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Slideshow. Stefano Zeni.
Jazz Convention: Così, a bruciapelo puoi parlarci del tuo nuovo lavoro discografico?
Stefano Zeni: Sia umanamente che musicalmente questo album – Passaggi circolari – è frutto di incontri, ascolti, passioni e riflessioni che hanno segnato la mia vita sino a oggi. Si tratta di semplici melodie condite con la spontanea freschezza dell’improvvisazione jazz, la raffinatezza ritmica della fusion e il calore della world music.
JC: Mi racconti ora il primo ricordo che hai della musica?
SZ: Ricordo la radio che ascoltava sempre mia madre che all’epoca trasmetteva Lucio Battisti, gli Earth Wind & Fire, i Supertramp… e i vinili che ascoltava mio padre. I primi ascolti sono stati i Beatles, il beat, le big band americane, Bach, Beethoven, Vivaldi e Fabrizio De André. Mio padre poi suonava la chitarra e cantava in un gruppo beat, per cui c’è sempre stata musica nella mia vita.
JC: Quali sono i motivi che ti hanno spinto a diventare un musicista jazz?
SZ: Il motivo principale che ho sempre sentito dentro di me era quello di volermi esprimere in modo personale al di là delle note scritte. Il limite che vedo nella musica classica di oggi è proprio il fatto che non si va oltre l’interpretazione delle note scritte sullo spartito; in passato anche per la musica classica non era così, basti pensare al genio di Paganini.
JC: Ha ancora un significato oggi la parola jazz?
SZ: No, se serve a indicare una musica portata ai massimi livelli tra gli anni quaranta e gli anni Sessanta del Novecento; sì, se con la parola jazz si comprende tutta la musica attuale nella quale l’improvvisazione ha un ruolo importante.
JC: Ma cos’è per te il jazz?
SZ: Per me il jazz, nel senso più universale del termine, è il linguaggio musicale più personale e nello stesso tempo più meticcio, contaminato che un musicista possa avere. Naturalemte sono contrario a qualsiasi barriera, casta e purismo in musica.
JC: Quali sono le idee, i concetti o i sentimenti che associ alla musica jazz?
SZ: Espressività, creatività, libertà, universalità, comunicazione, pace.
JC: Come pensi che si evolverà il jazz del presente e il jazz del futuro?
SZ: Il jazz in quanto tale, tornando al discorso di prima, non esiste già più. E’ sempre stato un genere in evoluzione e negli ultimi decenni si è colorato di rock, di funk, di pop, di folk e di world music. La direzione è sicuramente la contaminazione continua. I grandi del contemporary jazz lo dimostrano.
JC: Tra i molti dischi che hai fatto ce ne è uno a cui sei particolarmente affezionato?
SZ: Direi sicuramente a questo! Guardando indietro sono particolarmente affezionato alla commedia/fiaba musicale La Piana delle Anguane composta a quattro mani con Angela Citterio su libretto di Raffaella Benetti.
JC: Quali sono stati i tuoi maestri nel violino, nella musica, nella cultura, nella vita?
SZ: Nel violino direi sicuramente Elena Laffranchi che mi ha portato al diploma classico assecondando sempre la mia passione per tutti gli altri generi musicali. Jean-Luc Ponty è il violinista più completo che abbia mai conosciuto. La sua scoperta intorno ai 22 anni mi ha letteralmente folgorato. Pat Metheny e molti altri rappresentanti del contemporary jazz mi hanno aperto un mondo a me molto affine. Questi e tanti altri ascolti, musicisti e persone hanno sicuramente dato molta linfa al mio mondo sonoro.
JC: Qual è per te il momento più bello della tua carriera di musicista?
SZ: Il momento più bello è quando sei sul palco e con la tua musica riesci a trasmettere all’ascoltatore ciò che hai dentro di te.
JC: Quali sono i musicisti con cui ami collaborare?
SZ: Amo collaborare con chi sento stare sulla mia stessa lunghezza d’onda e non parlo solo di musica. Credo che la stima reciproca, il rispetto, la sensibilità musicale siano fondamentali per una collaborazione proficua e duratura. Prima di registrare Passaggi circolari ho aspettato di incontrare, collaborare e conoscere i grandi musicisti che hanno dato anima al mio lavoro.
JC: Cosa stai progettando a livello musicale per l’immediato futuro?
SZ: Per ora l’obiettivo è quello di portare in giro il più possibile il live di Passaggi circolari. Continuerò a comporre e a suonare, suonare…