Foto: Michelangelo Felicetti
Enrico Rava Tribe @ Itinerari Jazz 2012.
Trento, Itinerari Jazz 2012. 28.3.2012.
Enrico Rava: tromba
Gianluca Petrella: trombone
Giovanni Guidi: pianoforte
Gabriele Evangelista: contrabbasso
Fabrizio Sferra: batteria
In Italia è considerato il trombettista più importante di sempre. All’estero, Enrico Rava è “The grand master of Italian Jazz” e ogni volta che porta il suo ottone alle labbra, ecco che tutto si spiega. Per il concerto degli Itinerari Jazz di Trento, il triestino presenta l’ultimo lavoro Tribe insieme alla sua tribù, vale a dire Gianluca Petrella al trombone, Giovanni Guidi al pianoforte, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Fabrizio Sferra alla batteria.
Dopo aver preso posizione, i cinque iniziano a giochicchiare, lanciarsi frammenti sonori e rincorrersi uno con l’altro – musicalmente parlando – finché il capo-tribù Rava non li presenta uno ad uno, per nome, e il concerto può ufficialmente avere inizio.
La prima parte è un continuum sonoro che attinge interamente dal disco Tribe dello scorso anno. I brani si susseguono senza soluzione di continuità. Guidi sembra partire quasi timido, ma con il passare dei minuti prende maggior confidenza e i suoi soli sin-pedale, con il caratteristico movimento dei piedi sotto lo sgabello, dipingono atmosfere intime e ricche di colorazioni affascinanti. Bello e sicuro è il dialogo con le corde di Evangelista, mentre Petrella rincorre il suo estro danzando con l’asta del microfono, e quando fa troppo il “discolo”, ecco Rava a riprendere la situazione in mano e riportare la tribù a disegnare a … dieci mani.
La prima ora corre veloce e mai scontata, con il pubblico trentino che dimostra di apprezzare in toto fino a quel momento e si prepara a gustare ancora tanto dalla tribù di Rava. “Tears for Neda” è indubbiamente uno dei brani più significativi e densi di Tribe, ricco di impressioni sonore fluide e intense, con le bacchette e i piatti di Sferra (ad occhi chiusi) che si muovono leggeri sulle linee di Rava e del giovane Guidi.
Ciò che qualcuno forse non si aspettava da questo quintetto, è la perfetta coesistenza sul palco di tutti gli interpreti e un senso della misura dove i soli non tendono mai al protagonismo, ma pesano in maniera ponderata e calibrata nel quadro complessivo. Le tinte sono quelle del free, del blues, della bossa, del bebop, nel più coerente ed omogeneo interplay, e quando Petrella infila la sordina nel trombone ecco che i colori si fanno più carichi e basta chiudere gli occhi per seguitare a viaggiare.
“Venire a Trento è sempre un piacere”, conclude Rava prima di un doppio bis che lascia Trento anche stavolta appagata.