Raffaello Pareti – The Roar at the Door

Raffaello Pareti - The Roar at the Door

Artesuono – art 097 – 2011




Raffaello Pareti: contrabbasso

Francesco Bearzatti: sax tenore, clarinetto

Mauro Ottolini: trombone

Walter Paoli: batteria






Le prime battute del disco, con il riff aggressivo in apertura di Penta Life, mettono subito in chiaro le intenzioni di Lello Pareti: non ci troviamo nelle delicate atmosfere de Il Circo o di Maremma, i suoi lavori pubblicati in precedenza con Egea. Siamo in un contesto del tutto differente: riff sulle pentatoniche, da cui il titolo del primo brano, ritmi incalzanti, suoni taglienti, rumori e voci alterate, la batteria a scandire il tempo sulla battuta, sassofono e tenore liberi di tirar fuori dai brani tutta l’energia presente nella scrittura.


Pareti realizza tutto questo con un quartetto pianoless, formato da Francesco Bearzatti, Mauro Ottolini e Walter Paoli: tre musicisti in grado di assecondare e rilanciare le intenzioni di un lavoro fondato in massima parte sul groove e sul gioco. Pareti non disdegna però anche percorsi ipnotici, De Profundis per il ceto medio, caratterizzati da un forte impasto timbrico e grande intensità nelle improvvisazioni, e ballate atipiche come Mari Ermi dove interpreta con incedere informale, nel tema, e ieratico, negli assolo, una composizione più vicina alle atmosfere solitamente presenti nei suoi lavori.


Il punto principale è, però, l’energia del ritmo e un’attitudine scanzonata, ben rappresentata dal fischio spensierato con cui si apre Poggibonsi state of mind, la traccia conclusiva del lavoro. Il brano già nel titolo introduce un altro degli elementi presenti in The Roar at the Door, vale a dire il gusto per il divertimento che ne percorre buona parte delle tracce. Attraverso riff, passaggi veloci e cambi di scena repentini, il contrabbassista riesce a dare vita a un disco che porta naturalmente l’ascoltatore a scuotere la testa a ritmo, una sorta di jazz head banging, se si vuole. I musicisti, per conto loro, approfittano, e con forza, delle possibilità offerte dai temi: il quartetto pianoless viene rivisto alla stregua di un gruppo rock con due chitarre soliste, vista l’assenza di uno strumento armonico, con Ottolini e Bearzatti sempre pronti a seguire la strada offerta dai temi e sostenuta da linee di basso ostinate, da un disegno ritmico articolato in modo elegante oltre che, come detto finora, sostenuto e sferzante.


A tutto questo, vanno aggiunte le derive orientaleggianti di The Scary Millenium e la banda dixieland di Marameo, entrambi interpretati da Bearzatti al clarinetto. The roar at the door è un disco dove Lello Pareti porta tante suggestioni diverse, come in qualche maniera lascia intendere anche la copertina. L’interplay naturale del quartetto e l’esperienza dei suoi singoli componenti sono gli strumenti utilizzati dal leader per far convergere suoni, scrittura e energie in uno sviluppo fortemente compatto anche quando i brani portano evidentemente in direzioni ben distinte: si sente, in pratica, l’intenzione di percorrere le varie strade con la voce del quartetto e le personalità coinvolte in esso.