The4 – One

The4 - One

EmArcy Universal – 0602527779980 – 2011




Umberto Muselli: sax tenore

Marco Contardi: pianoforte

Gianluca Renzi: contrabbasso

Pierluigi Villani: batteria





Chi sono i The4? Sono un gruppo jazz formatosi recentemente ma composto da “veterani” del panorama jazzistico italiano. Racconta il batterista Pierluigi Villani che «il nome è stato suggerito da Franco Galliano della Universal, perché ascoltando il nostro demo, ha sentito la forza del quartetto, che per lui era “Il quartetto”. Il titolo è One perché Galliano crede molto in noi e vorrebbe che fosse il primo di una lunga serie. Vedremo di accontentarlo». I The4 hanno realizzato un lavoro “americano” nel senso di come è suonato, di come sia legato ad alcuni canoni del mainstream statunitense, ma che contiene caratteri italici soprattutto nel timbro, nei colori e in certi richiami melodici come in Trabacco («è un nome “storpiato”: viene da “Trabucco”, un club che si trova sul Gargano, dove spesso suoniamo e siamo felici di andarci. Abbiamo cambiato qualche vocale al nome»). Dunque un disco dal profilo internazionale, di ampio respiro, con aperture al free, al funky di One for The Other (strepitoso l’intro di basso e poi batteria), ad un bop moderno e per nulla scontato; non trascurando l’improvvisazione che spesso la si sente attingere da quella risorsa infinita che è il blues. Le sette tracce che fanno parte dell’album sono per lo più composte in società: «non avevamo tempo e modo di provare perché Gianluca Renzi, special guest, vive a N.Y. Muselli a Napoli e io a Bari. Marco Contardi, autentica colonna compositiva, a Foggia. Pertanto, Marco, in primis, ed io, abbiamo preparato il tutto lasciando lo spazio agli altri due per poter intervenire». One è inciso per la Emarcy, «come già il mio Tempus Transit; sono tre anni che collaboro felicemente con loro e credo che andremo avanti ancora per un bel po’…». La terza traccia ha un titolo impegnativo, Thank You Chick e altrettanto lo è la musica che vi è suonata: «Marco Contardi è un autentico studioso di Corea. Il pianista è stato il soggetto della sua Laurea in Musica Jazz ed è uno degli autori che più ama in assoluto. Sentiva il bisogno di dedicargli un brano con l’utilizzo delle armonie Coreane». Quello successivo s’intitola Irlanda, ed è un pezzo suggestivo, tirato con equilibro e ricco d’inventiva, che si apre sostenuto da una forte tensione di basso e batteria. Il sax viene indotto, spinto, dal tale forza all’improvvisazione. In seguito, arriva un unisono a tre rievocante melodie folk irlandesi che si disperdono e si stemperano in un felice assolo di pianoforte. Sunset Colours si apre con un piano descrittivo e nostalgico. L’archetto del contrabbasso trasforma in lirica i colori del piano. Qui c’è la suggestione del mare, del trasporto, della leggerezza. È un brano onirico, italico, che accende le note di colori, e spicca il volo con un assolo ben calibrato di sax. Il preludio di Buddy’s Street, invece, ricorda una movie track, con il piano che vira al blues e rievoca atmosfere d’altri tempi. Siamo sul terreno del mainstream, ma la bravura dei musicisti fa in modo che si evitino le trappole del deja vù, della ripetitività. Suonano con equilibrio e senso della melodia. One si chiude con il saltellante Afro 1/po’song: «È un giochino ritmico. È un brano afro che si sviluppa su alcune trovate “temporali” tipiche di noi batteristi. Da li deriva l’aggiunta di 1po’ Song; poi Marco e Gianluca l’hanno abbellito ulteriormente aggiungendo altre idee…».