Auand Piano Series – AU3002 – 2011
Kekko Fornarelli: pianoforte
Luca Bulgarelli: contrabbasso
Gianlivio Liberti: batteria
Kekko Fornarelli porta all’interno delle otto tracce registrate in Room of mirrors due aspetti su tutti. Da una parte, uno sguardo al jazz scandinavo contemporaneo, dall’altra l’intenzione di gestire la formazione in maniera paritetica e condivisa con i suoi compagni di avventura.
Nella discografia del pianista, Room of mirrors segue Circular Thought – disco in quintetto, registrato con Francesco Bearzatti e Marco Tamburini come solisti – e A French Man in New York – un disco in quartetto, dedicato a Michel Petrucciani e realizzato con Rosario Giuliani, Yuri Goloubev e, ad alternarsi alla batteria, Manhu Roche e Attilio Terlizzi. Se entrambi i precedenti lavori mettevano in risalto la sintesi di Fornarelli tra melodia, vigore espressivo e attenzione alla voce complessiva della formazione, con il trio questo discorso diventa ancora più evidente.
L’impianto di Kube – questo il nome della formazione – sfrutta nel piano trio la forza espressiva e l’esperienza di Bulgarelli e Liberti per dare corpo ad una formazione che procede in maniera compatta e mette in piena luce tutti gli aspetti della musica. Ritmo, melodia e armonia, le voci dei tre strumenti, i riflessi elettronici e le “manipolazioni” del suono, le intuizioni, ogni elemento viene per quanto possibile portato in evidenza con un atteggiamento corale. Il pianista dispone gli spazi in modo tale da sganciarsi, quando possibile, dal meccanismo classico tema-improvvisazioni. Spesso si approdare a strutture aperte e ribadite in modo perentorio attraverso ripetizioni e crescendo – ed è, forse, il punto dove il richiamo all’E.S.T. è più prossimo. I temi offrono una carrellata ampia delle possibilità compositive del pianista: dalle situazioni più urbane, innervate da ritmiche drum’n’bass, a ballate riflessive, giocate su aperture rarefatte, per arrivare a brani dalle chiare atmosfere cinematografiche.
La “presenza scandinava” è un richiamo che si sviluppa in maniera ampia a tutto il movimento nord-europeo. si parte – complice il primo accordo eseguito da Fornarelli sul pianoforte e alcuni andamenti, come si diceva in precedenza – dall’esperienza dell’E.S.T., il gruppo guidato da Esbjorn Svensson pianista purtroppo prematuramente scomparso, per convogliare, nei vari brani, suggestioni provenienti da lavori come quelli di Bugge Wesseltoft o Nils Petter Molvaer, dove la musica si anima di una fusione sempre propositiva tra elettronica, nuovi ritmi, tradizione del jazz e gusto per l’improvvisazione. Soprattutto, l’insieme viene miscelato con mano leggera e questo rende molto naturale il percorso avviato dal pianista:
Specchi per riflettere sulle proprie sensazioni e pensieri, come spiega lo stesso pianista nelle note di copertina. Fornarelli utilizza le diverse situazioni sonore, insieme al gusto per la melodia e allo spirito forte e introspettivo dei brani, per non adagiarsi sulle ispirazioni e non rinchiudersi in una esecuzione di maniera.