Foto: Fabio Ciminiera
Gamak: il preascolto per tutti del nuovo disco di Rudresh Mahanthappa
Rudresh Mahanthappa: sax alto
David Fiuczynski: chitarra elettrica
François Moutin: basso acustico
Dan Weiss: batteria
Il sito della NPR mette a disposizione gratuitamente Gamak, il nuovo disco di Rudresh Mahanthappa (questo il link). L’alto sassofonista guida un quartetto che comprende la chitarra elettrica di David Fiuczynski, il basso acustico di François Moutin e la batteria di Dan Weiss. L’ascolto è partito solo da alcuni secondi, per cui il pezzo che sto scrivendo ha tutti i crismi dell’istantaneità.
Il sassofonista esordisce con una frase di apertura ribadita, martellante, sottolineata poi dalla ritmica aggressiva e, per qualche verso, funky della chitarra: un colpo tale da segnare una cesura istantanea con il momento precedente l’ascolto del disco, con il risultato di rendere immanente la presenza del suono del quartetto non appena si unisce al discorso anche la ritmica.
La convergenza degli elementi tipici della musica di Mahanthappa – improvvisazione radicale, elemento indiano, padronanza perfetta dello strumento – trova nella chitarra fretless di Fiuczynski un contraltare quanto mai appropriato: la possibilità di avere una risposta quanto mai aderente ai propri movimenti, grazie alla microtonalità e alla rapidità di esecuzione del chitarrista, amplifica la forza delle composizioni e lo spettro espressivo. È come se la linea del sassofono avesse la possibilità di ampliarsi in una direzione armonica per la fluidità con cui la chitarra può seguirne le linee e con cui può sganciarsi da esse per andare a coprire il ruolo di accompagnamento.
Le composizioni sono definite e individuabili: l’improvvisazione è ricondotta all’interno di griglie scoperte e percorribili anche dall’ascoltatore. In qualche maniera viene messa in secondo piano l’idea del flusso sonoro: i brani hanno una struttura forte, capace di abbracciare anche una deriva vicina all’hard rock in alcune parti di Lots of interest e capace di accogliere le improvvisazioni fulminee per quanto equilibrate dei musicisti.
Un disco compatto e intrigante: si possono riconoscere lo stile e le direzioni seguite finora da Mahanthappa, si nota anche l’intenzione di non fermarsi alle cose già prodotte: per dirla in maniera concreta, Gamak è diverso da Mauger, il trio formato insieme a Mark Dresser e Gerry Hemingway, ed è diverso da altri progetti più vicini alla cultura indiana. Il primo ascolto porta a concludere che il nuovo lavoro contiene e prosegue il senso della ricerca del sassofonista attraverso la scelta di puntare a composizioni più definite, all’interno delle quali far convogliare le cose da dire, l’energia e le scelte estetiche del quartetto.
La disponibilità del link sarà sicuramente limitata nel tempo – e quindi se volete ascoltarlo Waiting is Forbidden per citare il primo brano del disco, andate ad ascoltarlo senza porre indugi. La possibilità di ascoltare, però, in una anteprima libera per tutti un album di un musicista, ormai. conosciuto anche al di fuori del ristretto cerchio degli addetti ai lavori, peraltro inciso per un’etichetta importante come la ACT, porta diverse considerazioni.
Tecnologie, mercato musicale, diffusione delle produzioni, ascolto del pubblico e percorsi degli artisti stanno evolvendo in una dimensione e in una direzione spesso difficile da intuire e da seguire. Questo porta con sè vantaggi e svantaggi: quantità pressoché infinita di materiale e di modalità di ascolto; la possibilità per chi è curioso o per chi ha gusti considerati di nicchia di saltare tutte gli ostacoli incontrati fino a qualche tempo fa (va ricordato di tanto in tanto che youtube è nato solo nel 2006) per ascoltare o possedere i dischi scelti; la possibilità, come in questo caso, di saltare tutte gli eventuali passaggi – critica, comunicazione e mercato – per farsi un’idea diretta del lavoro di un musicista e decidere o meno all’acquisto di un disco o di un biglietto di un concerto.
I musicisti – e, in generale, gli addetti ai lavori – devono fare i conti con questa realtà che permette di postare un link su un social network che rimanda a un’anteprima ufficiale. come in questo caso, ma anche a una possibilità di download di un lavoro completo, di una bozza di lavoro intercettato in corso d’opera, di un concerto appena eseguito e registrato. Se il mercato discografico in generale piange numeri drasticamente ridotti rispetto a qualche anno fa, per quanto riguarda lo specifico del mercato jazz i numeri sono ancora più esigui, anche se meno drammatici in percentuale. Se si considera la quantità di materiale che arriva nelle redazioni, si può affermare che, per fortuna, questa situazione non ha frenato la vena dei musicisti: la voglia di non disperdere gli sforzi e le fatiche fatte dagli interpreti e la possibilità di seguire con la dovuta attenzione da parte di critica e pubblico le pubblicazioni. Una riflessione condivisa su questo argomento non sarebbe affatto fuori di luogo.
Altre considerazioni portano anche alla “eventuale” “casualità” dell’ascolto: le virgolette ridondanti vogliono semplicemente significare che bisogna aver intercettato il link alla pagina (nel mio caso via twitter) e bisogna vedere come si è disposti ll’ascolto nel preciso istante in cui si decide di affrontarlo – stato d’animo, connessione web, dispositivi di ascolto – per non correre il rischio, ad esempio, di rimandare al giorno in cui il link non è più valido. Certo, si dirà, se la pagina si chiama First Listen ci sarà più di un motivo: primo ascolto, in modo che possa stabilire un primo contatto, ma anche ascolto prima di leggere la recensione scritta, sul sito della NPR, da Patrick Jarenwattananon e quindi farsi una propria idea prima di leggere il parere del critico, senza intermediazioni, senza pregiudizi, senza imbeccate di nessun genere.
La riflessione successiva è sul modo in cui oramai, volenti o nolenti, ascoltiamo musica al giorno d’oggi: un ascolto spesso distante dal comodo e rilassato impianto stereo casalingo, legato a dispositivi più veloci e funzionali. Non si fa, qui, la graduatoria su quale ascolto sia migliore nè, ovviamente, il primo esclude il secondo, anzi. Ma come per il discorso della quantità, i mezzi che permettono l’ascolto e l’attenzione con cui questo avviene , vanno presi in considerazione per una seconda riflessione corale tra i tanti soggetti che ruotano intorno alle produzioni discografiche e, grazie alla rete, anche accogliendo i suggerimenti del pubblico.
Nel frattempo, il disco di Mahanthappa è giunto al termine: il primo ascolto offre una prova matura del quartetto da approfondire di sicuro nelle prossime settimane.