Abeat Records – ABJZ 104 – 2012
Rosario Di Rosa: pianoforte, Fender Rhodes, synth
Piero Bittolo Bon: sax alto, sax baritono, clarinetto alto, electronics
Alberto Gurrisi: organo Hammond
Paolo Dassi: contrabbasso, basso, electronics
Riccardo Tosi: batteria
Paolo Botti: banjo, dobro, viola
Le Sorelle Marinetti: voci
L’idea della Contemporary Kitchen di Rosario Di Rosa è quella di mette a confronto, anzi a stridente contatto diretto generi e suggestioni musicali di stampa estremamente diverso. Si passa dal recupero di Dadaumpa, eseguita in maniera volutamente ancor più retrò, alle atmosfere spaziali evocate dai suoni elettronici, attraversando le stagioni del rock progressive e delle avanguardie jazzistiche. Un’ottica decisamente caleidoscopica, sostenuta e aumentata dalla collisione tra precisione stilistica e disincantato distacco degli interventi dei vari musicisti: i canoni di genere, cioè, vengono accolti e stravolti, ogni passaggio viene affrontato con il rispetto delle regole e l’intenzione di portare istantaneamente quello stesso materiale verso altre direzioni.
Rosario Di Rosa spinge il ragionamento musicale verso un vero e proprio pastiche post-storico: generi e sonorità vengono mescolati e mantenuti riconoscibili, le regole del gioco sono di volta in volta diverse e di conseguenza cambiano le relazioni tra vari elementi, le motivazioni dei vari passaggi.
L’ironia è uno degli ingredienti principali del disco ed è la chiave utilizzata da Di Rosa per rende plausibili molti degli “scontri” sonori. Certo Yawp!!! è un lavoro che non lascia molto scampo al purista o all’ascoltatore che preferisce seguire un’atmosfera o uno stile nel corso di un album. L’approccio al jazz di Rosario Di Rosa e dei suoi musicisti si rivolge all’attitudine più che al linguaggio: il jazz inteso come capacità di sintesi e di appropriamento, come spinta creativa. E di questo passo diventa facile utilizzare Yawp!!! come punto di partenza per riflessioni a posteriori sulle evoluzioni delle musiche di oggi, sul significato dei generi e sulle loro reciproche e restanti differenze e, soprattutto, sulla possibilità di usare creativamente le combinazioni tra linguaggi come mezzo di espressione.
E, in effetti, nelle nove tracce si passa attraverso tante delle anime musicali del novecento. Se i primi riferimenti che si affacciano immediatamente possono essere Frank Zappa o Elio e le Storie Tese, se si pensa all’idea di musica plasmata alle necessità di testo, atmosfere, teatralità e via dicendo, l’incrocio di voci che apre il disco, così come l’incontro di suoni ancestrali – dobro, banjo – ed elettronica rimandano allo sguardo rivolto alla musica del secolo scorso da Wim Wenders in The soul of a man.
Così. sin dal primo brano – il cui titolo, The dream is on the table (I’m on the table too), cioè il sogno è sul tavolo e sono sul tavolo anche io, rivela d’impatto moltissime sfaccettature – si innestano voci registrate su corse brucianti e aggressive dei sassofoni, liriche improvvisazioni solitarie di organo Hammond si aprono su momenti di lucido swing a loro volta risolti da libere ed informali conversazioni tra i vari musicisti. Le soluzioni portate da Rosario Di Rosa affrontano tutto questo in una logica combinatoria, arricchita dalle reazioni dei vari musicisti agli spunti proposti, vivificata da una disposizione divertita, ironicamente disincantata, onnivora in maniera funzionale agli equilibri del disco.