Dodicilune Dischi – ED292 – 2011
Corrado Abbate: pianoforte
Fabio De March: basso elettrico
Carlo Bernardinello: batteria
Gigi Di Gregorio: sax tenore, sax soprano
Danilo Pala: sax contralto
Flavio Boltro: tromba
Santo hard-bop e santo jazz modale!!! Quanta passione debordante e quanto amore viscerale per la grande tradizione, in questo caldissimo lavoro di Corrado Abbate e i suoi Jazzcom.
Classe 58, Abbate è pianista torinese di notevole esperienza, ideatore di importanti realtà come il Multiverse Jazz Quartet e collaboratore occasionale anche di prestigiosi musicisti internazionali come Mike Mainieri, vibrafonista degli Steps Ahead. Nella sua produzione non ha mai celato uno spiccato gusto per le realizzazioni degli anni sessanta e settanta, dalle esperienze modali al jazz-rock più verace. A testimoniarlo, sia le opere meno recenti come Stultifera Navis o Un’ombra in cammino (per la Philology), che quest’ultima incisione. Schietta nella comunicatività, radicata nelle suddette tradizioni, ma anche portatrice di un pugno di brani di altissima qualità, per scrittura ed esecuzioni. Ad affiancarlo, una band di validissimi musicisti con Flavio Boltro, stella internazionale del jazz italiano, completamente a suo agio nel collaudatissimo sound. Una track list tutta da godere.
Si parte in tre quarti con la rivisitazione di un tradizionale latino, Guajira. Modalismi tyneriani nel comping, ampi spazi nella dichiarazione tematica, emozionalità.
Aeolian-Canon galleggia in 5 come un granitico battello sul corso delle esplorazioni collettive di sax e tromba, mentre i polychord di Abbate, autore di gran parte delle composizioni, scolpiscono incessantemente la tessitura ritmica.
Segue Love art e Gigi di Gregorio succede al break di Boltro prendendo un autentico Eurostar, con un solo torrenziale denso di parkerismi e angoli boppistici.
That’s my job evoca la stagione d’oro della fusion con un incisivo pedale introduttivo al basso di Fabio De March. Viti na Crozza pare uscita da un soggiorno di Horace Silver nel Mediterraneo, così autenticamente silveriana nel vamp all’unisono di piano e basso quanto profondamente lirica nell’esposizione melodica. La band gira al massimo, affiatatissima da una storia di lungo corso assieme. Ne è un esempio il fast di Step Back: intro esplosiva, soli con Boltro a pieno gas, scambi feroci. Siamo dalle parti delle incisioni Blue Note più sapide e graffianti.
Un disco che riascolteremo immediatamente prima di collocarlo tra le produzioni più genuine e devote alle cosmogonie del hard bop e del jazz modale.
Autentico, appassionato, abile.