria di Falsetti, che si destreggia abilmente nelle più diverse situazioni, dalle influenze vagamente acid jazz e comunque fortemente atmosferiche di Gemmando al funky di A Milka non piace il Blues. Se l’unità stilistica non può essere additata a vanto di Guests Book, lo è certamente la ricchezza di idee, resa possibile in primo luogo dalla creatività del leader (tutti i brani portano la sua firma), e dalla sua capacità di riunire musicisti anche molto differenti tra loro, grazie a una chiarezza di obiettivi che si esplicita più nel singolo brano che nel disco in toto.
E se, come dicevamo, Falsetti è a suo agio con la sua batteria in ogni circostanza, da meno non sono certo i musicisti di cui si circonda, tra cui spiccano il basso di Pippo Matino, i sassofoni di Gianluca Caporale e il pianoforte di Marco di Battista, oltre al tocco “internazionale” portato dal ben noto Amit Chatterjee. In generale emerge dal disco una schietta intenzione di fare musica, a volte dedicandosi a brani ricercati e a volte lasciandosi anche prendere un po’ – perché no, del resto – dalla semplice passione per suonare insieme, senza voler necessariamente “dire di più”. Non manca persino una punta di ironia, come nel titolo della conclusiva “Freevole intenzione in tensioni“, che si rivela poi in realtà una (appunto, tesa) sorta di inarrestabile avanzata funk, con ben evidenza il basso travolgente di Matino.
Guests Book è dunque una notevole opera prima, grazie alle idee chiare e alla tecnica precisa del leader, che raccoglie e soprattutto gestisce direzioni diverse con maestria e savoir-fair.