Vertex Quintet – Fermata Obbligatoria

Vertex Quintet - Fermata Obbligatoria

Notami Edizioni – NJ003 – 2012




Emanuele Evangelista: pianoforte

Roberto Zechini: chitarra elettrica

Marco Postacchini: sax soprano, sax tenore, clarinetto basso

Gabriele Pesaresi: contrabbasso

Ananda Gari: batteria





Nove composizioni di Emanuele Evangelista e Terza Amalassunta di Roberto Zechini costituiscono la scaletta di Fermata Obbligatoria del Vertex Quintet. E questo mette subito in risalto l’aspetto collettivo della formazione voluto dal pianista: se la scelta e la proposta dei brani è massimamente riconducibile a lui, ai vari componenti del quintetto è richiesta una partecipazione attiva per una dimensione paritaria e democratica della musica. E, conoscendo i percorsi dei musicisti coinvolti, non poteva essere che così, viste le collaborazioni strette tra i cinque.


Emanuele Evangelista, Roberto Zechini, Marco Postacchini, Gabriele Pesaresi e Ananda Gari hanno collaborato spesso insieme in numerose formazioni – dai piccoli combo fino alla big band – e questo porta un valore aggiunto allo sviluppo del discorso. Il quintetto in pratica risolve nella consolidata confidenza e nelle peculiarità dei singoli, peraltro sempre messe al servizio della formazione, la propria coerenza: forte di questo punto costitutivo, può spingersi senza perdere equilibrio nelle varie direzioni.


Dieci composizioni per un ragionamento musicale che guarda alle tante posizioni del jazz odierno e ne percorre i tratti salienti in un disco vario ed aperto. Senza voler essere rivoluzionario e senza rinnegare le tradizioni esplorate nel secolo scorso, il discorso della formazione attraversa le diverse istanze dell’attualità jazzistica e tocca via via le nuove interpretazioni dello swing, le tensioni metropolitane, i riferimenti extra-jazzistici e sintetizza il tutto in una lettura sempre in movimento, capace anche di affrancarsi dalle matrici statunitensi a vantaggio di accenti più eurocentrici.


Nelle sonorità prettamente acustiche, la musica proposta dal quintetto si connota perciò di un approccio moderno di intendere il jazz: i vari riferimenti elencati sopra trovano spazio senza collidere, nella naturale sintesi che ciascun musicista opera negli ascolti e nella pronuncia ancor prima che nelle composizioni e nelle intenzioni.