Foto: da internet
Slideshow. Sergio Sorrentino.
Jazz Convention: Così, a bruciapelo chi è Sergio Sorrentino?
Sergio Sorrentino: Un Musicista. Un chitarrista-compositore e improvvisatore di questa epoca.
JC: Mi racconti ora il primo ricordo che hai della musica?
SS: Un carillon… ricordo che da bambino ero rapito da quel suono. L’avrei ascoltato per ore e ore…
JC: Quali sono i motivi che ti hanno spinto a diventare un musicista?
SS: Un unico motivo: non avrei potuto fare altrimenti. Ogni giorno mi sveglio con il pensiero di fare musica. La mia è una vocazione che prende vita da un bisogno fisico di suonare e creare musica.
JC: E in particolare un chitarrista?
SS: Beh, scelsi la chitarra per il suo suono, così dolce ed allo stesso tempo così selvaggio.
JC: Ma cos’è per te la chitarra?
SS: Quando ho posto la stessa domanda, durante un’intervista, a John Zorn, il grande sassofonista mi ha risposto:”la chitarra è per me un dispositivo di risonanza”. Una definizione efficace quanto brutale. Dal canto mio definisco la chitarra un meraviglioso gioco tattile e sonoro!
JC: Quali sono le idee, i concetti o i sentimenti che associ alla musica?
SS: Per me sono fondamentali i concetti di creatività, ricerca sonora ed espressività. Suonando cerco sempre di immedesimarmi al massimo a livello sentimentale e poetico. Non suono mai “tanto per suonare”. Sono consapevole che il mio ruolo di musicista è importantissimo, e voglio fare di tutto per condividere emozioni profonde con il mio pubblico.
JC: Sei un musicista più unico che raro: suoni lo strumento classico e quello elettrico; esegui partiture e improvvisi; come concili il tutto?
SS: Ti ringrazio…Cerco di mantenere sempre viva la curiosità verso situazioni diverse e di spingermi costantemente verso realtà nuove. Odio i paraocchi, il salire in cattedra. Odio gli accademismi stupidi. La musica è creatività! Quindi devo essere libero di sapere interpretare la Sequenza di Berio ed anche di improvvisare liberamente sullo strumento. Solo così riesco a sentirmi un musicista completo e libero…
JC: Tra i dischi che hai fatto ce ne è uno a cui sei particolarmente affezionato?
SS: È dura: i dischi sono un po’ come i figli. Forse in questo momento tengo di più all’ultimo, “Tempus Fugit”, un album contenente brani miei e di autori contemporanei per chitarra sola, ma anche per chitarra elettrica, chitarra ed elettronica, chitarra barocca e chitarra battente. Tra gli autori figurano Azio Corghi, Bruno Maderna, Andrew McKenna Lee, eccetera. È un album che ha richiesto un duro lavoro di preparazione; è stato poi masterizzato presso lo Stillsound Audio Studio di Brooklyn in America e pubblicato dalla Silta Classics.
JC: E tra i dischi che hai ascoltato quale porteresti sull’isola deserta?
SS: Sicuramente Kind of Blue e Bitches Brew di Miles Davis, qualsiasi registrazione di Julian Bream, molti long playing di John Coltrane, Jimi Hendrix, Cecil Taylor, Ornette Coleman e Daniele Sepe (tutti i suoi dischi sono dei capolavori). E poi il cd Unplugged di Eric Clapton.
JC: Quali sono stati i tuoi maestri nella chitarra?
SS: I principali maestri sono stati Francesco Langone (mio primo maestro), Angelo Gilardino e Luigi Biscaldi (con i quali mi sono perfezionato). I maestri “ideali” sono stati Mick Goodrick, Derek Bailey, Fred Frith, Eric Clapton, Jimi Hendrix…
JC: E padri spirituali nella musica, nella cultura, nella vita?
SS: Musicalmente sono stato segnato dall’esempio di Coltrane. Il suo spirito e la sua dedizione all'”opera” è per me sempre fonte di ispirazione. Nella cultura sono vicino alle istanze della letteratura francese del Novecento, Beckett, Brecht. Amo la poesia di Sanguineti e il cinema di Kubrick e Spike Lee. Per quanto riguarda la cultura politica, so di essere anacronistico, ma sono ancora legato all’ideale di ribellione terzomondista di Ernesto “Che” Guevara.
JC: Qual è per te il momento più bello della tua carriera di musicista?
SS: Quando sono sul palco. Non c’è niente di più bello per me che condividere con il pubblico la mia musica.
JC: Quali sono i musicisti con cui ami collaborare?
SS: Tutti i musicisti aperti a nuove frontiere e non arroccati su qualcosa di precotto. Amo collaborare con i compositori che scrivono per me nuove opere (Corghi, Cifariello Ciardi, Rebora, Delpriora, e tanti altri) e con i musicisti con i quali condivido un progetto in Trio. Sono il trombettista Simone Telandro e Luca Sigurtà, performer di musica concreta ed elettroacustica.
JC: Cosa stai progettando a livello musicale per l’immediato futuro?
SS: Da gennaio partirà un mio nuovo progetto legato a composizioni inedite per chitarra elettrica. Ho chiesto ad alcuni dei più importanti compositori italiani (Colombo-Taccani, Taglietti, De Rossi Re, Nova, ed altri) di scrivere per me alcuni brani per chitarra elettrica sola. Si tratta di un progetto che mi emoziona tantissimo… contribuire ad accrescere il repertorio colto per questo fantastico strumento… non ha prezzo!
JC: Ne farai poi un disco?
SS: Sì, con questo progetto realizzerò un CD e un giro di concerti. Sarà il mio secondo CD di chitarra elettrica, dopo “Behind the Window” che è un disco di improvvisazioni. Poi, per concludere, è in ballo una split release con il grande chitarrista austriaco Burkhard Stangl (già con Fennesz) e terrò vari concerti in Italia e all’estero. A Novembre sarò a Milano con un programma di musica contemporanea.