Claudio Filippini Trio in concerto

Foto: Fabio Ciminiera





Claudio Filippini Trio.

Pineto, Teatro Polifunzionale. 4.1.2012.


Claudio Filippini: pianoforte

Luca Bulgarelli: contrabbasso

Marcello Di Leonardo: batteria


Il piano trio è ormai un concetto connaturato nella visione estetica del jazz. Interplay, fantasia, ruoli definiti e approccio collettivo, elettronica e suoni acustici, attitudine minimalista e suono pieno e roboante: è stato tentato tutto, con tutti i risultati possibili. Questo porta, allo stesso tempo, a due risultati potenzialmente opposti: vale dire, non ci sono molti margini per nuove invenzioni, rivoluzioni e ridefinizioni; la sensibilità degli interpreti e la connessione con l’ascoltatore diventa il punto intorno al quale ruota il discorso musicale.


Si fa presto, quindi, a dire trio. Servono ingredienti di provata affidabilità, una costante applicazione alle necessità del trio, il giusto equilibrio tra tecnica, virtuosismo, lirismo, scrittura e improvvisazione. Serve tempo, affinamento, esperienza. Claudio Filippini, Luca Bulgarelli e Marcello Di Leonardo suonano insieme da molto tempo ormai. Uniscono questa consuetudine al talento, alle esperienze fatte con i musicisti più importanti della scena italiana, a una visione precisa e determinata del suono e dell’utilizzo dello strumento, a una curiosità musicale rivolta in tante direzioni.


Come già in The Enchanted Garden, il disco pubblicato in autunno, i tre musicisti dal vivo propongono una situazione sonora variegata, dove convergono, in una sintesi serrata ed equilibrata, tradizione e nuove derive ritmiche, elettronica e lirismo. Rispetto al disco il trio si presta maggiormente all’improvvisazione libera e porta nel repertorio qualche standard decisamente più frequentato come Round Midnight e Body and Soul – riletti per altro in maniera diametralmente opposta. Filippini, poi, utilizza una tastiera e degli effetti per ampliare le proprie possibilità espressive, combinando in maniera efficace all’interno dello stesso brano, i vari elementi.


La rilettura di Art of Survival, brano di Ivan Lins, introdotta da una improvvisazione corale e fluida, arricchita da suoni campionati e modificati, il vero e proprio remix live di ‘Round Midnight con la melodia che emerge all’interno di un nucleo ritmico aggressivo e vicino al drum’n’bass, l’andamento scanzonato di Death March, composizione del vibrafonista Gary McFarland, cadenzato dall’alternanza di pianoforte e tastiera. Se si aggiungono Il fiore purpureo, brano dalla melodia sottile e dedicato ad Angelo Canelli, e la padronanza dello swing e del jazz più convenzionali il quadro è completo. E la cornice è data dalla versione eterea di Body and Soul, brano scelto come bis conclusivo dal trio.


La coesione del trio permette di muoversi liberamente all’interno delle scelte fatte in sede di repertorio e sonorità. Il trio ragiona in maniera paritaria, tanto da lasciar passar el’idea di un continuo assolo collettivo e a un discorso generato uniformemente dalle tre voci. Luca Bulgarelli è il fulcro solido e robusto del trio, il punto di appoggio intorno al quale ruotano il lavoro melodico e sempre efficace di Marcello Di Leonardo e le evoluzioni di Claudio Filippini. Il batterista compie per tutto il concerto un lavoro che va ben oltre il perfetto supporto ritmico e aggiunge colori e idee allo sviluppo della musica. Il pianista si è ormai trasformato da talento emergente in musicista personale e completo, capace di utilizzare la tecnica, le influenze e gli stimoli esterni in materiale musicale e di gestire tutto con personalità, senza esagerare nel virtuosismo, senza rifugiarsi nell’effetto facile o nella ripetizione fine a sé stessa. Bulgarelli, infine, rende possibile il dialogo, sostiene e indirizza la melodia e la fa incontrare con le esigenze ritmiche del trio, lavora anche nell’ombra per garantire alla formazione un suono solido, corposo, senza cedimenti.


Nulla si crea, ma tutto si trasforma. E sulla scorta di questo precetto Filippini, Bulgarelli e Di Leonardo riescono a dare una propria versione del piano trio: passano con agilità da un contesto all’altro e trovano di volta in volta una soluzione valida per lo sviluppo del brano.


Il concerto è stato organizzato dall’Associazione Start e GEC Gestioni Eventi Culturali con il supporto di Torri Camuzzi e la collaborazione di Jazz Convention. Il progetto promosso da Start – a partire dalle attività didattiche per arrivare ai momenti di socialità e approfondimento attraverso la musica – si fonda sul principio di fare rete tra soggetti e operatori: l’associazione ha ottenuto il Patrocinio della Provincia di Teramo e ha gettato in questi mesi di attività le basi per un dialogo costruttivo con le istituzioni locali. L’idea di mettere a confronto e condividere probabilmente sarà una delle poche strade praticabili per uscire dalla crisi – economica, ma anche di valori culturali e di prospettive – di questi tempi.