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Intervista a Jazz & Fly Fishing
Recensione a Slow Walking Water
Quattro ragazzi con due passioni in comune: il jazz e la pesca. Migliaia di km percorsi in lungo e in largo attraverso la penisola scandinava, tra concerti nei club e battute di pesca all’aria aperta, il tutto documentato da una troupe di video operatori. Questi gli ingredienti dell’ interessante progetto avventuroso-musicale dei Jazz & Fly Fishing. Il leader della formazione, il pianista finlandese Joona Toivanen, e il batterista svedese, Fredrik Hamrå, ce ne hanno parlato in occasione della pubblicazione del loro disco d’esordio “Slow Walking Water”.
Jazz Convention: Come e quando è nato il progetto “Jazz and Fly Fishing”?
Joona Toivanen: Ho avuto l’idea di formare una band di “fly fishermen” mentre ero in tour con il mio trio. Spesso ci capitava di trovarci in posti con fantastici corsi d’acqua adatti alla pesca, nelle vicinanze, ma non c’era mai il tempo per fermarsi a farlo. Anche mio fratello Tapani, che suona il contrabbasso nella band, condivide la mia stessa passione, così ci capitava di fare un paio di uscite di tanto in tanto, ma il batterista Olavi Louhivuori non era sempre propenso a trascorrere le giornate pescando. Così abbiamo pensato: e se tutti i membri della band fossero degli appassionati di pesca come noi? Mentre questa idea frullava nella mia testa, ed avevo già contattato alcuni musicisti, seppi che un’altra persona in Finlandia aveva avuto la stessa idea di combinare il jazz a la pesca a mosca. Feci alcune ricerche e riuscii a rintracciare il suo numero. Si trattava di un produttore di video con la passione per il jazz e la pesca e sognava di realizzare un documentario su entrambi i soggetti. E io avevo la band che poteva farlo! È così, che tutto è iniziato. In un bar di Helsinki.
Fredrik Hamrå: É stato Joona a parlarmi del progetto. Fu come se un sogno fosse divenuto realtà. Ci siamo incontrati a Ghoteburg , abbiamo fatto delle prove e poi pianificato il primo tour.
JC: Cosa è venuto per primo, la musica presente nel vostro album di debutto”Slow Walking Water” o l’idea di filmare il vostro lungo viaggio attraverso la Scandinavia?
JT: L’idea del viaggio è venuta per prima. All’inizio abbiamo incontrato la band, fatto alcune prove e registrato una demo. In seguito abbiamo cercato gli ingaggi per i concerti e trascorso sei settimane in tour con una troupe di filmmaker al seguito. Solo dopo il tour, siamo entrati in studio e registrato il nostro disco d’esordio.
JC: Una delle prerogative per far parte della band era quella di essere allo stesso tempo musicisti di jazz e pescatori a mosca. È stato difficile trovare persone che avessero entrambe queste caratteristiche?
JT: Mio fratello Tapani ed io abbiamo suonato e pescato in giro insieme per non so quanto tempo, perciò lui doveva, per forza di cose, essere il contrabbassista della band. Poi mi sono ricordato che a Ghoteburg, in Svezia, mi era capitato di incontrare un batterista folle per la musica e la pesca. Io e Fredrik Hamrå abbiamo suonato e pescato tanto insieme, e così ho coinvolto anche lui nella band. È un ragazzo fantastico, un batterista meraviglioso e sa come si cattura un pesce! Tuttavia, avevo in mente un quartetto. Il quarto membro è stato un po’ più difficile da trovare. È successo tutto per caso, cercando su alcune pagine di Myspace: vidi la foto di un tizio che reggeva un gigantesco salmerino alpino. Il suo profilo diceva: “Havård Stubø – chitarrista di jazz. Trascorro tutto il tempo libero praticando la pesca a mosca. “Era proprio quello che stavamo cercando e in più la sua musica era molto interessante! Così gli ho mandato una mail ed ho ricevuto una risposta rapidissima: Era dei nostri! Formare una band con qualcuno che non conosci era un po’ una scommessa, ma Havård si è rivelato una persona straordinaria. È stato semplice fare musica con lui, andarci a pesca, ecc… Oggi non siamo solo membri della stessa band, ma anche buoni amici.
JC: Puoi spiegarci cos’è la pesca a mosca, (in inglese Fly Fishing) e quanto è diversa dalle altre tecniche di pesca?
JT: La principale differenza tra la pesca a mosca e le altre è quella che la lenza viene utilizzata se come fosse il piombino. La lenza è spessa e pesante, ed è seguita da una lenza guida più sottile, per evitare di spaventare il pesce, al quale è attaccata una mosca, finta ovviamente, che funge da esca. La tecnica di lancio è una componente importante della pesca a mosca e rende piacevole ed interessante la battuta di pesca anche quando non si cattura nulla.
FH: Mi piace pensare che la pesca a mosca sia qualcosa di più di una semplice tecnica di pesca. Certo, nutro profondo rispetto per i “pescatori tradizionali”, ma ritengo la pesca a mosca di gran lunga più interessante e divertente. È qualcosa che richiede più esperienza affinchè tu sappia come lanciare la lenza, annodare un’esca, saper interpretare i segni della natura e così via. Sicuramente ci sono “pescatori tradizionali” che conoscono bene i pesci, gli insetti, il vento e i cambiamenti atmosferici, ma non sempre gli è necessario saperlo per catturare un pesce. Quando invece parliamo di pesca a mosca, diventano veramente poche le situazioni in cui ci si ritrova a lanciare la lenza senza prima aver scelto il luogo giusto in cui farlo, aver studiato la direzione del vento e quali insetti volano in quella zona. Conclusione: la pesca tradizionale è sinonimo di relax, divertimento, amici e birra; la pesca a mosca è anima, concentrazione, divertimento, difficoltà, facilità, noia, meraviglia, arte.
JC: le vostre composizioni presentano una raccolta eterogenea di perfetti brani da jazz club, chitarre slide che disegnano suggestivi paesaggi sonori arricchite da interessanti idee ritmico-armoniche dotate di un approccio improvvisativo molto moderno. Come avete effettuato la scelta dei brani per il vostro disco d’esordio? Seguendo un filo comune o semplicemente mettendoci dentro la musica che ciascun membro, con le sue differenze, ha scritto per il disco?
JT: Tutti noi abbiamo portato dei brani in studio, li abbiamo provati ed in seguito abbiamo scelto di inserire quelli che più ci erano piaciuti. Un aspetto che ha influito sulla musica è determinato dal fatto che, quando si è in tour nelle zone più a nord della Scandinavia, è facile che ti succeda di non trovare locali con una buona acustica o provvisti di pianoforti a coda. Per questo motivo ho scelto di suonare gran parte dei brani con il fender Rhodes o il Wurlitzer, sia su disco che durante i concerti. Entrambi presentano un suono che si fonde bene con quello della chitarra di Havård. Cedo che questo aspetto oggi sia diventato parte del suono della band.
JC: È possibile riconoscere un approccio diverso nella firma compositiva di ciascun membro della band. Potete aggiungerci qualche altra parola sugli altri membri della band e sulle loro influenze musicali?
JT: Credo tu abbia ragione. Ci sono sicuramente dei background musicali molto diversi tra noi, e questo conferisce un sapore particolare alla nostra musica. Havård Stubø, il chitarrista, ha un groove fantastico e un approccio molto blues, a differenza del mio che è più lirico e descrittivo. Frederick è un batterista molto versatile capace di suonare in tutti gli stili, inoltre scrive musica molto bella. Per quanto riguarda mio fratello Tapani, il contrabbassista : qualunque cosa lui suoni, si trasforma in oro!
JC: Come avete pianificato le riprese del vostro viaggio e quali sono state le difficoltà più grandi che avete incontrato?
JT: Abbiamo una squadra che si occupa della produzione e una squadra di tecnici video per la parte documentaristica. Noi, invece, ci prendiamo cura degli ingaggi concertistici e delle scelta dei luoghi in cui andare a pesca. I problemi riguardanti la logistica sono stati probabilmente quelli più grandi: siamo sette ragazzi che viaggiano per migliaia di chilometri con due auto e un caravan. Abbiamo con noi attrezzatura da pesca, strumenti musicali, abiti per i concerti, computer, telecamere, tende, sacchi a pelo ecc…Il programma di viaggio era sempre molto intenso. Spesso, dopo un concerto finito molto tardi, abbiamo dovuto guidare per centinaia di chilometri nella stessa notte, solo per avere il tempo di filmare le nostre battute di pesca o per raggiungere in tempo la località del prossimo concerto. E in tutto questo, a volte ti capita anche una gomma bucata…
FH: Quando si pesca non tutto và come avevi previsto. Un’altra bella sfida è stato anche cercare di tirar fuori dalle riprese, storie interessanti e quel senso di realismo che volevamo ottenere.
JC: Parliamo più in dettaglio del tour che ha toccato molte città dei paesi scandinavi. In quanti posti avete suonato e pescato sino ad oggi?
JT: È successo in un grande numero di posti. Abbiamo pescato dal centro di Oslo fino ai posti più incontaminati, raggiungibili solo dopo lunghe escursioni a piedi. La stagione estiva è molto breve in Scandinavia, quindi abbiamo dovuto cercare di sfruttare al massimo le belle giornate in cui era possibile uscire a pesca. Per la musica è più facile: la stagione per i concerti non finisce mai!
JC: Il momento migliore, il più divertente e il peggiore durante il tour?
JT: I momenti migliori sono stati quelli in cui tutto succedeva con estrema facilità, senza alcuno stress. Suonare, pescare, mangiare, spostarsi, preparare l’accampamento, vedere posti nuovi, farsi una birra alla sera con gli amici. Queste sono cose che abbiamo sempre sognato e quando diventano realtà ci si sente fortunati e felici. I momenti più divertenti sono stati quelli in cui era presente Frederik. Non riuscirei a citartene uno in particolare ma ci siamo fatti grandi risate! I peggiori, invece, sono stati quando ci capitava di risvegliarci nelle nostre tende perché la temperatura sembrava aver raggiunto i 50 gradi! Una tenda è come una serra, quando fuori splende il sole e, oltre il circolo artico, in estate il sole non tramonta mai!
FH: Il migliore? Quando abbiamo assaggiato la cucina francese, ma lo dico non avendo ancora assaggiato quella italiana. Il più divertente: quando uno di noi è caduto improvvisamente dalla sedia durante una cena in Polonia. Il peggiore: difficile dirlo, ci siamo sempre divertiti molto.
JC: Il miglior posto in cui avete suonato e pescato?
JT: Abbiamo pescato molto bene in Norvegia. Håvard conosce bene le acque nella regione del Lapland , e siamo stati molto fortunati ad uscire a trovare delle buone condizioni climatiche. Posti diversi conferiscono mood diversi alle esibizioni. Mi è piaciuto molto il concerto tenuto in un piccolo fienile in Finlandia.
JC: Se ciascuno di voi fosse un pesce, quale sarebbe?
JT: Io sarei una trota. È abituata a sopravvivere ed è a suo agio in acque molto diverse.
FH: Mi piace questa domanda ed ho risposte molto precise a riguardo. Håvard sarebbe un luccio; Tapani, un merluzzo; Joona, un salmone ed io, un persico.
JC: Chi tra voi ha il piazzamento migliore in fatto di pesci catturati?
JT: Se si tratta di ore trascorse a pesca, credo che Håvard occupi la posizione migliore. Anche per quanto riguarda i pesci catturati. Ma il mio rapporto tempo/pesca è altrettanto buono!
JC: Osservando i videoclip delle vostre battute di pesca sul sito www.jazzandflyfishing.com è possibile notare che il gesto di lanciare la lenza in mare, nella pesca a mosca, è simile a quello di una danza. Il praticarlo ha ispirato della musica o solitamente avete una musica in testa mentre attendete che il pesce abbocchi?
JT: La musica che mi viene in mente mentre pesco è sempre terribile. Credo che la mia creatività sia tutta concentrata nell’atto della pesca. Tuttavia trascorrere del tempo a contatto con la natura, dà realmente ispirazione alla musica e alla composizione.
JC: Che tipo di responso avete avuto da chi segue le vostre avventure in video? Qualcuno si è sentito spinto ad ascoltare più jazz o a tentare una battuta di pesca? Vi capita di essere riconosciuti per strada?
JT: Molti pescatori ci hanno detto che non avevano mai ascoltato jazz prima, ma che è piaciuta la nostra musica. Non siamo celebrità, non ancora almeno…Tuttavia al nostro produttore è capitato di ottenere un Pass per Vip in un night club, perché l’uomo all’ingresso del locale, l’aveva riconosciuto seguendo i video sul nostro sito.
FH: Ora che la serie è completa, cercheremo di venderla. Magari, delle emittenti italiane potrebbero essere interessate…
JC: Una seconda serie di video è già prevista. Quali saranno le novità all’interno di essa?
JT: Questa volta abbiamo fatto le riprese da soli. Abbiamo imparato molto sul video making durante la prima stagione ed ora tutti i membri della band sono provvisti di telecamere professionali. In questo modo è stato anche più semplice avere una camera pronta dovunque succedesse qualcosa. Siamo stati anche in Polonia e in Francia, e siamo riusciti a filmare materiale molto interessante!
JC: Sul vostro sito avete anche indetto una sorta di gara chiamata “Shadow Cast Competition”. Di cosa si tratta?
JT: Il termine è tratto dal film americano “The River Runs Through It” (In mezzo Scorre Il Fiume; nell’edizione italiana. N.d.t.), che aveva per protagonisti Brad Pitt e Leonardo DiCaprio. Lo spettacolare lancio dell’esca visibile nel film è stato effettuato dallo stuntman Jason Borger, uno dei migliori pescatori a mosca del mondo. Oggi sono tanti i pescatori che utilizzano le tecniche di lancio più disparate e imprevedibili per migliorare la gittata dell’esca. Così abbiamo pensato di indire una parodia di gara in cui tutti i partecipanti possono inviarci un video amatoriale nel quale cimentarsi con la tecnica di lancio più originale. Il bello di tutto ciò è che la gara è aperta anche ai non pescatori! Per farvi un’idea, date un’occhiata voi stessi ai video pubblicati sul nostro sito!
JC: Cosa ha in comune il jazz con la pesca?
JT: Ha molto a cha fare con l’improvvisazione. Come musicista di jazz molto spesso devi adattarti al posto in cui ti ritrovi per suonare, alla qualità della sua acustica, al pubblico, al modo di suonare degli altri musicisti, ecc…Lo stesso vale per un pescatore: i cambiamenti climatici, il diverso comportamento dei pesci, il livello dell’acqua, gli insetti, influiscono sulla riuscita di una battuta di pesca. Devi sempre essere presente nel momento, adattarti e trarre il meglio da te stesso.
FH: Sentimento, improvvisazione, divertimento, spreco di denaro…
JC: I vostri viaggi hanno ispirato nuova musica? Cosa c’è nel futuro dei Jazz & Fly Fishing?
JT: Certo. Abbiamo scritto nuovi brani ed alcuni di essi sono già stati registrati. Il prossimo passo sarà pubblicare la prima stagione in Dvd. Siamo sempre alla ricerca di nuovi posti da visitare in cui suonare jazz ed andare a pesca!