Baap – Sweet dreams, Baby!

Baap - Sweet dreams, Baby!

Monk Records – MNK CD 006 – 2010




Tony Cattano: trombone

Giacomo Ancillotto: chitarra

Roberto Raciti: contrabbasso

Maurizio Chiavaro: batteria






Nelle tracce di Sweet dreams, Baby, l’ambiente musicale della ricerca si innerva con la ricerca del riff e la ripresa di tradizioni degli albori del jazz, come dixieland, blues e sonorità che rimandano a New Orleans. Inoltre, Baap, il nome della formazione viene dall’onomatopeico rumore del cazzottone rifilato dall’eroe fumettistico ritratto in copertina – un rimando se si vuole ai primi telefilm di Batman e ai comics degli anni ’50. I richiami al cinema e ai fumetti sono presenti nel corso di tutto il disco sia all’interno dei brani – in alcuni arrangiamenti e nei temi – o anche da un titolo come Murnau’s love chant.


L’accostamento di chitarra elettrica, elettronica e trombone nella front line e nella definizione dei colori accoglie in maniera naturale la storia sonora del jazz. Dai primordi bandistici alle esplorazioni più moderne, dai suoni gravi e rauchi del trombone alle lunghe e sferzanti frecciate della chitarra, Cattano e Ancillotto lasciano fluire in maniera sempre chiara e coerente l’incontro tra le due diverse linee e tra le due prospettive storiche ed espressive dei due strumenti.


Allo stesso modo l’intervento di Chiavaro e Raciti riesce a trovare equilibrio nel discorso ritmico. Il sostegno si dispiega in maniera aperta e intelligente: il blues e le marce sono affrontati tradizione e personalità, le parti più libere vengono risolte con una chiave di interpretazione sempre pertinente e la lettura ritmica della partitura nelle pagine più legate alla scrittura di rivela sempre efficace. La batteria è spesso attenta a sottolineare la battuta sul rullante e alcune parti di insieme vengono affrontate con il piglio veloce e scattante dell’inseguimento dal sapore cinematografico.


Il quartetto privilegia una disposizione pianoless, con la chitarra impegnata soprattutto nel discorso solistico e nel dialogo serrato con il trombone. Ancillotto risolve spesso il ruolo armonico con suoni ampi e prolungati piuttosto che con una tradizionale successione di linee e accordi; la norma del quartetto è comunque quella di costruire il tessuto armonico, suddividendo il compito tra i quattro musicisti.


La formula di Baap esprime in qualche modo la convergenza di tutti i suoi elementi in una fusione aperta. Il quartetto non si nega lo spazio per sorprese o repentini cambi di rotta all’interno dei brani, come nella furiosa coda free di Outbound o in passaggi di estrema delicatezza al termine di tirate serrate. La ricerca di frasi ripetute e ben definite, di riff da riprendere negli assolo e nei temi, oltre a richiamare in qualche modo la pratica solista del blues, permette una gestione oculata dei vari momenti, aggiungendo una ulteriore soluzione oltre alla dimensione libera e alle consuete relazioni tra tema e improvvisazione. Soprattutto consente al quartetto di lavorare nella direzione di fare convivere la parte acustica e quella elettrica della formazione: cosa che avviene grazie anche al versatile lavoro della ritmica, all’utilizzo caleidoscopico del trombone sempre abile nel trovare soluzioni appropriate e alle scelte di suoni e effetti sempre discrete e mai invadenti della chitarra.