Note a teatro, dialogo con Edoardo Oliva.

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Note a teatro, dialogo con Edoardo Oliva.

Pescara, Teatro Immediato. 9.1.2012.


Edoardo Oliva: Da quando è nato il nostro progetto, cerchiamo di spingerci verso nuove frontiere, scardinare luoghi comuni e formare un pubblico che, in precedenza, trovava solo parte delle cose che cercava.



Il terzo appuntamento con Note Immediate, ha visto sul palco del Teatro Immediato di Pescara la nuova replica di Storie di Jazz in custodia di sax, da un’idea di Carmine Ianieri e con la voce recitante di Ilaria Cappelluti e il quartetto formato da Ianieri ai sassofoni, Marco Di Battista al pianoforte, Edmondo di Giovannantonio al contrabbasso e Bruno Marcozzi alla batteria. Avevamo già parlato dello spettacolo insieme a Carmine Ianieri (questo il link all’articolo): abbiamo colto l’occasione per tracciare con Edoardo Oliva, direttore artistico di Teatro Immediato, un primo bilancio della rassegna, prendendo lo spunto dalla grande affluenza di pubblico e di richieste inevase per questo spettacolo.



EO: Nel caso specifico di Storie di Jazz in custodia di sax, avevamo fatto già due nella scorsa stagione e abbiamo pensato, sbagliando, che fosse sufficiente una sola replica. Invece abbiamo avuto un numero enorme di richieste, tanto che alcuni ci hanno chiesto se prevediamo una replica straordinaria.



Jazz Convention: Il fatto di aver avuto un tale feedback diventa anche la prova di aver colto nel segno. Uno spettacolo presente in due stagioni successive, con un importante riscontro di pubblico, rappresenta un filo che si snoda di edizione in edizione…



EO: Esatto. Soprattutto, mette in luce la scommessa iniziale: far incontrare, cioè, il pubblico del teatro e quello della musica, perchè sono due pubblici che non sempre coincidono. Proprio in occasione dello spettacolo dell’altra sera, c’è stato un nostro spettatore e sponsor, che era stato presente l’anno scorso e che, non solo è tornato, ma ha portato con se altri spettatori. È già un inizio di un’educazione nuova, l’indizio di un pubblico che ritrova stimoli sia dal punto di vista teatrale che musicale e, quindi, si educa a un tipo di proposta di altro tipo.



JC: Come è nata l’idea di Note Immediate?



EO: L’idea di fare una rassegna centrata sulla musica era presente da tempo. In realtà volevo seguire una linea che fosse dentro la linea artistica di Teatro Immediato: una linea fatta di incontri e contaminazioni più che di giustapposizioni. Anche nella rassegna de I classici all’ora del the, ad esempio, abbiamo incrociato la possibilità di unire letteratura e teatro e, in un paio di occasioni quest’anno abbiamo inserito anche l’elemento musicale, ne Le memorie di Adriano Carmine Ianieri ha suonato dal vivo.



JC: Le differenze rispetto alla precedente edizione quali sono state?



EO: L’anno scorso la rassegna era più variegata. Oltre al jazz, abbiamo esplorato anche la musica spagnola, con Visiones de España spettacolo costruito a più livelli sulla cultura catalana, dal racconto all’architettura di Gaudì. Quest’anno si è approfondito maggiormente il rapporto con Jazz Convention, cosa di cui sono molto felice, e parlando con Marco Di Battista e Carmine Ianieri abbiamo deciso di utilizzare una formula che fosse sempre quella di intrecciare il racconto con la parte musicale con i quattro appuntamenti messi in programma. Siamo partiti con Gershwin che era un’altra mia idea: sapevo della grande passione di Marco Patricelli per Gershwin e con Marco Di Battista abbiamo potuto constatare come lui fosse un esperto conoscitore della musica e delle opere del compositore.



JC: C’è stata anche l’idea da parte vostra di utilizzare persone che normalmente non si esibiscono in teatro.



EO: Marco Patricelli tutti lo conoscono come storico e giornalista. Lo stesso si può dire di Roberto Melchiorre che è docente e scrittore. Persone che non hanno una veste tipica teatrale, ma è stata una sperimentazione che abbiamo voluto testare e che, tutto sommato, possiamo dire che è riuscita.



JC: L’anno scorso gli appuntamenti erano pensati con due repliche, invece in questa edizione sono stati presentati con una serata singola.



EO: Si, quest’anno in Note Immediate abbiamo un appuntamento in più, ma ognuno viene proposto una sola volta. In realtà questo consegue da due fatti: abbiamo voluto diversificare l’offerta e abbiamo poi tante attività sia qui in teatro che in altri luoghi della città e quindi si è posta anche una questione problema di spazi all’interno della stagione.



JC: Cercare nuovi spazi e cercare di dare delle sponde al pubblico per arrivare a cose diverse, ma senza spiazzarlo troppo è una delle attività più importanti, forse, legate alle dinamiche della cultura in provincia.



EO: Il rapporto con il pubblico è come una storia d’amore. Innanzitutto non devi avere paura di perdere il pubblico: quindi ogni tanto va spiazzato, ma ogni tanto lo devi abbracciare, insomma va scosso e confortato. Come in una storia d’amore, c’è bisogno di tutti gli ingredienti che ti tengono sempre in tensione: la passione si alimenta e, soprattutto, non si cerca sempre e comunque di assecondare o di intuire un gusto. È chiaro, le cose le si fa per un pubblico, ma è interessante anche sorprendersi e sorprendere il pubblico perchè questo crea effervescenza, vitalità. È una nostra caratteristica anche per quanto riguarda il teatro e la drammaturgia contemporanea, dove mescoliamo tradizione e innovazione e cerchiamo di seguire strade non prevedibili.



JC: E, in effetti, nel corso degli anni, avete proposto sia spettacoli maggiormente orientati alla ricerca ma anche testi diventati ormai classici, come Il Calapranzi o Glengarry Glen Ross.



EO: Noi ci poniamo a metà tra il teatro di avanguardia e la prosa, attività che a Pescara hanno come riferimenti, rispettivamente, il Florian Teatro e la Società del Teatro e della Musica Luigi Barbara. La nostra intenzione è stata, sin dall’inizio di inserirci a metà strada e riempire un vuoto con contenuti che fossero rigorosi rispetto alla nostra linea ma che potessero anche nutrirsi di incontri con realtà diverse. Questa è la nostra sfida, riuscita credo, dal momento che ogni anno il pubblico cresce, gli abbonati aumentano. Da due anni lavoriamo quasi esclusivamente con risorse private e il pubblico addirittura ci da una mano suggerendo potenziali sponsor e partner: si è creato davvero un sistema virtuoso.



JC: E questo si è visto proprio con l’affluenza che c’è stata per Storie di Jazz in custodia di sax, è l’indice di un rapporto ormai fidelizzato…



EO: È stato un percorso che si è creato nel tempo. Dal momento che noi operiamo sul territorio da molti anni, in maniera naturale, all’inizio, abbiamo proposto principalmente i nostri spettacoli: una volta che il pubblico si è affezionato e appassionato alle nostre cose, quando abbiamo proposto cose altre, produzioni provenienti da fuori, ci siamo resi conto di avere la fiducia rispetto al nostro modo di intendere la direzione artistica. È stato un momento interessante: c’è stata dapprima una qualche forma di diffidenza e piano piano siamo stati seguiti anche su questa strada. Dico sempre che il teatro deve essere un luogo vivo: a me piace molto anche quando qualcuno dissente da quello che vede. Non serve a niente e a nessuno farsi dei complimenti di circostanza, le pacche sulle spalle, i mezzi sorrisi: preferisco un confronto senza pregiudizi con il pubblico e gli operatori. Certo, se c’è un’idea precostituita e preconfezionata diventa difficile poter dialogare in maniera utile, ma quando c’è disponibilità è bene potersi dire con franchezza le cose che non convincono pienamente.



JC: Due cose per chiudere. Da una parte la musica è entrata in molte cose del vostro programma…



EO: E ne sono molto contento. Già negli anni passati avevamo fatto uno spettacolo, La scomparsa delle lucciole di Pasolini, dove Carmine Ianieri era presente in scena e aveva un ruolo importante con il suo sassofono. È successo con la nostra riduzione de Le memorie di Adriano e, naturalmente, succede con Note Immediate, che ormai ha preso piede e corpo e che si concluderà a marzo con Tracce di cera di Marco Di Battista. Spero che il nostro rapporto con la musica prosegua e si possa ulteriormente ampliare sempre sulla strada degli incroci e delle commistioni positive.



JC: … e quindi, l’altra domanda, ci sarà la terza edizione di Note Immediate?



EO: Ma spero che ci saranno anche la quarta e la quinta… il nostro problema è che non sappiamo quello che sarà il nostro futuro, dato che siamo sotto sfratto e che, in questo periodo, le risorse sono poche per tutti. Da una parte speriamo si possa riaprire il rapporto con le istituzioni, dall’altra dobbiamo trovare uno spazio dove poter ricostruire l’ambiente che abbiamo creato negli anni in questo luogo. Senza spazio tutto diventa più complicato…



JC: Il posto fisico vi da visibilità, riconoscibilità, è in una posizione centrale…



EO: Certo, abbiamo la possibilità di fare laboratori, il pubblico sa dove siamo e le persone amano l’atmosfera che si crea da noi, il fatto di avere una distanza minima dal palco. Speriamo di trovare un’alternativa che ci consenta di svolgere tutto le nostre attività in un unico posto.