TRJ Records – TRJ 0028 – 2010
Simone Guiducci: chitarra
Emanuele Parrini: violino
Achille Succi: sax alto, clarinetto, clarino basso
Mauro Ottolini: trombone, tuba, euphonium
Danilo Gallo: contrabbasso
Zeno De Rossi: batteria, percussioni
Non fosse per l’appena trascorso bombardamento mediatico (in forma di copertine, special editions, tributes etc.), il calendario 2010 è stato pienamente scandito dalla celebrazione del centesimo compleanno di Jean-Baptiste “Django” Reinhardt, l’arguto e inesauribile traghettatore della chitarra e dello spirito “manouche” a piena cittadinanza entro il jazz dell’esplosiva Golden Age. Senza tener conto del geniale ardimento con cui seppe superare le gravissime mutilazioni manuali, quanto meno ad egli si deve un grande e alleggerito ripensamento dei grandi classici, operando in fondo un “melting” parallelo ma anche identico nella sostanza a quello del sound storico afro-americano, che di suo si originava nella fusione dello spirito della danza con le voci e l’anima del popolo.
Pescando entro un trasversale spirito clownesco e circense, la “trasgressione gitana”, insieme libera e gravida di memoria, viene destrutturata verso una formula “open” che plasma un aggiornamento del magistrale ed esteso modello spargendo colori insieme lividi e brillanti e operando formule rétro ma opportunamente mai nostalgiche
Giocato su umori acidi e freddi, in buona parte fondati sull’insolita amalgama strumentale, giusto con qualche “soupçon” di approccio speculativo e studiato, le uscite strumentali non mancano di presenza e veementi energie, segnate certo dalle personalità degli sperimentati solisti: dalla vissuta coppia ritmica De Rossi-Gallo, al più che “corposo” e stantuffante Ottolini, l’ensemble opera in tesa ed efficace sinergia, in particolare la chitarra del titolare, senza soggiacere al dettato letterale del Maestro, puntando verso il cuore lunare della poetica reinhardtiana, articola un solismo “di punta” posto ed agito molte reincarnazioni a valle del celebrato solista.
La mela è rotolata alquanto distante dall’albero, dunque, convertendosi in un frutto assai rimodellato da darwinistica, spiritata e certamente “gitana” evoluzione.