Slideshow. Emilio Costantini

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Slideshow. Emilio Costantini.


Jazz Convention: Così, a bruciapelo puoi parlarci delle tue attuali attività musicali?


Emilio Costantini: Dopo essermi diplomato in Clarinetto sotto la guida del Maestro Santo Capuano ho fatto il concertista classico per alcuni anni sia come solista che in formazioni orchestrali. Attualmente collaboro in varie formazioni orchestrali piccole e grandi di Jazz, come sassofonista baritonista.



JC: Mi racconti ora il primo ricordo che hai della musica?


EC: Il primo ricordo che ho risale all’infanzia, all’età di 4 anni circa, quando io e mio fratello Marco suonavamo la batteria giocattolo e i vari strumenti ricevuti in regalo. All’età di 10 anni ho iniziato lo studio dell’Organo presso il mitico negozio Belli di corso Libertà. A 14 anni ho iniziato lo studio del Clarinetto presso l’ospizio dei poveri (Ciudin) con il M° Maresio.



JC: Quali sono i motivi che ti hanno spinto a diventare un musicista?


EC: È stata la musica a scegliermi, non sembri presuntuoso, ma è proprio così. Penso sia una cosa comune a tutti quelli che hanno una innata propensione e passione alla musica.



JC: E un sassofonista in particolare?


EC: La musica classica (che suonavo con il clarinetto), dopo qualche anno non riusciva più a soddisfare il bisogno di esprimere la mia personalità. Quindi ho scelto lo studio del sax e delle tecniche di improvvisazione, dove appunto la libertà espressiva ritmica e melodica è quasi totale.



JC: Ha ancora un significato oggi la parola jazz?


EC: Se per termine Jazz intendiamo improvvisazione e coesione di sound tra i componenti di una band, dove appunto ognuno mette le sue qualità al servizio degli altri, allora sì.



JC: Ma cos’è per te il jazz?


EC: Il Jazz è la possibilità ogni volta di eseguire un qualsiasi tema o improvvisazione in modo diverso a seconda del proprio stato d’animo, che diventa quindi unico e irripetibile.



JC: Quali sono le idee, i concetti o i sentimenti che associ alla musica jazz?


EC: La musica mi permette più che le parole di esprimere tutto quello che sono. In un singolo suono posso spiegare tutte le mie emozioni.



JC: Come pensi che si evolverà il jazz del presente e il jazz del futuro?


EC: Il Jazz non ha limiti se non nella ricerca e nello studio di ogni singolo musicista.



JC: Tra i dischi che hai fatto ce n’è uno a cui sei particolarmente affezionato?


EC: Quello con l’Alberto Mandarini Phoebus Ensemble



JC: Quali sono stati i tuoi maestri nel sax, nella musica, nella cultura, nella vita?


EC: Per quanto riguarda lo studio del Sax e della tecnica improvvisativa sono stati Paolo Tomelleri, Emanuele Cisi, Marco Pezzuti. Per quanto riguarda il linguaggio e lo stile Lester Young, Coleman Hawkins, Charlie Parker, Jack McLean, Pepper Adams. Mi è stato molto utile anche leggere, soprattutto libri di letteratura classica straniera, russa e inglese. I miei maestri nella vita sono stati mio padre e Daisaku Ikeda.



JC: Cosa stai progettando a livello musicale per l’immediato futuro?


EC: Sto realizzando un disco in quartetto con brani di Pepper Adams, e a breve ho in progetto di registrare un disco con brani miei originali.