Aki Takase & Han Bennink – 2 for 2

Aki Takase & Han Bennink - 2 for 2

Intakt Records – CD 193 – 2011




Aki Takase: pianoforte

Han Bennink: batteria, percussioni






Avviando la marcia lungo il passo umoristico e rétro del piano di Takase, doppiato dalle casse militaresche dell’arcigno e secco drumming di Bennink, a partire dalla titolante Two for Two la sequenza si pone in fibrillazione sottile e in ascolto sensibile nel successivo, cospirativo e nervoso duo My Tokyo, subito citando un maestro dell’eversione alternata a tatto creativo quale Thelonious Monk, nella sua Locomotive riveduta con modalità corposamente lunare e cullante, riguadagnando subito le più destrutturate forme free nella takasiana Zankapfel.


Le due personalità a cimento insomma in poche mosse svelano l’assortita eppur differente natura: se Aki Takase si fa artefice piuttosto di un pianismo nervosamente strutturato ed esponente di gusto euro-centrico, Han Bennink segue ad esplicitare con agio il suo profilo più svelatamente ludico, che oltre a pescare nei più dissacranti collettivi dei Breuker o Mengelberg mantiene in freschezza e vitalità il suo beffardo action-playing.


Magari rifacendosi un po’ il verso, ma con poco autocompiacimento e svelandosi puntualmente un pressoché enciclopedico interprete del gesto e dell’arte del percuotere, l’enorme batterista è qui partner d’intuitiva eccellenza della signora Takase-Schlippenbach, di suo non nuova allo sperimentarsi né alle maiuscole esperienze in duo (particolarmente e ben rappresentate nel sempre più stuzzicante catalogo di questa forte etichetta elvetica).


L’album non omette pagine di genuino e forte respiro melodico (Knut), alternate a folate più francamente sferzanti e marziali basate sul drumming “en souplesse” e anche troppo felice e disinvolto del veterano fiammingo, concretizzandosi il pianismo di fragile sensibilità dell’autorevole nipponica in momenti nostalgici di sofisticata eleganza (Do You know what it means to miss New Orleans?, Ohana Han), tornando al ripensamento monkiano (in Raise Four e Hommage to) e non potendo ovviamente mancare momenti più istintivamente Free (Monochrome, Hell und Dunkel), nella ben alterna sequenza dell’album: punteggiato da prevalenti energie riflessive e insieme epidermicamente sensibili, 2 for 2 palesa con maturità e insieme con freschezza e curiosità uno stimolante punto di sintesi tra l’inevitabile, libero ma mai troppo gratuito umorismo di Bennink, bilanciato dalla linea apparentemente più seriosa e speculativa dell’ispirata Takase, in una seduttiva incisione fitta di colte rievocazioni ed eleganti trasparenze.