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Slideshow. Christopher Ghidoni.
Jazz Convention: Ci spieghi anzitutto il significato del nome del tuo gruppo più famoso?
Christopher Ghidoni: Il nome Les Fleurs Usb unisce la dolcezza della natura con il modus operandi di un gruppo moderno, fatto di transistor, manopole e connessioni digitali. È l’unione di romanticismo e tecnologia. Les Fleurs, poi, ricorda molte cose… da Baudelaire a Minnie Riperton, fino alla Cinematic Orchestra…
JC: Adesso parlarci pure delle tue attuali attività musicali…
CG: Oltre ad essere un Fleur, sono la voce dei Dog’s Mustaches, formazione influenzata dalle melodie del pop-rock britannico nata quasi un anno fa. Ci sono poi altri progetti, più o meno attivi, tutti caratterizzati dalla forma-duo: Duo Bucaniér, Duobananas, Iaki Soba… Sto anche musicando un spettacolo teatrale (Canale Cavour di Francesco Brugnetta, insieme a Denis Longhi e Cecco Aroni Vigone) e a volte collaboro per la produzione di colonne sonore.
JC: In quale corrente musicale inseriresti Les Fleurs Usb?
CG: Per Les Fleurs Usb è difficile poter parlare di “genere”, trattandosi di un collettivo fluido e dinamico che trova nella differenza dei gusti musicali dei componenti (dall’elettronica pura al dub, dalla canzone d’autore francese al rock passando per il soul, il jazz e la brokenbeat) e nel “crossover” di questi la propria chiave ispiratrice.
JC: E per gli altri gruppi in cui lavori?
CG: Il DuoBucaniér nasce invece come duo di intrattenimento dove la canzone italiana degli anni Sessanta incontra gli scritti pirateschi e festosi del rocker Matteo Giammarinaro. Duobananas è un progetto electro-rock nato dalle idee glam di Laura Guidi. Iaki Soba è un nuovo progetto, creato insieme a Mattia Beccari, che unisce la canzone d’autore a due voci all’uso di strumenti elettronici, in un mix dinamico composto di cori e basi improvvisate.
JC: Tu, come persona, dove ti collocheresti: nel jazz, nella canzone d’autore o in altro ancora?
CG: Credo che i diversi progetti di cui faccio parte rappresentino al meglio la voglia di esprimermi in tutti i modi possibili, senza chiari vincoli. Certo che crescendo a suon di rock la voglia di imbracciare la chitarra e alzare il gain di un amplificatore è rimasta…
JC: Ci racconti ora il primo ricordo che hai della musica?
CG: Mi vedo accumulare scatole di scarpe e i dischi di un passaverdure per fingere di suonare una vera batteria con le bacchette di un ristorante cinese.
JC: Quali sono i motivi che dunque ti hanno spinto a diventare un musicista?
CG: Per quanto non sia in grado di suonarlo al meglio, quando mi avvicino a uno strumento non posso fare a meno di utilizzarlo. È una cosa che nasce da dentro, inutile da frenare. Dopo un paio di anni di studio del pianoforte ho avuto un momento di pausa ma presto ho sentito la necessità di suonare qualcosa e mi sono affidato alla chitarra, da modesto autodidatta, fino a trovare quello che scherzosamente gli amici definiscono il “Ghidonisound”: un suono di chitarra acustica talmente ricco di effetti da non sembrare una chitarra…
JC: Ha ancora un significato oggi la parola musica?
CG: Spero di sì, almeno per l’impegno che ci mettiamo! Certo che gli ostacoli in questo campo sono sempre molti…
JC: Ma cos’è per te la musica?
CG: Semplicemente la via espressiva più naturale che possa sfruttare, e allo stesso tempo quella che più facilmente mi regala emozioni.
JC: Quali sono le idee, i concetti o i sentimenti che associ alla musica?
CG: È così presente nella mia vita che credo filtri in ogni cosa. Nella nostra musica, invece, c’è sempre un sottofondo di romanticismo, non posso farne a meno nonostante i molteplici tentativi di inserirvi ogni cosa mi passi per la testa. Noi pensiamo ai sentimenti, la Lambada la facciamo fare agli altri!
JC: E ci sono stati, per te, maestri nella musica, nella cultura, nella vita?
CG: Musicalmente parlando, elencherei tutto ciò che mi ha accompagnato fino ad oggi, nel bene o nel male tutto influisce. Così come gli amici più cari, quelli che spesso fanno scoprire il nuovo e si rendono quindi una piacevole e inattesa fonte di ispirazione.
JC: Cosa stai progettando a livello musicale per l’immediato futuro?
CG: Dopo l’estate dovremmo finalmente portare a conclusione il primo album dei Les Fleurs Usb: ora che stiamo acquisendo una vera coscienza di “gruppo” sembra più facile poter riunire le idee e renderle al meglio. Il passo successivo sarà presentarlo in più luoghi possibili, il prossimo inverno. Nel frattempo continuerò a lavorare agli altri progetti, sfruttando quello che pare essere un buon momento creativo.