Dodicilune Dischi – ED 282 – 2011
Valentino Tamponi: chitarre
Emiliano Vernizzi: sassofoni
Paolo Dassi: contrabbasso
Carlo Garof: batteria
In apparente continuità con la fusion contemplativa e pre “new age” di Paul Winter, oltre che con i grandi passaggi acustici di Coryell, e inevitabilmente citeremmo Oregon prima maniera, l’album del chitarrista sardo sembra permeato con gentilezza delle suggestioni e dei colori del Mediterraneo nonché del suo spirito melodico, attingendo evidentemente alla tradizione chitarristica locale, retaggio dell’antica dominazione ispanica, come rilevato dall’estimatore Paolo Fresu, autore delle note di copertina del precedente album Taphros, pubblicato nel 2004, a diffusione limitata ma con cui il presente Turchese segna anche la continuità di stile personale.
Riproponendo peraltro la stessa line-up del primo album, la chitarra sensibile di Tamponi sviluppa il suo duettare con la controllata voce sassofonistica di Emiliano Vernizzi, di docile duttilità cameristica, che plasma gli interventi al soprano sfiorando modalità clarinettistiche, ed il tutto sostenuto dalla regolare sezione ritmica di Dassi e Garof.
Mantenendosi incruento lungo il suo sviluppo, l’album ingrossa il tratto nei momenti conclusivi, abbozzando libertà free – che in parte potrebbero essere assimilabili alla prassi “open” oregoniana, ad esempio, ma anche un recupero delle altre, più corpose aspirazioni stilistiche del quartetto e più probabilmente delle matrici bop del sassofonista.
Palesando un forte debito “di genere” con certe produzioni Windham Hill, che se hanno conformato storicamente un certo soundscape, potranno suonare deboli o comunque timide agli estimatori del jazz più strutturato e “ortodosso”, la fisionomia dell’album si mantiene di cristallina leggibilità in una visione del jazz all’insegna di leggera eleganza, permeata di grande respiro melodico, non-problematica e filante.