Libri jazz 2010-2011

Foto: copertina del libro.










Libri jazz 2010-2011

Cinquantatre succose novità nell’arco degli ultimi nove mesi italiani.


Parlare di libri che riguardano il jazz più o meno direttamente è sempre un’esperienza piacevole, dal momento che in Italia la produzione editoriale sta, nel complesso, prendendo sempre più in considerazione quest’argomento, che, come si sa, riguarda discograficamente un mercato di nicchia, mentre a livello di eventi (concerti, festival spettacoli, recital, iniziative miste) gode di un apprezzamento quasi massivo e di ampi riscontri mediatici (tranne per la TV generalista).


Tuttavia l’editoria italiana per quanto riguarda il jazz soffre ancora di lacune, mancanze, disattenzioni: innanzitutto molti grandi libri stranieri (in particolare quelli di spessore culturale) non sono ancora tradotti, mentre non esiste una vera e propria continuità nelle pubblicazioni, in assenza di autentiche collane sul tema stesso, con la parziale eccezione di qualche piccolo meritevole editore (Edt, Minimum Fax, Epos, Mattioli 1885, Mobydick e in parte Odoya e Arcana) che negli ultimi dieci anni sta vivacizzando il panorama.


Arduo individuare le cause di questo provincialismo, se non imputando ai due estremi (il mondo giornalistico e quello accademico) una sorta di chiusura in se stessi o atteggiamenti autoreferenziali rispettivamente nella direzione della cronaca (sconfinante talvolta nel gossip come nel rock o nella lirica) o nello snobismo di uno studio iperspecialistico che ad esempio non prevede mediazioni con una buona divulgazione editoriale sul modello francese o anglosassone.


Detto questo, ecco un elenco di ben cinquantatré testi (di cui solo tre stranieri) che meritano una lettura, uno sguardo, una considerazione, un approccio per tutta una serie di ragioni che ovviamente coinvolgono in primis il valore del jazz e della musica afroamericana.


Compiendo ora una veloce ricognizione, va subito constato che, nella saggistica jazz, latitano anzitutto nuove storie del jazz: se si esclude l’ennesima ristampa del classico Amiri Baraka Il popolo del blues. Sociologia degli afroamericani attraverso il jazz (Shake), stavolta con immagini, peraltro ininfluenti sulla trattazione (ma fermo al 1965), ci sono soltanto due testi. Da un lato Brian Cook, Blue Note Story (Minimum Fax) a raccontare indirettamente l’evolversi del linguaggio jazzistico attraverso un’esemplare disamina dalle origini a oggi dell’etichetta newyorchese che simboleggia una certa idea del jazz moderno e contemporaneo: la Blue Note, partita dal dixieland revival, di fatto codifica l’hard bop per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta, producendo decine di capolavori su LP). Dall’altro Stefano Cataldi, Viaggio nel jazz. dalle origini allo swing (Internazionali Riuniti), composto soprattutto da dodici monografie sui grandissimi (da Morton e Armstrong fino a Goodman e Hampton), con una bibliografia pretenziosa che non cita Giorgio Lombardi e quanto di serio uscito in Italia (dagli italiani) sull’argomento su libri e riviste.


Altra parziale eccezione – se si eccettuano le storie di altre forme musicali, nelle quali si parla anche di jazz, ma di riflesso – è Claudio Loi, Sardinia Jazz (Aipsa), dove il discorso – piacevolissimo e informatissimo – cade su quanto fatto in Sardegna in materia jazzistica, soprattutto negli ultimi decenni anni a livello di suoni, musicisti, eventi, discografia di base.


Il problema è che latita pure la saggistica degna di questo nome, visto che paradossalmente l’unico saggio è Franco Bergoglio, Magazzino jazz. Articoli musicali d’occasione (Mobydick), che, come rivela il titolo, è soltanto (e di proposito) una compilation raccogliticcia (jazz con boxe, pittura, poesia, collezionismo, visionarietà, improvvisatori geniali), sia pur di altissimo livello nell’analisi sociologica precipua di questo eccellente autore, studioso sui generis (un politico prestato alla jazzologia o viceversa?).


Per il resto, nel jazz-jazz, occorre in primis aggrapparsi al libro-intervista Andy Hamilton, Lee Konitz. Conversazioni sull’arte dell’improvvisatore (EDT), che ha il merito di coinvolgere un grande artista e una memoria storia di oltre un sessantennio di cool, free e oltre: e il sax alto sa pure essere un arguto teorico sulla quintessenza del segno musicale jazzistico. Ma anche altri due titoli monografici si fanno leggere più che volentieri: Gianfranco Nissola, Miles Davis principe delle tenebre (ETS) è una corposa biografia sul “Divino”, condotta con piglio letterario quasi filosofico a leggere tra le righe di quanto prodotto su disco o in concerto dal sommo trombettista nero, per cercare una verità forse trascendente. A ciò da pendant Guido Michelone, Miles Davis il sound del futuro (Barbera), che raccoglie sul “Divino” saggi, commenti, note e recensioni che in precedenza, lungo un ventennio, appaiono su differenti riviste.


Sempre in chiave monografica il jazz italiano è ben rappresentato con quattro novità: Marco Ranaldi, Lelio Luttazzi. Lo swing nell’anima (Stampa Alternativa) è assai proficuo giacché il pianista, compositore, entertainer, cantante triestino, famoso per condurre Hit Parade o Studio Uno o per lavorare per cinema e teatro, da sempre flirta con il jazz tradizionale, scrivendo e interpretando le migliori canzoni jazzate italiane. Autorevole e sostanzioso risulta fin da subito Enrico Rava, Incontri con musicisti straordinari. La storia del mio jazz (Feltrinelli), dove il grande trombettista di fama internazionale rivive l’ultimo mezzo secolo di vita pubblica e privata nel jazz narrando con tono ironico e autoironico usi e costumi, rituali e miti di insigni personaggi visti (e sentiti) da molto vicino (da potenziare invece l’apparato fotografico). Per contro Gabriele Gallerani, Gianni Cazzola. Una vita in swing (Talete) è un tributo al massimo batterista italiano di tutti i tempi, in grado di attraversare oltre mezzo secolo di ritmo sincopata tricolore: si tratta di un volume illustrato forse un po’ enfatico e – grave errore – pieno di tanti affettuosi segni di riconoscenza di amici e colleghi, ma privo di un autentico saggio critico. Utile, per il jazz fan, Paola De Simone, Odio l’estate. Bruno Martino e il più famoso standard jazz italiano (Donzelli), dove la radio speaker nel ricostruire la storia di una canzone (amata e conosciuta forse più dai musicisti jazz – persino internazionali – che da tutti gli altri), ricrea un graffiti dell’Italietta anni Sessanta, in un momento forse irripetibile per la sprovincializzazione della cultura del Paese (anche grazie alle passione per un jazz fresco e ritrovato).


Altri cinque saggi – fra storia, teoria, critica – sono però scritti in altre lingue, ma consentono di far luce su inedite prospettive verso la conoscenza di alcuni settori dell’espressione jazzistica: ad esempio Anne Legrand, Charles Delaunay et le jazz en France dans les années 30 et 40 (Layeur), parte dalla figura del noto critico e appassionato (che cofonda il mensile “Jazz Hot”, scrive la prima discografia jazz, erige la prima casa discografia jazz dal nome Swing) per aprirsi a un ventennio particolarmente fecondo per i nuovi suoni d’Oltralpe. Interessantissimo pure l’esperimento AA. VV., Banlieues bleues. Table d’écoute. Entretiens de musicians par les lycéens de secteur jazz (Le Mot Et Le Reste), con il libro costituito dalle interviste che gli studenti (di zone disagiate della periferia parigina) conducono durante i recenti incontri con alcuni grandi jazzmen soprattutto free e post-free (Marc Ribot, David Murray, William Parker, Reggie Workman, ecc.) a dimostrazione che l’avanguardia può essere goduta persino dai ragazzi in apparenza ostili o caratteriali, ma pronti al contrario a mettersi in gioco.


Di autori vari i tre Speak jazzmen. 55 interviews with jazz musicians (Educatt), Jazz Is A Woman. 39 interviews with female jazz singers and players (Educatt), El jazz habla español. 64 entervistas con músicos de jazz, blues, world, tango-jazz, latin-jazz, flamenco-jazz (Educatt) comprendono appunto interviste fitte e serrate in lingua originale (i primi due in inglese, il terzo in castigliano) ad alcuni fra i protagonisti della scena attuale (Uri Caine, Billy Cobham, Steve Lacy, Joe Lovano, Greo Osby, Roswell Rudd, Matthew Shipp, Cheryl Bentyne, Stacey Kent, Paco de Lucia, Arturo Sandoval, Omar Sosa, per citarne alcuni), in una fortunata miscela di media partners (Università Cattolica di Milano, Ah Um Jazz Festival di Milano, Conservatorio Vivaldi di Milano).


Collegabili a questi ultimi tre c’è un altro librino, stavolta in italiano, purtroppo mal rilegato (a mo’ di rivista, dunque senza costola): ma Erika Dagnino, Nel gesto, nel suono. Interviste sulla musica (Eco) è un testo importante, perché la poetessa e prosatrice collabora spesso con gli improvvisatori di area new thing, dei quali dà ampio risalto (solo due sono musicisti classici, il resto bene o male appartiene al free jazz), in queste conversazioni profonde aventi quale sottotitolo La percezione/decifrazione dell’evento musicale.


Purtroppo la lista dei saggi jazz si ferma qui e tocca quindi alla fiction con ben cinque lavori (di cui quattro italiani) a “raccontare” il jazz, a cominciare da Roberto Cotroneo, E nemmeno un rimpianto. Il segreto di Chet Baker (Mondadori), ottavo romanzo per il cinquantenne scrittore alessandrino, molto noto anche quale critico letterario e per i saggi su De André e i Beatles: l’opera prende spunto dalla tormentata esistenza del trombettista cool, per esternare una scrittura intima, quasi sussurrata come pure vibrante e suggestiva, quasi a evocare, con le parole, i suoni e i misteri del lirismo bakeriano. Segue Vittorio Bongiorno, Il Duka in Sicilia (Einaudi), con un romanzo corale e giocoso dal ritmo trascinante, dove l’autore da moderno cantastorie rievoca la calda estate del 1970 quando in uno sperduto paesino per la festa patrolane tutti attendono l’arrivo nientemeno che di Duke Ellington. Prosegue Pietro Ligorio, Animajazz (Zona), in cui la vicenda si svolge attorno a Marco, immaginario musicista jazz con la voglia ostinata di cimentarsi lungo una “strada tortuosa, dura da percorrere”. E infine arriva Matteo Monforte, Come siamo caduti in basso, Oscar… (Chinasky), dove un altro personaggio immaginario, Martino Rebowsky, pigro ma felicissimo jazzman, tra alcool e sesso, è costretto suo malgrado a improvvisarsi detective per la scomparsa di un collega: giallo insolito ma avvincente. Infine John Harvey, Nick’s Blues (Mattioli 1885), è una storia inglese di un autore noto anche come jazz-poet con il quartetto bebop Second Nature: a sedici anni Nick scopre davvero chi è suo padre, morto suicida nove anni prima: un cantante blues che negli anni Cinquanta milita nei cosiddetti skiffle group.


I prossimi libri esaminati non riguardano invece il jazz, se non in maniera indiretta, ma sono utili comunque per capire in che modo diverse musiche del XX secolo si rapportino fra loro. Come si sa il jazz fa parte della più generale musica afroamericana e in tal senso, dal punto di vista storiografico, vengono proposti interessanti contributi a partire Nelson George, Motown. Storia & leggenda (Arcana) giudicato dalla rivista Q tra i migliori 50 libri sul rock di tutti i tempi: in realtà il soggetto è il soul, a sua volta versione mainstream dell’agguerrito r’n’b: e la celebre label (il cui nome deriva dal luogo d’origine, Detroit, la città dei motori, per via delle industrie automobilistiche) lancia gruppi e soliti dai Temptations alle Supremes, da Marvin Gaye a Stevie Wonder, da Smokey Robinson ai Jackson 5. Ancora black music con Ricky Vincent, Funk. La musica, il ritmo e i protagonisti (Odoya), la storia di un genere anni Settanta-Ottanta, che è un po’ la logica evoluzione del soul e del r’n’b dei decenni precedenti: la trattazione è completa e comprende persino un iniziale richiamo alla storia del jazz e un largo spazio ai gruppi jazz funk (Miles Davis , Herbie Hancock, Grover Washington, Donald Byrd, Ramsey Lewis, Tower Of Power), benché gli idoli del genere restino James Brown, Sly Stone, George Clinton, Prince, Kool & The Gang, Afrika Baambataa. Più esotici che neri i suoni in Francesco Gazzara, Lounge music. Storia, generi e protagonisti della musica di sottofondo (Odoya), ristampa (purtroppo senza aggiornamenti) del testo uscito per Castelvecchi nel 1998: ancora attuale nella sostanza presenta un fenomeno allora in gran spolvero come revival, ma le cui radici sono ben salde in certo jazz (swing e cool) e nei vari sottogeneri anti-rock chiamati negli anni Cinquanta-Sessanta via via exotica, bachelor pad, spage age pop con le orchestre di Les Baxter, Esquivel, Burt Bacharach, Denny Martin simpatiche primattrici.


Afroamericano invece risulta oggi un ballo arcinoto che Elisa Guzzo Vaccarino, Il tango (L’Epos) racconta con il piglio dell’analista e di chi il tango lo pratica nei media come nelle tangherie: infatti il libro racconta questa forma culturale argentina (in realtà nata a Cuba) insistendo proprio sull’essenza del tango-danza, da Buenos Aires in tutto il mondo, fino agli efficaci connubi con il jazz o l’elettronica. Originale e unico Daniele Follero, Concept Album (Odoya) affronta un tema che sembrerebbe tipico del rock, dove,soprattutto durante i Seventies, trionfa il disco a 33 giri inteso come un libro chiuso e finito, una storia raccontata in una decina di capitoli (le canzoni) con argomento condiviso e un sound omogeneo adattato allo scopo (letterario); tuttavia il primo concept è un LP jazz, Wee Small Hours (1955) di Frank Sinatra, ma l’autore preferisce dedicarsi a Who, Pink Floyd, De André o all’heavy metal recente, trascurando del tutto i concept jazzistici (che pure sono tantissimi) e includendo solo qualche lontano parente rock-jazz (Frank Zappa in America, i Gong, i Camel, i Colosseum in Inghilterra). Stesso discorso va fatto per Claudio Gargano, La patria della luce. Il rock e l’Oriente tra i Sessanta e i Settanta (Odoya), giacché forse anche quest’autore ignora un po’ del passato e degli altri generi: prima dei Beatles, l’India viene musicalmente scoperta (e rilanciata) via via dal modale di John Coltrane in America e dal free di Joe Harriott in Inghilterra, dalla collana Jazz In The World del musicologo Joachim Berendt e dal Tony Scott giramondo con Music For Zen Meditations. Fortunatamente Gargano conosce meglio gli anni Settanta e quindi parla dell’orient-jazz di John McLaughlin, Carlos Santana, Alice Coltrane e vari gruppi blues.


Ed eccoci a un paio di libri davvero fondamentali per la cultura moderna e contemporanea: da un lato Paolo Prato, La musica Italia. Una storia sociale dall’Unità a oggi (Donzelli) affronta l’enorme corpus sonoro, artistico e popolare, nobile e plebeo che riguarda canzoni, melodrammi, inni, folclori, rock, dance, rap, colonne sonore e anche jazz nel Bel Paese, jazz che si guadagna un paio di paragrafi su sessanta, ma tante citazioni: le due di Bollani valgono forse quanto le venti di Modugno (e Gaslini con quattro supera Bennato e Casadei entrambi con tre). Analogo discorso vale per Felice Liperi, Storia della canzone italiana (Rai Eri), il quale però si limita alla sola musica leggera,insistendo comunque in alcuni punti anche sulla cosiddetta jazz song tricolore dal Trio Lescano ad Alberto Rabagliati, da Natalino Otto al Quartetto Cetra, da Paolo Conte a Vinicio Capossela.


Sui generis e davvero unico risulta Stefano Pivato, Il secolo del rumore. Il paesaggio sonoro nel Novecento (Il Mulino) che è il saggio con cui un docente universitario (storico di professione) affronta il discorso sulla perdita del silenzio a favore del rumore intrusivo determinatosi via via con la rivoluzione industriale e poi con quella tecnologica: benché nel testo non figurino jazzisti e nemmeno i nomi di Cage o Henry o Stockhausen (ovviamente sì per Balilla Pratella e Luigi Russolo, teorici dell’antesignano rumorismo futurista), il libro è utile per osservare i contesti urbani dove in fondo nascono le cacofonie della new thing e dell’improvised music che recuperano in chiave estetica le brutalità sonore.


Non sono tanti i dizionari sulla musica usciti di recente, ma almeno quattro vanno segnalati per le loro implicazioni con la cultura jazzistica: Enzo Guaitamacchi, 1000 concerti che ci hanno cambiato la vita (Rizzoli) rivive sulla carta (con qualche piccola foto in bianco e nero) i magici momenti che dal 21 marzo 1952 (Moondog Coronation Ball a Cleveland) al 20 luglio 2010 (Con-certo di Morgan a Vila Doria Pamphili) segnano sei decenni di sound giovanile dal vivo: qualche spazio pure al jazz dalla Massey Hall (1953) con Charlie Parker alla Scala (1996) di Keith Jarrett, ma poco rispetto alla marea live di rock e pop spesso tutt’altro che indimenticabile. Ristretto a pochi numeri, benché di grosso formato (il tipico cofdee table book) Nathan Brackett, Canzoni leggendarie del Rock (White Star) racconta, anche mediante splendide fotografie, un’ottantina song della cultura giovanile angloamericana (più una ventina di italiane), di cui una sola – What’d I Say di Ray Charles può ritenersi jazz – mentre solo altre sette appartengono alla black music: I Feel Good, Respect, Hey Joe, Purple Haze, I Heard It Through The Grapevine, Billy Jean, When Doves Cry (più la blueseggiante Diavolo in me).


Anche in Rusty Cutchin, Guitar heroes. Storie, immagini, emozioni dei più grandi chitarristi di tutti i tempi (Mondadori), con una grafica pesantuccia (le immagini sempre antichizzate dopo un po’ stufano) il rock fa la parte del leone, dopo tre capitoli fra virtuosi in bilico (Zappa, Jimi Hendrix, Jeff Beck, Eric Clapton, Steve Morse e altri 14 decisamente rockettari), autentici vecchi bluesman (14 da Charley Patton a Buddy Guy) ed esponenti rock-blues (da Chuck Berry a Neal Schon); ma finisce in bellezza con il capitolo Oltre il rock dove trionfano parecchi artisti classici, flamenco, jazz, folk e fusion: inutili citarli, i maggiori ci sono tutti (esclusi i freemen). Per Gilles Peterson, Stuart Baker, Bossa nova. Bossa nova and the rise of brazilian music in the 1960s (Soul Jazz Books), il metodo è diverso: il noto dj londinese raccoglie le migliori copertine del sound carioca che label come Philips o Elenco editano tra gli anni Sessanta e Settanta, con un progetto grafico unitario quasi assoluto nella lineare essenzialità geometrica a soli tre colori (bianco, nero e un po’ rosso), a rimarcare uno stile finito anche a causa del golpe militare.


Quest’ultimo libro porta a introdurre i pochi volumi illustrati usciti, di cui solo due hanno a che fare con il jazz e sono entrambi fotografici. Il primo Glaviano Marco, Jazz & Models (Leonardo International), lungo un trentennio, ha un rapporto sbilanciato fra i due argomenti Solo il dieci per cento è formato da ritratti di jazzmen (Rollins, Grappelli, Silver, Norvo, Gillespie, eccetera, fra l’altro in intensi primi piani in bianco e nero); il resto sono immagini di modelle, o meglio donne ignude in pose sexy, di cui solo una si rapporta al jazz, abbracciando un sassofono sempre in costume adamitico. Il secondo Alberto Campo, Musica 90. Vent’anni di suoni e ritmi dal mondo (Allemandi), uscito per i vent’anni della celebre rassegna torinese e per celebrare la memoria dell’indimenticato direttore Giampiero Gallina (morto all’improvviso nel 2009), dispone accanto agli scatti d’autore i commenti di uomini di cultura e di spettacolo: vivono i ricordi scritti e visivi su Max Roach, Sun Ra, Archie Shepp, Marc Ribot, Manu Dibango, Jimmy Scott, Roscoe Mitchell accanto a Philip Glass o Jane Bikin, Angelique Kidjo o i Calexico. Per Giordano Montorsi, Disseminario. Varietas varietatum et omnia varietas (Bertani & C) l’interesse jazzistico consiste nel fatto che le immagini video mostrano il bassista elettrico Andrea Rossi Andrea in varie perfomance free negli spazi in cui Giordano Montorsi espone quadri più o meno legati a una sorta di nuovo action painting. In Susan Behrends Frank, American Art 1850-1960. Capolavori dalla Phillips Collection di Washington (Silvana), c’è forse un solo quadro inerente il jazz: Parade On Hammond Street (1935) di Allan Rohan Crite. Ma il punto è un altro: quest’antologia di pittura (e fotografia) statunitense dall’impressionismo all’informale copre lo stesso periodo che va dalla nascita degli spiritual alla creazione del free jazz: due avanguardie, una visiva l’altra sonora, che magari non s’incontrano direttamente ma dove una è utile per capire l’altra (e viceversa), così come l’ascolto del jazz senza conoscere il cinema, la letteratura, il teatro, il fumetto in U.S.A. di quegli anni risulterebbe meno ricco intellettualmente.


I cinque fumetti invece riguardano proprio il jazz e stranamente sono tutti italiani a partire da Stefano Casini, Moonlight Blues, Edizioni Di, Castiglione del Lago (Pg) 2005, pagine 54 euro 15,00, uscito prima in Francia e molto hard boiled school nell’ambientazioni tra sassofonisti, gangster e donne fatali. Anche in Saverio Montella, Bob Marley coming in from the cold (Becco Giallo), protagonista è ancora un sassofonista, ma africano che a Napoli racconta a una giovane punk una vicenda simbolica in cui appare il re del reggae. Gyd, Gaia blues (Tunué) è una favolosa ecologista dove un vecchio bluesman si rivede, anni prima, in televisione a cantare un blues sull’inquinamento della terra. Due graphic novels ha pure Flavio Massarutto, Assoli di China. Tra jazz e fumetto, Stampa Alternativa, Viterbo 2011, pagine 198, euro 20,00: Massimiliano Gosparini e Davide Toffolo disegnano per l’Autore, il quale offre un saggio brillante, sin tropo specialistico, benché lodevoli sismo e necessario, nell’acuta disamina tra comics, strips, baloons e musica afroamericana in tutte le loro immaginifiche interconnessioni (e con buoni apparati iconografici nel limite di un volume di medio-piccolo formato).


Altri quattro libri tangenti al jazz sono infine da segnalare per il loro valore estrinseco, ben al di là della loro eterogeneità. Rodolfo Braceli, Mercedes Sosa la negra (Perrone) è l’autobiografia dell’immensa folk singer argentina, dettata ad un altrettanto valido poeta e narratore: entrambi in serie difficoltà con il regime golpista, raccontano però anche le gioie della musica, grazie a una vocalist che, oltre il folclore locale, si cimenta in duetti con artisti statunitensi (Joan Baez) e brasiliani (Milton Nascimento e Cateano Veloso). Diego Moreno, La voce del tango. Il mio Don Carlos Gardel (Stampa Alternativa) risulta la biografia del maggior cantante di tango argentino tra gli anni Venti e Trenta, morto quarantacinquenne in aereo in Colombia, divenuto subito un mito nazionale con mille brani interpretati e dieci film per la Paramount (sul CD annesso lo stesso Autore ne interpreta i song migliori con fare jazzistico). Gaetano Pennino, Curva minore. Contemporary Sounds. Musica Nuova in Sicilia 1997/2007 (Casa Museo Antonino Uccello) è il resoconto dell’attività di musicisti e intellettuali riuniti nell’associazione Curva Minore di Palermo, che in dieci anni si dedica a organizzare incontri con gli esponenti della classica contemporanea,del nuovo folclore e delle musiche improvvisate (Louis Sclavis, Gianni Gebbia, Sebi Tramontana, Ernst Rejsenger, come documentato su disco). Alessandro Rigolli, Nicola Scaldaferri, Popular music e musica popolare. Riflessioni ed esperienze a confronto (Marsilio) sono gli atti di un convegno tenutosi alla Casa della Musica di Parma da parte di musicologi di area ethnic e world music, benché non manchino un paio di saggi sul jazz: Esempi di modulazione temporale nella musica dei Soft Machine di Vincenzo Caporaletti e Vecchi e nuovi media: video e musica “educativa” in Uganda di Serena Facci.


Ancora due testi che puntano su altre musiche incrociando entrambi soprattutto il rock e la classica, non senza però qualche inserimento jazzistico: da un lato Massimo Balducci, Federico Capitoni, Guida ai musicisti che rompono da Beethoven a Lady Gaga (Giudizio Universale) è un acutissimo dizionarietto, con tanto di voci per ogni scheda, su compositori, solisti, cantanti, performer con alte frequenze trasgressive nel bene e nel male: su trentasei “icone” tre sono jazz (Miles, Ornette, Parker), altre due affini (Chuck Berry e Miriam Makeba). Dall’altro Alex Ross, Senti questo (Bompiani) si conferma, come il precedente Il resto è rumore, un corposo trattato (circa seicento pagine) meno omogeneo e forse più dispersivo di Mozart e Radiohead, Schubert e Bjork, Brahms e Dylan, ma anche di Cecil Taylor, Frank Sinatra, Marian Anderson e il talking blues, dove il bostoniano musicologo cult sfoggia, nel proporsi ed esporsi, una erudizione quasi rinascimentale e al contempo molto yankee.


In conclusione ancora quattro titoli per innescare il jazz su altri saperi: Joe Sonderman, Route 66. Storia illustrata della Mother Road americana (Anniversary Books) è un illustrated book che raccoglie perlopiù cartoline e depliant sula celebre autostrada che dal 1926 al 1983 collega l’America coast to coast, da Chicago a Los Angeles, venendo cantata da svariati artisti, tra cui Nat King Cole con l’omonima Route 66. Pino Quartana, Filosofia della musica rock. L’estetica musicale dopo Adorno (Zona) è un trattatello supponente che alla fine dice poco o nulla sull’argomento, spendendo quasi tutet le pagine a disquisire (o meglio a riassumere) quanto dice (di errato) l’intellettuale francofortese sul jazz (che identifica di fatto con lo swing commerciale). Infine Marisa Merolla, Rock’n’roll italian way. Propaganda americana e modernizzazione nell’Italia che cambia al ritmo del rock 1954-1964 (Coniglio) comprende tutta una parte iniziale dedita sia all’interessamento dei giovani bianchi statunitensi verso la black music sia agli effetti del primo r’n’b nel nostro Pese e in particolare a Napoli per via delle basi Nato.


E dulcis in fundo Danila Satragno, Voglio cantare (Sperling & Kupfer) è un manuale scritto da una docente di canto jazz, nonché brava jazz singer, ma anche vocal coach di star come Ornella Vanoni o Roby Facchinetti, che brevetta il metodo Vocal Care, spiegando tutti i segreti per diventare un valido cantante, attraverso competenze eterodosse che vanno dall’antropologia alla medicina.


Questo è tutto, o quasi: l’elenco dei cinquantatré titoli (di cui solo tre esteri, più altri tre in lingua straniera) meritano, come detto all’inizio, una lettura, uno sguardo, una considerazione, un approccio per quelle ragioni che coinvolgono in primis il valore del jazz e della musica afroamericana e che magari non tutti i testi affrontano in maniera adeguata o esauriente e dei quali magari queste stesse brevi segnalazioni non danno la giusta risonanza nella consapevolezza che è impossibile fornire un perfetto equilibrio tra il numero di righe spese per ogni libro importante (o no). Ciò detto, buona lettura a tutti.


Elenco dei libri citati in ordine alfabetico


AA. VV., Banlieues bleues. Table d’écoute. Entretiens de musicians par les lycéens de secteur jazz, Le Mot Et Le Reste, Marsiglia 2010, pagine 205, euro 20,00.


AA. VV., El jazz habla español. 64 entervistas con músicos de jazz, blues, world, tango-jazz, latin-jazz, flamenco-jazz, Educatt, Milano 2010, pagine 306, euro, 14,00.


AA. VV., Jazz Is A Woman. 39 interviews with female jazz singers and players, Educatt, Milano 2010, pagine154, euro, 9,00.


AA. VV., Speak jazzmen. 55 interviews with jazz musicians, Educatt, Milano 2010, pagine 211, euro, 11,00.


Baraka Amiri, Il popolo del blues. Sociologia degli afroamericani attraverso il jazz, Shake, Milano 2011, pagine 251, euro 9,50.


Balducci Massimo, Capitoni Federico, Guida ai musicisti che rompono da Beethoven a Lady Gaga, Giudizio Universale, Chieri 2011, pagine 157, euro 15,00.


Bergoglio Franco, Magazzino jazz. Articoli musicali d’occasione, Mobydick, Faenza 2011, pagine 93, euro 10,00.


Bongiorno Vittorio, Il Duka in Sicilia, Einaudi, Torino 2011, pagine 219, euro 17,00.


Braceli Rodolfo, Mercedes Sosa la negra, Perrone, Roma 2010 pagine 429, euro 19,50.


Brackett Nathan, Canzoni leggendarie del Rock, White Star, Vercelli 2011, pagine 286, euro 35.


Campo Alberto (a cura di), Musica 90. Vent’anni di suoni e ritmi dal mondo, Allemandi, Torino 2010, pagine 111, euro 25,00.


Casini Stefano, Moonlight Blues, Edizioni Di, Castiglione del Lago (Pg) 2005, pagine 54 euro 15,00.


Cataldi Stefano, Viaggio nel jazz. dalle origini allo swing, Editori Internazionali Riuniti, pagine 253, euro 15,00.


Cook Richard, Blue Note Story, Minimum Fax, Roma 2011, pagine 303, euro 16,50.


Cotroneo Roberto, E nemmeno un rimpianto. Il segreto di Chet Baker, Mondadori, Milano 2011, pagine 169, euro 18,00.


Cutchin Rusty (a cura di), Guitar heroes. Storie, immagini, emozioni dei più grandi chitarristi di tutti i tempi, Mondadori, Milano 2010, pagine 448, euro 39,00.


Dagnino Erika, Nel gesto, nel suono. Interviste sulla musica, Casa Musicale Eco, Monza 2011, pagine 67, euro 12,00.


De Simone Paola, Odio l’estate. Bruno Martino e il più famoso standard jazz italiano, Donzelli, Roma 2010, pagine 131, euro 17,00.


Follero Daniele, Concept Album, Odoya, Bologna 2010, pagine 220, euro 15,00.


Frank Susan Behrends (a cura di), American Art 1850-1960. Capolavori dalla Phillips Collection di Washington, Silvana, Cinisello Balsamo (Mi) 2010, pagine 239, s.i.p.


Gargano Claudio, La patria della luce. Il rock e l’Oriente tra i Sessanta e i Settanta, Odoya, Bologna 2011, pagine 334, euro 18,00.


Gazzara Francesco, Lounge music. Storia, generi e protagonisti della musica di sottofondo, Odoya, Bologna 2011, pagine 282, euro 18,00.


George Nelson, Motown. Storia & leggenda, Arcana, Roma 2011, pagine 313, euro 22,50.


Glaviano Marco, Jazz & Models, Leonardo International, Milano, pagine 200, euro 29,00.


Guaitamacchi Enzo, 1000 concerti che ci hanno cambiato la vita, Rizzoli, Milano 2010, pagine 939, euro 22,50.


Gyd, Gaia blues, Tunué, Latina 2011, pagine 62, euro 9,70.


Hamilton Andy, Lee Konitz. Conversazioni sull’arte dell’improvvisatore, EDT, Torino 2010, pagine 327, euro 20,00.


Harvey John, Nick’s Blues, Mattioli 1885, Fidenza (Pr) 2009, pagine 167, euro 16,00.


Legrand Anne, Charles Delaunay et le jazz en France dans les années 30 et 40, Layeur, Parigi 2010, pagine 240, euro 28,50.


Ligorio Pietro, Animajazz, Zona, Arezzo 2008, pagine 139, euro 15,00.


Liperi Felice, Storia della canzone italiana, Rai Eri, Roma 2011, pagine 730, euro 26,00.


Loi Claudio, Sardinia Jazz, Aipsa, Cagliari 2010, pagine 471, euro 20,00.


Massarutto Flavio, Assoli di China. Tra jazz e fumetto, Stampa Alternativa, Viterbo 2011, pagine 198, euro 20,00.


Merolla Marisa, Rock’n’roll italian way. Propaganda americana e modernizzazione nell’Italia che cambia al ritmo del rock 1954-1964, Coniglio, Roma 2011, pagine 168, euro 24,00.


Michelone Guido, Miles Davis il sound del futuro, Barbera, Siena 2011, pagine 157 euro 13,90.


Monforte Matteo, Come siamo caduti in basso, Oscar…, Chinasky, Genova 2008, pagine 143, euro 10,00.


Montella Saverio, Bob Marley coming in from the cold, Becco Giallo, Padova 2010, pagine 158, euro 18,00.


Montorsi Giordano, Disseminario. Varietas varietatum et omnia varietas, Bertani & C, Cavriago (Re) 2010, pagine 96 (+ DVD), euro 15,00.


Moreno Diego, La voce del tango. Il mio Don Carlos Gardel, Stampa Alternativa, Viterbo 2011, pagine 152 (+ CD), euro 18,00.


Nissola Gianfranco, Miles Davis principe delle tenebre, ETS, Pisa 2010, pagine 250, euro 19,00.


Pennino Gaetano (a cura di), Curva minore. Contemporary Sounds. Musica Nuova in Sicilia 1997/2007, Casa Museo Antonino Uccello, Regione siciliana 2009, pagine 431 (+ 3 CD), s.i.p.


Peterson Gilles, Baker Stuart (a cura di), Bossa nova. Bossa nova and the rise of brazilian music in the 1960s, Soul Jazz Books, Londra 2010, pagine 180, sterline 25, 00.


Pivato Stefano, Il secolo del rumore. Il paesaggio sonoro nel Novecento, Il Mulino, Bologna 2011, pagine 179, euro 14,00.


Prato Paolo, La musica Italia. Una storia sociale dall’Unità a oggi, Donzelli, Roma 2010, pagine 525, euro 33,00.


Quartana Pino, Filosofia della musica rock. L’estetica musicale dopo Adorno, Zona, Arezzo 2011, pagine 99, euro 12,00.


Ranaldi Marco, Lelio Luttazzi. Lo swing nell’anima, Stampa Alternativa, Viterbo 2011, pagine 279, euro 18,00.


Rava Enrico, Incontri con musicisti straordinari. La storia del mio jazz, Feltrinelli, Milano 2011, pagine 352, euro 16,00.


Rigolli Alessandro, Scaldaferri Nicola, Popular music e musica popolare. Riflessioni ed esperienze a confronto, Marsilio, Venezia 2010, pagine 190, euro 25,00.


Ross Alex, Senti questo, Bompiani, Milano 2011, pagine 407, euro 24,00.


Satragno Danila, Voglio cantare, Sperling & Kupfer, Milano 2011, pagine 245 (+ DVD), euro 19,00.


Sonderman Joe, Route 66. Storia illustrata della Mother Road americana, Anniversary Books, Modena 2011, pagine 260, euro 25,00.


Vincent Ricky, Funk. La musica, il ritmo e i protagonisti, Odoya, Bologna 2010.


Vaccarino Elisa Guzzo, Il tango, L’Epos, Palermo 2010, pagine 366, euro 28,50.