Foto: Fabio Ciminiera
Biacca da Schiaffi.
Pescara, Teatro Immediato – 15.12.2012
La trasposizione teatrale di Opinioni di un Clown, uno dei più famosi romanzi dello scrittore tedesco Heinrich Böll, diventa l’occasione per fare incontrare modalità di espressione diverse – recitazione, musica, narrazione – in una dinamica interpolazione.
Quattro protagonisti sul palco, quattro ruoli estremamente caratterizzati. Tocca fare un passo indietro, però, e parlare della costruzione del romanzo per poter capire come i ruoli affidati ai diversi interpreti contengano le istanze del romanzo. Opinioni di un clown è il monologo di Schnier – il clown del titolo, appunto – che rimugina sulla sua decadenza personale e sulla situazione nella Germania tedesca dei primi anni del secondo dopoguerra. Periodo quanto mai difficile, sotto ogni punto di vista, e intercettato magistralmente da Böll in tutte le sue contraddizioni e attraverso le sfaccettature di una vita politica e intellettuale mai scontata e sempre fuori da ogni possibile categorizzazione.
Il monologo di Schnier pur non essendo autobiografico viene sostenuto e indirizzato dallo sguardo forte e dalle intenzioni dell’autore. una specie di voce fuori campo, narratore onnisciente pur senza apparire. Intorno a Schnier si muovono tanti elementi, i personaggi della sua esistenza, l’amore per Maria, i fantasmi del passato, le incognite del presente. E poi il lato artistico, una sorta di musica di fondo sempre individuabile nelle pagine di Böll – anche negli altri romanzi, per la verità – fatta di scrittura sopraffina e di riferimenti precisi, di accenni a canzoni e balli di un’epoca e degli esercizi e degli allenamenti di Schnier.
I quattro ruoli sul palcoscenico perciò vanno a ripercorrere la vicenda del romanzo. Barbara Di Gregorio – già autrice de Le giostre sono per gli scemi, pubblicato nel 2010 per Rizzoli – riprende il ruolo di guida e direzione sostenuto da Böll con una serie di interventi mirati a contestualizzare nel periodo storico e nella vicenda del romanzo i vari episodi del libro. Vincenzo Mambella è Schnier: la recitazione dei brani del testo riprende le paranoie e le introspezioni del clown, il percorso all’indietro nel tempo alla ricerca delle motivazioni e dei primi perché. Una recitazione felicemente leggera, pone l’accento sulla capacità di analisi delle emozioni e sull’intenzione dello scrittore tedesco di rivolgere lo sguardo mettendo sempre a fuoco sia il quadro complessivo che i singoli particolari. In silhouette tutti i fantasmi di Schnier riportati da Elena De Ritis: leggendo il libro non si immaginano i volti e le movenze dei personaggi che lo attorniano, se ne sentono i riflessi nella mente del clown, in un indistinto lucidamente confuso, volutamente distorto, coscientemente amaro.
La musica infine portata sul palco da Marco Di Battista unisce jazz, brani originali, musica da circo, rumori. Le scelte operate dal pianista rispondono con precisione alle successive evoluzioni della trama: Opinioni di un Clown, come del resto la produzione matura del romanziere tedesco si muove con lineare semplicità e ironico distacco nell’affrontare in maniera profonda, sempre propositiva ed estremamente puntuale i grandi problemi dell’uomo, le vicende più intime dell’animo. La risposta musicale sul palco è efficace e precisa, fondata pur senza perdere mai di vista l’aspetto narrativo e l’immediatezza del tono proposto da Böll.