Francesco Cusa The Assassins special guest Piero Bittolo Bon @ Zingarò Jazz Club

Foto: Fabio Ciminiera










Francesco Cusa The Assassins special guest Piero Bittolo Bon @ Zingarò Jazz Club.

Faenza, Zingarò Jazz Club – 5.12.2012

Francesco Cusa: batteria

Flavio Zanuttini: tromba, live electronics

Luca Dell’Anna: organo Hammond

Piero Bittolo Bon: sax alto


The beauty and the grace è la prima uscita discografica di The Assassins, il nuovo contenitore musicale di Francesco Cusa. Il batterista e compositore riporta all’interno di questo progetto molti degli input sviscerati già nel precedente Skrunch, come il rapporto sviluppato tra scrittura e improvvisazione, fatto di esplosioni, veloci cambi di inquadrature, una forte dinamica emotiva nel corso dei brani e dell’intero concerto. Il passaggio dal quintetto al trio, pur mantenendo l’assenza del basso, accoglie con l’elettronica e le potenzialità dell’organo Hammond una attenzione al groove meno sottolineata dall’incontro di chitarre, trombone e sax di Skrunch. Altro aspetto che resta immutato è la ruvida e iconoclasta ironia nella scelta dei titoli.


Francesco Cusa – insieme a Flavio Zanuttini alla tromba e all’elettronica, Luca Dell’Anna all’organo Hammond e Piero Bittolo Bon al sax alto, peraltro ospite in tre tracce del disco – ha portato il repertorio di questo nuovo lavoro sul palco dello Zingarò Jazz Club di Faenza in un concerto intenso e concentrato. Una musica complessa, anche contorta, ricca di spunti ritmici e basato su una scrittura serrata.


Swing, groove, funky, figurazioni ritmiche disegnate e ben individuabili all’ascolto si intrecciano cono unisono e obbligati davvero stretti e rigorosi e parti libere affidate ai fiati. La battuta facile – “picchiano come assassini” – si riflette non tanto sui volumi, comunque più forti della media, quanto sull’intensità e sulla precisione della costruzione del concerto. Il dettato delle composizioni di Cusa viene risolto sempre con proprietà e sicurezza da Dell’Anna, Zanuttini e Bittolo Bon: i musicisti delle nuove generazioni, lo si ripete spesso, hanno un controllo totale e talmente preciso dello strumento, una capacità di lettura e la possibilità di esprimere attraverso queste potenzialità davvero in modo fedele quanto la partitura prevede e di essere in grado di disimpegnarsi con efficacia negli assolo.


E le capacità dei quattro musicisti sono il viatico per rendere in maniera esemplare e totalmente aderente alle intenzioni di partenza e al proprio “credo” espressivo il repertorio articolato e ricco di rimandi musicali ed extramusicali di The beauty and the grace, la possibilità di vederlo scaturire in una esecuzione “verace”. L’assenza del basso, senza perderne però la funzione, viene sfruttata come spazio a disposizione degli interpreti e viene “coperta” dagli effetti elettronici, dalla mano sinistra dell’hammondista e dalla cassa della batteria. E soprattutto diventa uno degli espedienti utile per trovare una possibile sintesi e far convivere la libertà e le influenze contemporanee da una parte e i tanti riferimenti alla tradizione del jazz presenti nella concezione del progetto.


Le varie sfaccettature di Francesco Cusa trovano una sponda nelle repentine trasformazioni di The Assassins, così come nelle viscerali visioni melodiche di alcuni brani. Ma anche nella passione per una tradizione che, come detto, emerge in modo sintomatico ed essenziale tra le pieghe dei brani e dalla contestuale e istantanea necessità di scardinare in modo irriverente stilemi e convenzioni.