Intervista a Nico Soffiato

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Intervista a Nico Soffiato.

In collaborazione con Scuola di Musica Thelonious Monk, Mira (theloniousmonk.it) e JAM – Jazz a Mira (jazzamira.it).

Nico Soffiato e Josh Deutsch sono in Italia per promuovere il loro disco Time Gels, attraverso una serie di concerti e seminari e faranno tappa alla Scuola Thelonious Monk di Mestre, sabato 26 novembre per un workshop dedicato alle Tecniche di Improvvisazione Jazz. Abbiamo sentito Nico Soffiato per sapere quali saranno gli spunti che il chitarrista e il trombettista daranno ai musicisti presenti all’incontro.



Nico Soffiato: Il tour è concepito per la promozione di Time Gels, il disco realizzato da Josh Deutsch e me. Dal momento che siamo solo in due, aggiungere dei seminari diventa abbastanza semplice. Il disco è uscito a maggio e abbiamo già fatto un tour nella West Coast, dato che Josh, il trombettista, è di Seattle: in questa occasione abbiamo testato la combinazione “seminario + concerto” e ci siamo resi conto che funziona bene. Siamo andati da Seattle fino a San Francisco e abbiamo fatto un po’ di concerti e di seminari e abbiamo pensato di riproporre lo stesso formato anche in Italia a fine novembre. Abbiamo un concerto a Padova, poi abbiamo il seminario a Mestre alla Scuola Monk e un concerto in zona al quale stiamo ancora lavorando. Poi siamo a Roma giovedì 24: avremo un seminario presso la Scuola di Musica Eufonia e un concerto al Boogie Club. E stasera facciamo il party di presentazione qui a New York.


Jazz Convention: Il seminario in duo, oltre che sugli strumenti, suppongo che sarà centrato anche sul modo di suonare insieme.



NS: Infatti lo dividiamo in due parti: la prima è una lezione frontale mentre la seconda sarà più sul suonare insieme. Dipende poi da quelle che sono le intenzioni delle varie scuole. Ad esempio alla Monk, ci concentreremo maggiormente sulle tecniche di improvvisazione e, perciò, avrà anche un respiro più ampio, con l’analisi, anche estestica, di brani sia di nostra composizione che di altri musicisti. E inoltre parleremo di improvvisazione, di approccio ai brani, di ritmica: cercheremo di dare esempi e degli esercizi di pratica improvvisativa, come memorizzare i brani velocemente. Nella seconda parte suoneremo con gli allievi per cercare di mettere in pratica subito questi concetti: ci suddivideremo in piccoli gruppi per applicare quanto detto nella prima parte. Studiando con alcuni professori della Berklee, mi piaceva introdurre un’idea di seminario che fosse subito fruibile dal punto di vista pratico: a volte fai dei seminari molto interessanti, dai quali ottieni ispirazioni e strumenti validi, ma ti lasciano con la sensazione che devi lavorare a fondo su un’idea, affrontarla a lungo termine, per poterla applicare. Mi piace invece l’idea di dare qualcosa di più immediato, in modo che chi abbiamo di fronte entra subito in contatto con quanto diciamo. Penso subito a un seminario che ho seguito con Hal Crook: ha inquadrato istantaneamente il mio modo di suonare e mi ha dato esercizi molto pratici e semplici, però mirati e precisi, che sono risultati molto efficaci. Mi piaceva riportare questo tipo di approccio.


JC: Vedendo i video del tour nella West Coast, mi viene da pensare che il fatto di dare più opzioni dipenda anche dal modo in cui suonate. Tromba e chitarra sono due strumenti molto melodici: però grazie all’improvvisazione libera da una parte e all’elettronica dall’altra, la formazione si completa e diventa in qualche maniera più ampia. Questa maniera di affrontare i concerti si riflette nei seminari…



NS: Il fatto interessante di questo duo è che ci sono senz’altro momenti molto canonici in cui gli strumenti seguono le loro caratteristiche consuete. In altri momenti, però, tromba e chitarra sono sullo stesso piano. La tromba diventa basso, strumento ritmico e la chitarra lascia l’aspetto armonico per diventare strumento percussivo o solamente melodico. Una delle cose che amiamo di questo duo è proprio la possibilità di scambiare i ruoli e questo certo si riflette sul modo in cui improvvisiamo: alle volte, per fare un esempio, Josh improvvisa con la tromba pensando di essere un basso o una batteria, comunque a un altro tipo di approccio rispetto al solito.


JC: Come dicevi, avete registrato un disco con il duo: quali sono stati i passaggi che vi hanno portato a queto lavoro?



NS: Noi ci siamo incontrati a Boston quando Josh frequentava il New England Conservatory e io ero alla Berklee e abbiamo iniziato a collaborare insieme, sin dal 2006, quando abbiamo registrato un piccolo EP. Due tracce presenti in quella registrazione si sono fatte strada anche nel CD. Time Gels l’abbiamo concepito circa due anni fa, quando Josh si è stabilito a New York, dove io ero già da un paio d’anni. Abbiamo pensato di realizzare principalmente un disco di composizioni originali: ci sono i due brani provenienti dall’EP, quindi di qualche anno ormai, e poi diverse tracce nuove – sia mie, che di Josh che scritte a quattro mani – e alcune cover. Abbiamo perciò creato un piccolo song-book che abbiamo pubblicato con tutte le partiture dei brani. Abbiamo iniziato subito a lavorare non solo alla composizione e agli arrangiamenti ma anche a livello di produzione: con una campagna di fundraising, tipo KickStarter o RocketHub. abbiamo cominciato sin da subito a coinvolgere quella che sarebbe stata la nostra audience. Portato a termine con successo il fundraising, abbiamo registrato il disco nel dicembre scorso ed è uscito a maggio come self-released. E, in occasione dell’uscita, abbiamo fatto il tour nella West Coast.


JC: Mi piaceva sottolineare l’idea della stampa del song-book con le partiture…



NS: Si l’abbiamo stampato e ne abbiamo venduti anche un bel po’: ci sono gli arrangiamenti presenti nel disco. Ci faceva piacere abbinare al disco anche la parte “scritta”.


JC: Tornando in Italia, qualche tempo fa avevi pubblicato – in quartetto, con la nBn Records – Just Add Water. Qual è invece il percorso di questo disco?



NS: Io ho tre progetti principali: il duo con Josh Deutsch, il quartetto che ha registrato Just Add Water e Paradigm Refrain, progetto ad organico più ampio e variabile, al quale, negli anni, hanno partecipato tantissimi musicisti, anche italiani. Paradigm Refrain ha anche una residency mensile al Goodbye Blue Monday, qui a New York, dove ci esibiamo con continuità dal 2008. Il Nico Soffiato Quartet è formato da me, Nick Videen al sassofono, Giacomo Merega al basso elettrico e Zach Mangan alla batteria. Just Add Water è uscito con nBn Records a dicembre del 2010: sono fondamentalmente il leader e perciò, anche se ci sono alcuni brani dei miei colleghi, sono io a dare una direzione artistica alla formazione. In realtà il quartetto è abbastanza collaborativo: è nato a Boston e, quando io, Giacomo e Zach ci siamo trasferiti a New York, ho sostituito il pianoforte con il sassofono. È interessante perché eravamo tutti freschi qui a New York e abbiamo suonato un sacco, forse anche troppo, in un sacco di posti diversi: avevamo molta voglia di suonare e, nel giro di poco tempo, abbiamo dato vita ad un suono che siamo riusciti a trasferire sul disco. Sono molto contento di come è venuto fuori: sto provando a portare il quartetto in italia, partendo dal festival che Carlo Canevali organizza con nBn Records a Levico. Vediamo un po’ come va…


JC: L’asse Boston-New York, con la Berklee prima e la possibilità di suonare nei club, è ancora un fattore imprescindibile per molta della scena musicale internazionale e in particolare per il jazz di oggi.



NS: Puoi incontrare una quantità incredibile di persone e situazioni. Boston a me come città non è mai piaciuta, ma l’importanza di essere stato alla Berklee è stata proprio la possibilità di incontrare persone e creare collaborazioni e relazioni personali. Tutti quelli che conoscevo quando sono arrivato a New York erano tutte persone provenienti da Boston. New York mi piace moltissimo: c’è una scena di musicisti e locali assolutamente unica ed è questo il motivo per cui tutti vogliono essere a New York.