Jacaré – La fuga di Majorana

Jacaré - La fuga di Majorana

Alfa Music – AFM CD 149 – 2011




Cristina Renzetti: voce

Rocco Casino Papia: chitarre, voce, cajòn, whistel, tamburello

Timothy Trevor-Briscoe: sax alto, clarinetto, voci

Davide Garattoni: basso, voci

Giancarlo Bianchetti: chitarre, triangolo, voci

Francesco Petreni: batteria, voci

Stefano De Bonis: piano, voci

Cristina Zavalloni: voce

Gabriele Mirabassi: clarinetto

Quartetto Mirus






“Viaggio”, ecco la parola-chiave del fresco concept-album che non sembra esordire come una novità assoluta, data la miscela di stili che il mercato giorno dopo giorno ci offre, ma che, con sonorità variopinte ed entusiasmanti, rievoca luoghi lontani e diversi, che ben si amalgamano in un unico corpo dai movimenti sorprendenti. Il viaggio accomuna Majorana e gli altri protagonisti che fuggono, per motivi differenti, dall’ordinario e a volte asettico scorrere degli eventi. Attraverso un’esuberante musicalità, accompagnata dalla vogliosa ricerca di citazioni, mai intrise di accoramento nostalgico, il fulgore che riempiva gli occhi degli emigranti del dopoguerra sembra illuminare chi ascolta, ad esempio nel brano Tommà la melanconia è mitigata dagli spiritosi accenni al folklore, presenti nella parte finale, che in tono giocoso rianimano gli ascoltatori.


Si passa dai borborigmi de Il pascolo ermetico, brano ironico e mordace volto ad una denuncia del conformismo, quindi della spesso alienante pseudo-aggregazione, espressa attraverso allusioni a uomini riuniti in gruppi paragonabili a sterili greggi (“sono curiosa di sapere cosa mai potrà pensare dell’umano pascolare il nostro archetipo animale”, “siamo animali sociali dagli istinti banali che scendono a patti per il minore dei mali?”), alle reminiscenze rétro, tinteggiate qua e là dalla vivacità compositiva del chitarrista Rocco Casino Papia, che manifesta una ritmica carica di espressività e una tecnica pronta ed attenta, dal cantato, solenne e permeato di seducenti accenti mediterranei, di Cristina Renzetti, quindi dagli incessanti ghirigori del fiatista Timothy Trevor-Briscoe (che in brani come Eu Vou si esibisce in sonorità orientaleggianti, rievocanti certe escursioni alla Garbarek, ad esempio), giungendo all’eponimo brano La fuga di Majorana, dal timbro levigato ed arioso, a ricordare ironicamente un’atmosfera thrilling da TV-movie, armonizzata e raccordata dallo strumento d’ebano di Trevor-Briscoe, e all’ilarità fiabesca del successivo brano, Forza e coraggio, adeguatamente accompagnata dal virtuosismo giocondo di Gabriele Mirabassi, smorzata a tratti da concise parole disilluse (“perché se rimani da solo nella vita a volte perdi l’equilibrio…”, “per l’amor, poco importa se si dà per dimenticar”) e rimarcata invece da alcune espressioni speranzose (“dissero gli amici e i familiari: non ti abbattere così, fatti forza, amico mio, fatti coraggio”, “e fu così che tempo dopo li incontrai che stavan bene, e sempre meglio…”).


Il rigoglioso album si conclude con l’irresistibile duo, composto da Cristina Renzetti e dalla sempre più convincente mattatrice Cristina Zavalloni: le due ardenti sciantòse si congedano in tono gaio e con un temperamento vocale che rimanda alla sensualità burlesque, mettendo fine ad un album che non apporta nuove alle indagini sull’enigmatica scomparsa del fisico catanese, ma che ci allieta dando prova di un saporito cantautorato in salsa jazz.