Introducing… Vince Abbracciante!

Foto: Fabio Ciminiera









Introducing… Vince Abbracciante!


Vince Abbracciante, rising star della fisarmonica, stimato dal maestro Richard Galliano, ha dato alle stampe il suo primo cd da leader. Accompagnato da un team di bravi musicisti che lo spalleggiano nelle sue incursioni a ridosso del jazz e del tango, Abbracciante ha realizzato un disco che è allo stesso tempo un compendio d’intenti e un mostrare le proprie capacità musicali e compositive.



Jazz Convention: Vince Abbracciante, facciamo un punto sulla tua carriera musicale, sulla tua formazione di musicista e sulle tue collaborazioni.


Vince Abbracciante: Ho mosso i primi passi sulla fisarmonica all’età di otto anni con mio padre. Anni dopo mi sono innamorato di un disco di Dexter Gordon e da quel giorno ho sempre cercato di improvvisare qualsiasi cosa sul mio strumento, cercando d’imitare la sua energia. Ci sono quattro elementi che mi hanno sempre accompagnato nella mia formazione musicale e umana: la curiositá, il rischio, la passione e un forte (a volte forse eccessivo) senso autocritico. Nel corso degli anni ho sempre ascoltato e studiato diversi tipi di musica, sperimentando il tutto nei concerti live, all’inizio solo sulla fisarmonica. Da qualche anno mi dedico anche alle tastiere Vintage (Hammond, Farfisa, Rhodes, Wurlitzer) per soddisfare la mia anima psichedelica. Durante questo percorso formativo ho collaborato con diversi grandi musicisti, tra cui Marc Ribot, Juini Booth, Flavio Boltro e Bruno Tommaso. Da ognuno di loro ho potuto cogliere sempre qualcosa di speciale. Mi hanno arricchito. Per quanto riguarda il presente, al momento, sono impegnato con il quartetto del violinista Luca Ciarla, con il quale ho la possibilità di esibirmi in tutti i festival importanti del mondo; mentre con i Bumps (mia band storica da dodici anni) abbiamo in programma una serie di concerti con il grande organista John Medeski. Quest’inverno, poi, uscirà un album dedicato al tango che mi vede in duo con la bravissima Paola Arnesano.



JC: Perché hai scelto per il tuo disco il titolo Introducing Vince Abbracciante?


VA: Introducing… perché, nonostante abbia già registrato diversi dischi da co-leader, in questo lavoro volevo presentarmi da solista in un contesto prettamente jazzistico con la mia amata fisarmonica come unico strumento armonico.



JC: Come nasce la collaborazione con Bumps Records?


VA: Innanzitutto non parlerei di collaborazione ma di conduzione. La Bumps Records nasce dall’esigenza di produrre musica senza filtri d’intermediazione artistica o commerciale. Il collettivo che ha dato luce a questa realtà si chiama The Bumps ed è formato da Antonio Di Lorenzo, Davide Penta e il sottoscritto. Insieme produciamo musica da più di dodici anni, collaborando con diverse etichette, tra cui la prestigiosa Universal. I tempi creativi sono ormai superiori ai tempi di qualsiasi etichetta con cui abbiamo collaborato, ed ecco l’esigenza di averne una propria, con cui scavare all’interno della propria sensibilità artistica (negli USA è prassi comune). Inoltre siamo aperti ad accogliere in questo contenitore artistico la musica dei nostri colleghi di cui abbiamo assoluta stima e i generi più diversi. Importante è che ci sia creatività e originalità come segno distintivo. Non ci sono produzioni esclusivamente jazzistiche, anche perché il jazz è una musica con un processo dialettico continuo, di cui non possiamo nel presente stabilirne i confini assoluti. Sarà il tempo e l’analisi ex post a dirci quanto di jazz abbiamo prodotto con la Bumps Records, ma di sicuro si tratterà sempre di ottima musica.



JC: Il disco annovera un cast di ottimi musicisti.


VA: Primo tra tutti Juini Booth. Ci siamo conosciuti in una jam session a Phoenix in Arizona. Dopo quell’incontro abbiamo cominciato a suonare insieme. Nella musica c’è magia, riesce a unire persone apparentemente distanti! Ricordo le sue collaborazioni negli album di McCoy Tyner e Steve Grossmann. Averlo avuto nel mio disco è un onore! Mi sono poi circondato di musicisti per i quali nutro stima assoluta e che hanno fatto e continuano a fare la storia del jazz pugliese (ma anche italiana), come Roberto Ottaviano e Antonio Di Lorenzo ai quali, non a caso, ho lasciato loro la prima introduzione e la conclusione del disco. Inoltre ho voluto al mio fianco Fabrizio Scarafile e Giuseppe Delre, persone a me care e musicisti di notevole spessore.



JC: I brani sono nella gran parte tuoi e poi di Booth e Di Lorenzo. Come nascono? Ce li puoi raccontare?


VA: Visione è il brano più difficile credo. Nasce da una nota comune per tutti gli accordi, il Fa#, mentre la melodia mi è stata suggerita dal “s\entimento”. Booth mi diceva sempre che per lui questo tema aveva un significato profondo, visualizzava nella melodia diversi paesaggi e mi consigliava di trovare un titolo che potesse racchiudere tutte queste sensazioni. C’è un aneddoto: con Booth suonammo questo brano a New York con una band americana. Dopo un anno incontrai il sassofonista di quella band (Stacy Dillard) che mi disse: «Oh man, sogno spesso il tuo brano (accennandomi il tema!), sei fortunato che puoi suonarlo quando vuoi!». La cosa mi riempì di gioia. En Mi è un brano che ho composto molto tempo fa, durante una delle mie notti insonni in cui prendo lo strumento e inizio a improvvisare melodie, il titolo dice tutto. No or Yes è la mia risposta a Yes or No di Wayne Shorter. Puglia invece è una ballad che Booth ha voluto dedicare alla nostra regione dopo aver passato due settimane indimenticabili, tra concerti e registrazione del cd: si è innamorato di questa terra. MDX e Nublu Bossa sono altre due composizioni di Juini, dove la seconda è un reprise di Blue Bossa. Triss è un mio sentito omaggio al caro amico Vincenzo Deluci che anni fa scrisse questo delizioso brano, mentre La Jaiba mi è stata suggerita da un racconto di Alejandro Jodorowsky: Albina o il popolo dei cani, dove tra i protagonisti c’era un personaggio un pò assurdo che mi ha ispirato. Infine The Orphan è una composizione di Di Lorenzo. La prima volta che l’ho ascoltata era sul suo disco suonata da Steve Lacy e mi piacque tantissimo.



JC: La fisarmonica inserita nel contesto musicale italiano, tra jazz e tradizione. Come la vedi?


VA: La vedo sempre meglio. Raramente ho trovato persone che non amassero questo strumento in tutti i contesti musicali. Sento il suo suono quasi ovunque: in discoteca, nelle pubblicità, nelle fiction, nelle orchestre classiche, nei grandi teatri, nei jazz club. Dobbiamo un grazie a tutti quegli artisti che per primi e in tempi non sospetti hanno inserito questo strumento in contesti non tradizionali, cito: Wolmer Beltrami, Art Van Damme, Frank Marocco, Antonello Salis, Gervasio Marcosignori, Peppino Principe, Pino Di Modugno e Richard Galliano. Considero questi artisti quasi eroi, senza di loro forse la fisarmonica non avrebbe avuto la stessa considerazione che ha oggi. Tra loro rientra anche Astor Piazzolla, anche se il suo strumento è un pò diverso.



JC: Il futuro di Vince Abbracciante?


VA: Il mio obiettivo è cercare di rendere le persone consapevoli della bellezza e dell’importanza della musica. Se dovessi riuscirci con la mia musica sarò doppiamente felice.