Volume! Records – VAP 005 – 2012
Michele Di Toro: pianoforte
Echolocation è un disco che sfida l’estetica, che rivaleggia con la bellezza a colpi di sensibilità e introspezione. È una sorta di lunga suite improvvisata che il pianista abruzzese ha suddiviso in due parti e tredici momenti dandogli dei nomi e delle attribuzioni, chiamandoli secondo l’ispirazione e la musica del momento, che sia jazz, classica, impressionista, contemporanea o popolare. È un turbinio d’aria, una folata di vento che solleva gli oggetti più disparati e li fa volare insieme.
Questo è Echolocation, una finestra aperta sulla vita, qualcosa che entra e da spunto alla narrazione (La favola continua). È il piano …Al chiaro di luna che disegna solitario i pensieri dell’artista. Una lunga suite crepuscolare (15 Luglio), ispirata a paesaggi che riflettono l’interiorità del pianista (Il giardino segreto). È soprattutto una sfida contro se stesso, umorale negli atteggiamenti, nelle soluzioni timbriche che alternano lunghi momenti di somma tranquillità (Senza te) ad accelerazioni dell’animo, come in Echolocation, o sdoppiamenti della personalità, come in Dr. Jekyll & Mr. Hyde.
Nel secondo frammento di suite, “appunti e disappunti”, Di Toro prende per la “colletta” i suoi maestri formativi rifacendogli un nobile verso e caratterizzandoli attraverso le loro personalità artistiche: la follia de L’arrogante Bartok, il tratteggio impalpabile e irreale di Prokofiev il visionario, il ludico Chick Corea il giocoliere, lo charme di Debussy l’adulatore e la ripetitività ossessiva di Stravinsky il logorroico. Distorti saluti richiama all’ordine una brigata traballante d’idee e chiude una narrazione sul ritmo di un honky tonky precario nell’equilibrio, come un pianista su un battello che rolla da una parte all’altra della vita…