JAM – Jazz a Mira 2011

Foto: Fabio Ciminiera










JAM – Jazz a Mira 2011.

Oriago di Mira, Auditorium Biblioteca di Oriago – 7.5.2011.

JAM – Jazz a Mira, ma anche nei dintorni della cittadina veneta e sulla riviera del Brenta – per l’edizione 2011 ha tracciato un percorso legato al territorio e alle esperienze scaturite dalle etichette e dai collettivi del Nord Est. Esperienze diverse per storia e finalità hanno espresso i loro “manifesti” – musicali e programmatici – nei vari incontri presenti nel cartellone: tre doppi concerti, due tavole rotonde e numerosi appuntamenti nei club distribuiti tra Oriago di Mira e Campagna Lupia, Dolo e Borbiago di Mira e hanno messo in relazione musicisti affermati ed emergenti, il tessuto delle scuole di musica e gli operatori del settore.


La prima tranche del festival (29 e 30 aprile) si è concentrata sulle esperienze più consolidate e tradizionali, con i concerti di Paolo Birro e Marcello Tonolo, con il duo formato da Ermanno Signorelli e Franco Lion e, infine, con il JPC 4et con Kyle Gregory; l”incontro del 30 pomeriggio ha avuto come protagonisti le etichette Caligola Records, Blue Serge, Alma Records per una discussione dal titolo, Chi fa la musica?”.


La giornata conclusiva del festival (sabato 7 maggio) è stata dedicata alle esperienze più rivolte alla ricerca musicale con Danilo Gallo e Zeno De Rossi di El Gallo Rojo, la nBn Records di Carlo Canevali e la “presenza newyorchese” di Chris Speed e della sua Skirl Records.


L’incontro pomeridiano in questo caso ha avuto come tema l’autoproduzione e le attività dei collettivi, con un titolo del tutto pertinente: “I musicisti fanno da sé”. Al centro del dibattito è stata la molla che spinge un insieme di musicisti – composto anche o eventualmente in modo eterogeneo – a darsi da fare in prima persona per esplorare con libertà più o meno totale la propria sfera espressiva, abbassando costi e passaggi ed “eliminando” intermediazioni. Il rischio di una pratica autoreferenziale – o, peggio, onanistica come ha stigmatizzato Vincenzo Giorgio con ironia non priva di un certo senso della realtà – rimane. Veniero Rizzardi ha incalzato i musicisti sulle diverse voci di spesa e in questo modo sono emerse le problematiche relative alla strada necessaria per produrre l'”oggetto musicale”, ma anche la necessità dei musicisti di spostare in maniera produttiva le energie e le risorse e di ottimizzarle al meglio.


La pratica di far da sé – costruendo intorno al proprio mondo musicale una struttura di comunicazione e promozione, di booking e vendita – diventa la strada per affrontare la fase di transizione dal mercato del disco alla dimensione digitale e, superato il primo periodo di euforia per le grandi potenzialità di espressione, potrebbe permettere una razionalizzazione dell’offerta musicale, passando dalla sovrapproduzione di oggi ad una dimensione più leggibile, integrata con il web e con le tante possibilità di dialogo con i propria ascoltatori, tesa a mettere in luce soprattutto il valore e l’identità di ciascun interprete.


Altro argomento fondamentale, l’evoluzione dei metodi di ascolto. La nostalgia per il vinile, la purezza del suono del CD, l’amore per l’oggetto restano ma non devono nascondere un fatto banale quanto esiziale per gli operatori: l’evoluzione dei supporti va in una ben precisa direzione, quella del digitale e della musica liquida, e i conti vanno fatti con la realtà, non con i propri desideri.


I concerti serali hanno avuto come protagonisti due trii. Dapprima Nigredo – con Nicola Fazzini ai sassofoni, Alessandro Fedrigo al basso acustico e Carlo Alberto Canevali alla batteria – e, nel secondo set El Gallo Rojo meets Chris Speed – con Chris Speed al sax tenore e al clarinetto, Danilo Gallo al contrabbasso e Zeno De Rossi alla batteria.


Due trii dalla line-up simile e dalle motivazioni convergenti. Ricerca sul suono e sugli strumenti, la melodia come riferimento e chiave di risoluzione per le improvvisazioni serrate e libere, swing e tradizione del jazz come strumenti linguistici importanti, il concerto come momento di incontro e confronto tra personalità musicali.


Nigredo rappresenta un progetto stabile all’interno di nBn Records: è approdato alla registrazione e, novità per l’etichetta trentina, proposto solo nel formato digitale. Sei brani – democraticamente scelti fra quelli dei tre compositori e, guarda caso i primi sei del disco – per portare sul palco situazioni dove trovano spazio la specifica lettura dell’improvvisazione dei tre singoli musicisti: si passa dalla destrutturazione delle forme, attraverso serialità, aperture libere e intenzioni espressive, ai riflessi più vicini alle tradizioni del jazz.


Speed, De Rossi e Gallo collaborano da tempo e si sono incontrati in contesti differenti. Sono musicisti di scene distanti dal punto di vista geografico ma vicini per intenzioni e obiettivi: il loro sodalizio è stabile nel tempo anche se – come è ovvio – difficile da realizzare dal vivo. Le possibilità offerte dalle connessioni di oggi permettono di confrontare e veicolare principi comuni in idee concrete che poi trovano realizzazione in ambiti diversi – nello specifico New York e l’Italia. Il concerto in trio diventa l’occasione per fare il punto della situazione. Nel programma i brani di Speed e di Gallo si sono intrecciati con quelli di Frisell e di Ornette Coleman e con i momenti di improvvisazione collettiva e libertà espressiva utili per legare i vari momenti. Un processo controllato attraverso l’esperienza e ascolto reciproco, sostegno – interessante il lavoro di SPeed con i bordoni e i soffi e la percussione dello strumento – e improvvisazioni in solo sempre legate


La scelta di sistemare due set separati sul palco – con due batterie e due postazioni per il basso – ha permesso un bis finale complessivo con tutti e sei i musicisti a dialogare per il pubblico presente.