Max De Aloe Quartet – Bjork On The Moon

Max De Aloe Quartet - Bjork On The Moon

Abeat Records – ABJZ 105 – 2012




Max De Aloe: armonica cromatica

Roberto Olzer: pianoforte, fender rhodes

Marco Mistrangelo: contrabbasso

Nicola Stranieri: batteria

Marlise Goidanich: violoncello





Max De Aloe non è solo un jazzista. Dopo aver ascoltato i suoi dischi possiamo con fermezza dire che prima di tutto è un poeta e che i suoi versi sono fatti di note declamate attraverso un’armonica nostalgica, sognante, crepuscolare, virata al blues.


Max De Aloe è anche un ricercatore: di suoni, di musiche, di emozioni, di sensazioni, di composizioni avanguardistiche che appartengono al pop, al rock, al folk, al jazz o a chissà quale altra fonte sonora. Lui li tramuta nella sua musica come ha fatto con quella specie di folletto comparso anni fa dalle brume nordiche e appartenente a una moderna mitologia che è la cantante Bjork. Lavoro non semplice quello di De Aloe dover riarrangiare tutta una serie di brani resi particolari e inconfondibili dal falsetto vocale di Bjork e da quella loro atmosfera impalpabile, sospesa tra avanguardia e astrazione, elettronica e inquietudini metropolitane. L’esperimento è riuscito. I risultati ci danno un disco godibile, cantabile, finemente accurato nei particolari, ricco di sfumature, filmico e sognante nell’apertura della title track Bjork On The Moon, che porta la firma di De Aloe, assieme a Askja e al notevole Il bosco che chiamano Respiro.


Il cast è quello comprovato degli ultimi dischi a cui si aggiunge il tocco cameristico della violoncellista brasiliana Marlise Goidanich. De Aloe usa o trasforma l’armonica come se fosse la proiezione di una voce (Bjork), o un qualcosa che somigli a una tromba o a un sassofono. Ne sono prova i brani topici della cantante islandese come I’ve seen it all, Hyper ballad, Cosmogony, Come To Me e Joga. In questo gioco di rimandi e invenzioni la sezione ritmica composta da Mistrangelo e Stranieri svolge un ruolo eccelso garantendo ritmo, profondità e quella particolare sensibilità, di cui ne è pervaso il pianismo di Olzer (Overture), che serve a trasformare la musica di Bjork in un jazz ricercato, moderno, dai confini “flessibili”. Il virtuosismo della Goidanich garantisce, poi, “religiosità” antica e mistero alle volute nordiche bjorkiane (Bachelorette). Gloomy Sunday è un volare alto, un happy ending che precede i titoli di coda di una soddisfacente proiezione notturna che termina con l’Aurora.