Roccella Jazz 2012. Il Jazz è Donna (Parte IV)

Foto: Romualdo Del Noce





Roccella Jazz 2012. Il Jazz è Donna (Parte IV)


(segue dalla terza parte)



Già dalla seconda giornata, Roccella 2012 è stata toccata da una doppia e carismatica presenza al femminile: la vocalist romana Elisabetta Antonia e l’arpista cagliaritana Marcella Carboni portano avanti da circa un anno una sofisticata attività in duo, sancita dall’incisione Nuance e tuttora diffusa su ribalte concertistiche che hanno già toccato almeno tre continenti. Roccella ne ha fornito una rappresentazione privilegiata, e l’occasione viene còlta per iniziare a raccogliere con tutte le protagoniste femminili di quest’edizione del Festival quale sia nei loro intenti e nella loro esperienza il contributo dell”altra metà” del jazz.



Jazz Convention: «Qual è il significato del vostro progetto nell’ambito di questo Festival?»


Elisabetta Antonini: «Questo Festival da sempre, probabilmente, è una realtà musicale e artistica aperta ai progetti più coraggiosi. Dico che vi trova ospitalità l’imprevisto, l’inaspettato e l’inusuale, e mi sono sentita particolarmente lusingata dal fatto che vi sia voluta dare ospitalità al nostro progetto, confermando la mia idea che qui a Roccella dia spazio a realtà e iniziative che difficilmente trovano attenzione e ascolto altrove.»


Marcella Carboni: «Siamo state invitate dal direttore Artistico, e siamo consapevoli che il Festival ha un valore tale che anche la semplice presenza qui è stata assolutamente piacevole; abbiamo già portato in giro il nostro progetto, ma è stata una speciale occasione poterlo portare qui, vista anche la rarità di occasioni concertistiche nel Meridione. Si tratta di un progetto di jazz contemporaneo già proposto in diversi Festival, ma riteniamo che questo repertorio in questo caso si sposi molto bene con la filosofia del festival, le cui diverse sfaccettature esprimano tanti aspetti del jazz.»



Jazz Convention: «Vorremmo approfondire la genesi e le caratteristiche del vostro progetto, considerando anche lo stato del mercato?»


Marcella Carboni: «Il progetto è stato da me ideato nell’ambito dei Seminari di Nuoro, dove ho rivolto ad Elisabetta un invito che avrebbe dovuto concretizzarsi in un solo concerto. Ma la nostra formula ha funzionato, e quindi il progetto sta vivendo una sua vita ulteriore. Mi chiedo poi, quanto ai riscontri del successo discografico, cosa possa essere considerato commerciale o “di successo” oggi: credo che i musicisti in primis debbano seguire il loro ideale, altrimenti non sarebbero autentici. E’ un album di jazz cameristico-contemporaneo con cui crediamo di aver apportato, anche a questo Festival una… “Nuance” (ride – n.d.r) del jazz contemporaneo.»



Jazz Convention: «Abbiamo inteso tenere in particolare conto le valenze “al femminile” di questa vostra esperienza.»


Elisabetta Antonini: «Più o meno consapevolmente, ci siamo interrogate sulla curiosità verso la musica da parte di una natura differente, quale quella femminile appunto. Con il duo arpa-voce all’interno di questo progetto, noi non riteniamo di aver realizzato un progetto di nicchia o per un’audience ristretta: Nuance vive anche di momenti più leggeri, ma richiede comunque un ascolto attento fatto di dinamiche sottili, che può vivere meglio se accolto entro un contesto più adeguato. Abbiamo speso la nostra alchimia costruendo volta per volta sui pezzi, e la registrazione ne esprime le particolarità».



Nella terza giornata, la serata pubblica presso il Porto delle Grazie, è stata vivacizzata dall’ingresso in scena dallo spumeggiante e coinvolgente personaggio della cantante statunitense Kandace Lindsey. Accompagnata da una giovane e tonica band tutta made in Italy, certamente ben forgiata da una pratica nell’ambito fusion, tra cui (sempre in tema femminile) spiccava la sicurezza e la ricchezza di apporti della pianista Armanda Desidery, la catturante Lindsey ha imbastito la performance con più che convincente mestiere, in grande sinergia coi suoi sidemen, palesando un grande agio prevalentemente nelle espressioni soul.



Jazz Convention: «Kandace, per il pubblico che ti conosce meno vorremmo parlare della tua formazione e delle tua carriera?»


Kandace Lindsey: «Ho iniziato da ragazzina cantando in un coro di chiesa, e ascoltando un mix di jazz, soul, rock e anche musica latina nei dintorni di casa mia a Phoenix, in Arizona. In quanto figlia di padre sassofonista e madre appartenente ad una stirpe di cantanti, ho studiato piano classico e flauto già in tenerissima età: mio padre mi faceva mettere in pratica i miei talenti d’improvvisazione suonando e cantando successi di Aretha Franklin, Stevie Wonder o Earth Wind & Fire accompagnandomi al sax, mia madre mi incoraggiava a cantare standard di artisti quali Sarah Vaughan, Billy Holiday e Lena Horne. Rapidamente iniziata la mia carriera professionale come autrice e cantante in California, ho cantato diversi anni con l’artista latino Marc Anthony e quindi con Jennifer Lopez. Ho deciso un paio di anni fa di saltar fuori dalle retrovie e proseguire con una mia carriera da solista: il mio album Acoustic Fire, di cui sono co-autrice e co-produttrice, è stato in ballottaggio per il Grammy Award, per il quale ha ottenuto una nomination nel 2011.»



Jazz Convention: «Ci parli di cosa ti ha portato al Festival di Roccella Jazz, presentandoci anche la tua band?»


Kandace Lindsey: «Sono stata contattata da Enrico Blumer in Italia agli inizi dell’anno per esibirmi in questo rinomato Festival in estate: tutto è andato in porto e ho potuto partecipare, per me Roccella è stata una magnifica esperienza! Anche la mia incredibile band, tutta italiana, è stata messa insieme da Enrico: per la verità non ci eravamo mai esibiti insieme prima del Festival, e dopo alcune prove iniziate al mio arrivo due giorni prima del Festival l’alchimia tra noi era davvero magica! Il batterista Gianluca Brugnano, il bassista Diego Imparato, il chitarrista Federico Luongo e la pianista Armanda Desidery sono davvero grandi musicisti e senza dubbio continueremo a suonare insieme in futuro.»



Jazz Convention: «Dedichiamo questa sezione alla performance al femminile: cosa rende speciale nel jazz il contributo delle donne?»


Kandace Lindsey: «Ciò che penso sul ruolo femminile nella performance jazz e nella musica contemporanea è che non c’è niente come ascoltare il cuore, l’anima e la potenza di una voce di donna. Inizialmente, nel jazz gli uomini possono anche aver dominato la scena, ma avverto che l’ingresso di una voce femminile vi ha realmente apportato un unico e molto spendibile aspetto. Vi ringrazio per questo incontro, adesso ho davvero voglia di continuare a partecipare ai vostri Festival così come in tutta Europa.»



La prima parte del Festival chiudeva le performance al femminile, la sera successiva, con l’ensemble di Ada Montellanico, la quale (cosa quanto mai calzante con il nostro tema) presentava il suo recente progetto Suono di Donna, accompagnandosi ad un’assortita e raffinata compagine di giovanissimi strumentisti, sotto la guida di un Giovanni Falzone piuttosto in vena di spendersi, e riprendendo eterogenei materiali che da Carla Bley, Bjork, Carmen Consoli via via fino a Maria Schneider e Joni Mitchell, fissando un personale trait d’union tra protagoniste della vita del jazz e del pop.



Montellanico in particolare è una presenza più volte seguita e apprezzata proprio sui palcoscenici di Roccella, e può quindi parlarne forte di una plurima presenza di campo.



Jazz Convention: «Ada, da parte tua un’ennesima riconferma.»


Ada Montellanico: «Torno a questo Festival così importante e così autorevole, e che mi ha portato già tanta fortuna. Sono stata certo anche coinvolta nei seminari di canto, ad esempio, ma ho potuto realizzare progetti concertistici diversi, quali un progetto sulle canzoni in duo con Danilo Rea, un’interpretazione della Tempesta, scritta da Massimo Nunzi e realizzata insieme a musicisti quali Gianluigi Trovesi e Paolo Damiani, in cui duettavo con Niccolò Fabi, ma particolarmente importante è stato Danza di una Ninfa, insieme a Enrico Pieranunzi. Questo ha avuto luogo nel 2005, un programma estremamente fortunato in quanto ho potuto mettere in musica poesie di Luigi Tenco, la famiglia Tenco aveva dato il proprio assenso, e sono stata l’unica a ricevere tale privilegio: a Roccella ha avuto luogo la prima, ed il programma ha poi avuto estremo successo.»



Jazz Convention: «Particolarmente nel caso della tua ultima produzione, Suono di Donna, ci si può interrogare delle valenze del jazz al femminile.»


Ada Montellanico: «In questo mio ultimo lavoro ho voluto prestare la mia voce alla donne compositrici, autrici, e anche direttrici d’orchestra in certi casi; un punto di vista abbastanza ovvio, direi banale, per quanto attiene al mio percorso, ma questo concept-album sembra mostrare degli aspetti innovativi. Si parla poco di espressione musicale che vada oltre l’interpretazione, ma sottolineare questo aspetto “inusitato” non sembrava poi così scontato. Questo mio “Suono di Donna” nasce in primis da un’esigenza mia di voler approfondire tutto un aspetto di arrangiamento e composizione, elementi forti ma che nel mio caso avverto essere ancora in embrione e da sviluppare ulteriormente. Difficile disconoscere che noi donne disponiamo di uno spazio minoritario: andando sul versante pratico, cito una Maria Schneider (ancor più, se vogliamo di una Carla Bley) – è una tipologia di figura di cui noi non disponiamo. Si tratta di donne che hanno un rapporto con la musica molto completo e a più livelli, incluso quello manageriale, e per conto mio intendo sviluppare progetti ulteriori impegnandomi dunque su questi aspetti su cui mi sto attualmente concentrando».



Riprenderemo certamente la conversazione con tutte le altre artiste qui brevemente coinvolte entro articoli più personalizzati. L’incursione su Roccella Jazz 2012 prosegue trattando l’elemento di maggior colore di quest’edizione, le “Cose Turke” del sottotitolo, nonché dialogando con i relativi artefici.



(segue nella quinta parte)