Foto: Fabio Ciminiera
Casa del Jazz Festival 2012.
Roma, Parco della Casa del Jazz – 4/31.7.2012
Nel mese di luglio la Casa del Jazz di Roma apre il suo splendido parco dando vita ad uno dei più bei festival estivi. Da tradizione infatti il cartellone si fa anno dopo anno sempre più interessante e ricco, proponendo un perfetto mix di giovani emergenti ed artisti più noti, divenendo pian piano uno degli appuntamenti più attesi della capitale in ambito jazzistico. Ad aprire i battenti il 4 luglio è Enrico Rava con il suo quintetto Tribe, ormai praticamente piacevole ospite fisso del festival, seguito il 13 da un altro grande evento, il concerto della formazione Bad Plus impreziositi dal sassofono di Joshua Redman. Ma è nella settimana conclusiva che il programma offre i maggiori spunti di interesse: il 22 è di scena uno dei trombettisti più autorevoli del panorama mondiale, l’eclettico Roy Hargrove, tornato finalmente a Roma con il più classico dei suoi quintetti. Impegnato da sempre in innumerevoli progetti che vanno dalla musica cubana all’hip hop, Hargrove è qui protagonista di una musica raffinata ed elegante più legata alla tradizione bop degli anni sessanta, imperniata comunque di elementi freschi ed originali. Con il fedele Justin Robinson al sax contralto, spalla ideale dal fraseggio entusiasmante, la formazione è completata da una ritmica corposa e frizzante che fin dall’inizio incalza il leader in scambi ripetuti. I cinque divertono e si divertono con i due generosi frontman che concludono il concerto suonando in marcia tra la folla entusiasta, ricordando le processioni di New Orleans.
Il 25 sbarca un altro progetto altrettanto interessante: Brian Blade & The Fellowship Band. Qui le atmosfere sono ben più cupe e cariche di tensioni, con i tamburi di Brian Blade al centro della scena. Un quintetto che vede ben due sassofoni imprimere ancor più potenza all’ensemble, il contralto di Myron Walden e Melvin Butler al tenore, veri mattatori della serata in interminabili monologhi ricchi di armonici. La ritmica di contro è davvero ben assortita con Balde come di consueto energetico e possente, con il contrabbasso di Chris Thomas impegnato in ricorrenti pedali ad infondere ancor più phatos. I brani, tutti molto lunghi ed articolati, saranno alla fine soltanto sei per un’ora e mezza di musica che non stanca mai di sorprendere e che testimonia, oltre alle eccellenti doti tecniche, una ottima capacità di scrittura di Blade e degli arrangiamenti degni di nota.
Il 26 infine arriva quello che forse è l’evento di punta di tutta la rassegna, il ritorno nella capitale di Dee Dee Bridgewater a neanche un anno dalla sua ultima apparizione all’Auditorium in occasione del Roma Jazz Festival. Il progetto è il medesimo, ovvero l’omaggio alla cantante Billie Holiday, e medesima è anche la formazione rispetto allo show autunnale, per la verità non memorabile allora, ma con un repertorio diverso nella seconda parte, sicuramente più frizzante e meglio modellata sulla voce squillante della Bridgewater. La prima metà dello show è difatti concentrata sui brani dell’ultimo disco To Billie With Love in cui vengono ripresi i temi più cari alla Holiday, dalla iniziale Lady Sings The Blues alla celeberrima Strange Fruit passando per Lover Man e All Of Me. Supportata da un quartetto di assoluto valore, con il solo Edsel Gomez al pianoforte presente anche su disco, la Bridgewater affronta con la solita esuberanza gli standards con la quale è cresciuta e formata, in accesi duetti con il bravo Melvin Butler al sassofono. Ma è nella seconda parte che i cinque danno il meglio laddove si possono riconoscere frammenti di latin jazz e musica africana, contesti in cui la voce Dee Dee Bridgewater riesce perfettamente a calarsi e dove spiccano due splendide interpretazioni di Afro Blue e My Favorite Things, in uno show finalmente all’altezza della fama di una delle più importanti voci contemporanee.
Lunga vita ad un festival che sicuramente ha vinto la sua scommessa presentando un cartellone di assoluto rilievo, in cui trovano spazio tra gli altri anche le belle voci delle nostre Roberta Gambarini e Cristina Zavalloni, in una location da incorniciare e finalmente premiato da un’ottima presenza di un pubblico competente e attento.