Tim Berne – Snakeoil

Tim Berne - Snakeoil

ECM Records – ECM 2234 277 8654 – 2012




Tim Berne: sax alto

Oscar Noriega: clarinetto, clarinetto basso

Matt Mitchell: pianoforte

Ches Smith: batteria, percussioni






Sassofono, clarinetto, pianoforte e percussioni uniti per dare corpo ad una costruzione sonora variamente articolata. Snakeoil è il primo lavoro di Tim Berne per la ECM e, allo stesso tempo, è la prima prova discografica di un quartetto dal disegno particolare e formato, oltre dal sax alto del leader, dai clarinetti di Oscar Noriega, dal pianoforte di Matt Mitchell e dalla batteria e dalle percussioni di Ches Smith.


Snakeoil si compone principalmente di melodie e, va da sè, delle diverse dinamiche di incontro, di scontro, di incrocio e di stratificazione delle linee tracciate dai quattro interpreti. Un tessuto viene ricavato dalla lunga pratica con cui il quartetto si è avvicinato alla registrazione avvenuta all’inizio del 2011: la reciproca conoscenza fa si che la voce del gruppo sia salda coesa attenta a valorizzare tutti gli elementi messi in campo dal leader. E, soprattutto, la capacità di miscelare scrittura e dimensione cameristica con lo spirito del momento e con la vitale spinta propulsiva del suonare insieme.


L’assenza del contrabbasso se da una parte rende agile il quartetto e ne amplia gli spazi di manovra, dall’altra costringe l’insieme delle linee a tenere in considerazione la gamma sonora lasciata libera. Naturalmente non si tratta di sostituire una “linea di basso”: la scrittura svincola il quartetto dai ruoli canonici e sviluppa la musica in modo ampio per fare si che, di volta in volta, mano sinistra del pianoforte, percussioni e clarinetto basso possano intersecarsi in quell’area e dare sostegno alla declamazione continua del sax alto.


Snakeoil si segmenta in un susseguirsi di quadri sonori, frammenti che suddividono ulteriormente anche le sei tracce del disco: frasi e situazioni tornano e si combinano in maniera differente per stabilire una dimensione unitaria e dare vita in pratica ad una suite. L’obiettivo di Berne è senz’altro lasciare spazio intorno alla musica: se il sax alto è spesso al centro dell’attenzione, la massa sonora è sempre contenuta, rarefatta addirittura in alcuni passaggi, e la musica sembra promanare intorno alle linee del sassofono da cui prendono le mosse – in risposta, in opposizione o in sostegno – Noriega, Mitchell e Smith. È utile aggiungere come il lavoro dei tre non sia subalterno, ma riesce con continuità ad offrire una risposta elastica e reattiva alle composizioni di Berne. si torna a quanto si diceva prima: la pratica con il materiale rende possibile rispettare la composizione e viverla in maniera autonoma per trovare soluzioni che portino partecipazione e presenza nel lavoro. Tutto questo comporta che, anche nei passaggi più “urlati”, vengano rispettati i principi ispiratori del disco.


La ricerca di Tim Berne passa trasversalmente le diverse maniere di intendere la musica di ricerca o le espressioni radicali. I riferimenti storici vengono presi in considerazione per essere elaborati e reinterpretati in maniera differente: John Coltrane e Ornette Coleman, il rapporto musicale con Julius Hemphill, le avanguardie della musica contemporanea, il free europeo e la nuova scena newyorchese vengono utilizzati come numi tutelari più che come obiettivi da raggiungere, la solida maturità raggiunta da Berne permette di tenerne conto nella costruzione di un discorso che sfugge ai confronti.