Foto: © Gong MusicWorkshop
ACTDay @ Gong MusicWorkshop.
Pescara, Gong MusicWorkshop. 23.11.2012
L’idea – semplice quanto mastodontica – è stata di Antonio Di Nicola, storico animatore di Gong, il negozio di dischi che ha rappresentato per gli appassionati abruzzesi, e non solo, il riferimento sicuro per il jazz sin dagli anni ’80. Mi chiama in negozio e mi dice, diretto: “Dal momento che si celebra il ventesimo anniversario della ACT, ho pensato di fare due cose. La prima, ho ordinato una buona percentuale dei dischi del loro catalogo per dedicare i mesi di novembre e dicembre alla ACT. E, poi, potremmo fare una guida all’ascolto, un ACT Day, con te e Marco Di Battista che presentate musicisti, dischi, situazioni e storie dell’etichetta.” E i fortunati prescelti, risposero.
In realtà, il compito più arduo e ardito è stato quello di condensare in un tempo ristretto una vicenda lunga vent’anni, attiva e significativa, capace di presentare sul proprio sito un catalogo di 280 titoli, sia pure con qualche ripetizione dovuta a edizioni in vinile e compact disc e raccolte. Una storia musicale animata da passione, ma anche da intenzioni diverse quanto precise, come l’obiettivo di voler togliere la patina di inaccessibilità e intellettualismo al jazz oppure di individuare personalità da seguire nel proprio percorso artistico.
Il dialogo aperto con appassionati del jazz, ascoltatori meno assidui, musicisti e festival si fonda su diversi aspetti. Il risalto da Sigfried Loch alle voci del jazz, alle varie interpretazioni del pianoforte, ai musicisti emergenti, al le radici europee e alle loro possibili fusioni. Questo è un aspetto che in qualche maniera differenzia la ACT dalla ECM, vale a dire nel catalogo della prima la presenza di musicisti statunitensi come leader è davvero limitata, si indirizza verso interpreti dal profilo non consueto e, in pratica, tra questi il solo Vijay Iyer è giunto ad avere quattro titoli pubblicati dall’ACT. Altro elemento peculiare è la scelta artistica delle copertine dei lavori: il connubio tra jazz e arte contemporanea, due passioni profonde di Loch, porta opere di artisti importanti del nostro tempo a rappresentare l’immagine dei dischi, attraverso un legame spesso sorprendete.
Una storia fatta anche di rapporti personali forti tra patron e musicisti. All’interno del catalogo, vi sono molte lunghe storie, composte da decine di titoli e collaborazioni incrociate tra i protagonisti dell’etichetta. Interpreti come Nils Landgren, Nguyen Le, Joachim Kuhn, Esbjorn Svensson, Ulf Wakenius, Lars Danielsson, Rigmor Gustafsson, Viktoria Tolstoy e Michael Wollny sono presenti con costanza nell’arco dei vent’anni di attività. Altri come il già citato Iyer oppure Iiro Rantala, Yaron Herman, Youn Sun Nah, Rudresh Mahanthappa si sono avvicinati negli anni più recenti. Altri ancora come Bugge Wesseltoft o Solveig Slettahjell sono nell’orbita dell’etichetta e pubblicano con la ACT in maniera meno costante.
Per venire alla serata pescarese, abbiamo focalizzato il raccontare sulla storia dell’etichetta e, seguendo questo canovaccio, abbiamo fatto entrare nel discorso i ritratti e le esperienze di parte dei musicisti e l’ascolto di materiale dell’archivio di Jazz Convention, come l’intervista realizzata nel 2005 con Esbjorn Svensson in occasione del concerto tenuto ad Ancona Jazz.
L’importanza della ACT nel panorama del jazz odierno è naturalmente testimoniata dal valore dei musicisti che incidono nei suoi dischi e sull’influenza esercitata sulla scena contemporanea da interpreti come Esbjorn Svensson. Loch e la sua etichetta hanno saputo – forse nell’ultimo momento possibile per un’impresa simile – far convergere su una visione complessiva allo stesso tempo diretta e articolata il lavoro e l’impegno di tanti attori diversi con l’idea comune e necessaria che si potessero ancora aprire nuovi territori per il jazz.