NewMediaPro – ARCLS022 – 2011
Gegé Munari: batteria
Francesco Lento: tromba
Marco Ferri: sax tenore
Domenico Sanna: pianoforte
Vincenzo Florio: contrabbasso
Un musicista di grande esperienza, dotato di personalità e verve, motore pulsante del ritmo e persona gentile. Quattro musicisti con lui sul palco di uno dei più rinomati club italiani ed europei. Un repertorio interpretato con rispetto della tradizione, ma che, se si guarda ai compositori, si snoda per tutto il novecento e si colora di maniere diverse di intendere il jazz.
Questi gli ingredienti di Live at Alexander Platz, il disco del quintetto guidato da Gegé Munari, registrato nel club romano. La scelta di quattro musicisti di età decisamente più verde strizza l’occhio ai Jazz Messengers di Art Blakey: Munari ripercorre l’aspetto nobile di questa pratica presentando al suo pubblico – più ampio e differenziato – la forza espressiva dei suoi giovani compagni d’avventura, scelti tra le leve emergenti del jazz capitolino.
La scelta di registrare dal vivo il quintetto diventa una naturale conseguenza. I brani hanno la durata e il respiro del concerto – tranne Glass Mystery, raggiungono e oltrepassano senza remore i dieci minuti – e la direzione del batterista lascia che tutti i musicisti prendano l’onore e l’onere dell’assolo. Altro accento totalmente connesso al concerto dal vivo è rappresentato dal modo con cui Munari porta con sé il quintetto: con i piatti, i tamburi e le bacchette, certo, ma anche chiamando di continuo con la voce i propri musicisti. Una parte fondamentale della performance per Munari che sarebbe andata persa in una asettica registrazione in studio. La risposta di Lento, Ferri, Sanna e Florio non tarda certo a farsi sentire: musicisti pronti e talentuosi, decisamente a proprio agio nel linguaggio della tradizione jazzistica e attenti a lasciar passare ascolti e interpretazioni più vicine alla modernità. D’altronde, come si notava in precedenza, la scelta dei brani è quantomeno personale: il quintetto evita gli standard più scontati per andare ad eseguire due brani di Tom Harrell, Glass Mystery e Buffalo Wings, e un brano ciascuno di Matt Dennis, Will you still be mine, Walter Bishop Jr, Lady Barbara, Stan Getz, Parker 51, Randy Weston, 204, e Luciano Milanese, Big Chicken.
Un concerto ricco di swing e verve. L’amore per il jazz tradizionale e, soprattutto, per la quantità di materiale ancora non esplorato come si deve, a favore dei “soliti” standard è presente e vivo in ogni nota e in ogni passaggio: Gegé Munari suona con energica eleganza e la natura intima della sua musica è lo swing, il ritmo che ha attraversato il jazz sin dagli albori e che ancora si annida in moltissime delle composizioni più moderne e ne anima l’andamento.