Eurojazzland. il jazz a confronto con le dinamiche, il contesto e le fonti europee.

Foto: La copertina del libro










Eurojazzland. il jazz a confronto con le dinamiche, il contesto e le fonti europee.


Eurojazzland è un volume dalle ambizioni alte. Luca Cerchiari mette in luce nella introduzione due necessità fondamentali per lo studio del jazz in Europa: la redazione di un lavoro complessivo e completo sulla vicenda del jazz del nostro continente e, intrinsecamente, il bisogno che questa abbia un punto di vista europeo, non per stabilire delle graduatorie, ma per una indiscutibile intenzione prospettica.


Cerchiari nel sollevare esplicitamente la prima questione risolve, nei fatti, la seconda con questa opera collettiva, coordinata insieme a Laurent Cugny e Franz Kerschbaumer. Eurojazzland è una raccolta di saggi – diciannove più la già citata introduzione – che si misurano in maniera variegata con l’approccio europeo al jazz e, verrebbe da aggiungere, con l’approccio del jazz all’Europa. E, in effetti, nel rapporto speculare tra jazz ed vecchio continente avviene uno scambio continuo, mutuo, curioso, sempre in movimento e animato da una serie di reciproche spinte innovative e, di conseguenza, spunti per nuove partenze: rapporto messo in luce, secondo le varie angolazioni, dai diversi autori. I saggi che compongono Eurojazzland sono firmati da musicologi, professori universitari e musicisti: il volume si pone nel suo complesso come strumento di consultazione e lavoro e si rivolge ad un pubblico che non sia totalmente a digiuno delle tematiche trattate.


Il punto fondamentale per lo sviluppo del volume è la divisione delle varie relazioni tra jazz ed Europa in diverse categorie. Cerchiari, Cugny e Kerschbaumer scelgono di indirizzare i loro sforzi e le analisi dei saggisti coinvolti verso tre particolari direzioni: vale a dire l’Europa come fonte del jazz, l’incontro del jazz con l’Europa e la circolazione del jazz in Eurojazzland. E, allargando dal presente libro alla scrittura di una storia del jazz europeo, l’approccio tematico oppure sviluppato secondo ben precise linee di indagine può essere una strada fruttuosa nel voler perseguire l’obiettivo senza correre il rischio di allineare una mera lista di nomi, date e dischi utile come eventuale punto di partenza, ma sterile per quanto riguarda la comprensione dello sviluppo complessivo.


In effetti la comunità europea del jazz è stata da sempre molto più connessa di quanto i confini e le scuole facciano pensare: Eurojazzland diventa il nome di un territorio dove essa si manifesta, una entità “fluida” quanto presente. I testi proposti – il volume è in inglese, la lingua franca di questa realtà extra-territoriale – affrontano in maniera circolare e plurale la presenza del jazz in Europa: l’importanza e le derivazioni dell’elemento europeo – sia colto che popolare, sia attraverso il linguaggio e lo stile che attraverso gli strumenti – e la sua capacità di interagire con gli altri elementi presenti nei vari momenti della storia. Una raccolta di saggi provenienti da autori differenti si pone, giocoforza, in una dimensione non risolutiva, nonostante l’importanza e la profondità di ciascuno degli interventi: il vero tratto importante è nella scelta di puntare lo sguardo complessivo sulla prospettiva europea saltando, al contempo, le barriere dei confini e la sudditanza nei confronti dell’elemento statunitense.


La dimensione collettiva porta all’attenzione del lettore maniere diverse di concepire lo studio e l’analisi del jazz, dall’intervista alle tabelle esplicative, dalle trascrizioni e dall’analisi rigorosa della pagina musicale all’indagine storiografica. La contemporaneità di molti fenomeni e le evoluzioni coeve, simili ma comunque diverse a seconda dei contesti, rendono il territorio jazzistico europeo, nel suo complesso, davvero difficile da esplorare: si dovrà necessariamente procedere per passi successivi per giungere dalle analisi nazionali a uno studio che tenga conto delle influenze reciproche e della particolare natura dei legami. Sotto questo aspetto, la genesi plurale del volume propone una soluzione percorribile al problema, proprio attraverso una gestione del materiale, per così dire, modulare e in grado di adeguarsi alle tante questioni prese in esame.