Foto: Fabio Ciminiera
Chieti in Jazz 2011.
Chieti. 15/18.9.2011 ; 6/9.10.2011.
Chieti in Jazz prosegue con coerenza il percorso stabilito e, se si vuole, stratificato nel corso degli anni. Infatti ai seminari condotti da alcuni dei membri della SIdMA – Stefano Zenni e Luca Bragalini per quanto riguarda Musicologia e Giornalismo Jazz e Bruno Tommaso e Roberto Spadoni per quello che attiene Arrangiamento e Composizione – si sono uniti negli anni i concerti pubblici della SIdMA Jazz Orchestra, i masterclass affidati a personalità eminenti nel jazz italiano e internazionali e le esibizioni di questi stessi musicisti aperte al pubblico e spesso rivolte anche alla scoperta di luoghi relativamente inediti per la musica a Chieti.
Dall’anno scorso il percorso formativo è pensato in due tranche: due week end, a distanza di ventuno giorni l’uno dall’altro, in modo da lasciar decantare e assorbire le lezioni e dare vita ad un riscontro prolungato – con tanto di compiti a casa – tra le lezioni seguite e l’effettivo utilizzo di quegli strumenti.
La masterclass di quest’anno è stata affidata a Javier Girotto ed era incentrata sulle strategie di composizione e sul rapporto tra jazz e musica sudamericana. Come nota Girotto – nell’intervista registrata con il sassofonista, online su Jazz Convention – è stato un seminario rivolto ad esporre le ritmiche e le espressioni delle diverse tradizioni latino-americane, soprattutto quelle meno conosciute, e a condividere i propri metodi di scrittura e di arrangiamento dei brani.
Naturalmente quello che arriva al pubblico fuori dalle stanze dello splendido Palazzo De Mayo sul corso di Chieti – palazzo, va detto per inciso, che rivela enormi potenzialità nonostante il restauro non sia ancora terminato – sono i concerti e le jam session dei musicisti presenti al seminario. In particolare, il concerto in solo di Javier Girotto ha esplorato un luogo nuovo per Chieti in Jazz, come l’Auditorium delle Crocelle, chiesa sconsacrata nel pieno centro cittadino.
Un concerto “teatrale” come lo ha definito lo stesso Girotto. Un’ora di musica intensa: le linee prodotte dagli strumenti si sono intrecciate con un utilizzo molteplice dell’elettronica, dall’inserimento delle voci registrate dei personaggi più importanti della storia argentina del novecento alle stratificazioni sonore con il looper e ad alcune lievi manipolazioni sulle voci degli strumenti. Il sassofonista ha provato tutti gli strumenti nel soundcheck – dal soprano al baritono, dal clarinetto basso al flauto andino – per sondare tutte le potenzialità dell’ambiente offerte dalla chiesa: il soprano ha risposto meglio rispetto alle sollecitazioni di Girotto, alle frasi ribattute e graffianti, allo sviluppo pieno e vigoroso delle melodie, rispetto ai meno utilizzati baritono e clarinetto basso e al flauto andino del tutto uscito dal “cast” del concerto.
Un concerto senza pause né interruzioni, con gli interventi dell’elettronica utili al musicista per cambiare strumento e combinare, in alcuni passaggi i registri diversi di soprano, baritono e clarinetto basso per dare copro a quartetti “completi” grazie alla registrazione istantanea. E la conclusione del viaggio – tra accenti sudamericane, storie argentine e una particolare prospettiva italiana – è stata del tutto naturale una versione di Alfonsina y el mar, brano di Ariel Ramírez ispirato al suicidio della poetessa Alfonsina Storni, con il pubblico a tenere in coro un bordone sul quale Girotto ha interpretato il brano, scendendo dal palco e sfruttando gli echi e i riverberi della navata della chiesa.
Domenica 9 ottobre, al Teatro Marrucino, si è tenuto l’evento finale di Chieti in Jazz, vale a dire l’esibizione del SIdMA Jazz Combo e della SIdMA Jazz Orchestra, formazioni preparate da Bruno Tommaso e Roberto Spadoni e dirette sul palco da Spadoni, maestro di cerimonie della serata. La peculiarità da sempre della rassegna è quella di provocare il corto circuito tra i musicisti impegnati nel corso di composizione e arrangiamento per orchestra e l’orchestra stessa. Le partiture predisposte dai musicisti impegnati nel corso sono state perciò il repertorio del concerto: brani originali, rivisitazioni di standard e riprese di musiche da film come la colonna sonora di Ritorno al Futuro e di Totò contro i quattro. L’orchestra è ampia, con arpa e percussioni, e nelle sue fila si incrociano musicisti diversi per provenienza geografica, per età e per approccio musicale: questo permette alla formazione di eseguire e interpretare brani provenienti da visioni estetiche e stilistiche differenti. Come di consueto, l’orchestra rinnova l’incontro tra una presenza storica e forte di jazzisti abruzzesi, a manifestare la vitalità della scena regionale, e musicisti provenienti dalle altre regioni.
Sempre proseguendo nella stratificazione delle esperienze del seminario, da qualche anno prima dell’orchestra, si esibisce il SIdMA Jazz Combo, formazione che unisce musicisti dell’orchestra e partecipanti al seminario. In questo caso, il lavoro fatto durante le lezioni si è applicato a quattro standard – There is no greater love, My romance, Au privave e Black Narcissus – secondo riletture personali, rivolte necessariamente a mettere in evidenza elementi particolari della tessitura originali e le potenzialità di un organico articolato con ritmica, chitarra e pianoforte, due fiati e la voce.
Come hanno sottolineato dal palco Stefano Zenni, Roberto Spadoni e Luca Bragalini nel consegnare le borse di studio ad alcuni dei partecipanti al seminario, sono diversi i musicisti e i musicologi che partecipano anno dopo anno a Chieti in Jazz e che si presentano a far parte della SIdMA Jazz Orchestra a sottolineare la solidità di una manifestazione che riesce ad unire una politica di piccoli passi con la alta qualità complessiva della proposta sia a livello didattico che concertistica.