Mauro Ottolini Sousaphonix – Bix Factor

Mauro Ottolini Sousaphonix - Bix Factor

Parco della Musica Records – MPR041CD – 2012




Mauro Ottolini: trombone, sousaphone, voce

Vanessa Tagliabue Yorke: voce

Stephanie Ocean Ghizzoni: voce

Vincenzo Vasi: voce, theremin, flauto a naso, giocattoli

Paolo Degiuli: cornetta

Mauro Negri: clarinetto, sax alto

Dan Kinzelman: sax tenore, clarinetto, clarinetto basso

Paolo Botti: viola, dobro

Enrico Terragnoli: banjo, chitarra, podofono

Franz Bazzani: pianoforte, armonio liturgico a pedali Galvan

Danilo Gallo: contrabbasso

Zeno De Rossi: batteria






Per la terza prova della sua Sousaphonix, Mauro Ottolini propone un’opera decisamente composita. Bix Factor è, innanzitutto, un disco doppio con venti titoli affidati a una band costruita sul filo logico delle formazioni degli albori del jazz, sia pure con qualche eccentricità. Un disco capace di muoversi sulle tante anime della musica degli anni ’20 accostando Stravinskij e Bix Beiderbecke. A tutto questo si unisce il racconto che porta i nostri personaggi indietro e avanti nel tempo ad incontrare proprio Stravinskij, Bix e altri musicisti importanti di quel periodo.


E in questa maniera, granguignolesca e fanta-apocalittica, aperta a suggestioni diverse, Ottolini disegna un percorso nel jazz degli albori, capace di coniugare dixieland, ragtime, jungle e blues rurale da una parte con il senso della modernità e dell’attualità e dall’altra con le espressioni colte che a suo tempo quelle suggestioni hanno provato a interpretare e a incorporare e hanno cercato un dialogo. Bix Factor è un’operazione complessa che si snoda con fluida e scanzonata allegria pur senza rinunciare ai riferimenti e alle atmosfere originali.


Andiamo con ordine e cominciamo dal racconto, presente nel volumetto allegato al disco. In questo caso parlare di booklet è decisamente riduttivo dal momento che si tratta di un libriccino di 72 pagine, nel quale viene riportata la trama della vicenda: una corsa nel flusso del tempo, dove personaggi reali – Igor Stravinskij, Woody Herman, Paul Whiteman, Marcel Duchamp, Bix Beiderbecke per citarne alcuni – e di fantasia sono alle prese con una pandemia causata nel 2012 da un germe diffuso attraverso le trasmissioni televisive e radiofoniche più deteriori, il Bacillus Imbecillibus Xenophosfobis. Il morbo provoca prima accessi di consumismo, poi l’apatia e, infine, la morte. Sulle peripezie e sui continui salti temporali alla ricerca di una soluzione per il problema si sviluppa la parte musicale. Se non si può svelare il finale, va detto comunque che il mezzo per i viaggi nel tempo è la Semisfera Rotante di Duchamp collegata da Stravinskij alle parti meccaniche del pianoforte.


Venti brani ripresi dal repertorio storico della prima stagione del jazz, a parte Buster Keaton Blues unico originale del lavoro. Si apre con l’andante del concerto Ebony di Stravinskij e si prosegue con tutta una serie di classici come Tiger Rag, Davenport Blues, Buddy Bolden Blues, Lover come back to me, I’m Coming Virginia, St. James Infirmary Blues e Soul of a Man per proseguire poi con una serie di brani meno percorsi solitamente come Aunt Hagar’s Children Blues, Hong Kong Blues, Westlawn Dirge, Someday Sweetheart e Did you hear about Jerry tra gli altri. Ottolini affronta il percorso, unitario nelle ispirazioni, con un approccio variabile: cambiano le voci – lo stesso Ottolini, Vanessa Tagliabue Yorke, Stephanie Ocean Ghizzoni e Vincenzo Vasi – e cambiano i ritmi a seconda del passaggio della storia a cui si riferiscono. La musica si offre, infatti, come colonna sonora al racconto e, in questo senso, l’artificio di modulare l’ensemble, a seconda dei casi, dalle “versioni” ridotte al tutti rende variopinto lo scorrere dei brani.


Formazione composta da musicisti eclettici e capaci di legare tra loro linguaggi diversi, Sousaphonix si presta bene ad essere una macchina del tempo, un veicolo spericolato, in grado di recuperare le intenzioni dei brani e, perchè no, l’immaginario ad essi legato, dai film muti alle comiche, dai primi cartoni animati ai cinegiornali. Bix Factor è un tuffo nel crogiolo di musiche da cui è scaturito il jazz: Ottolini rilegge i brani e le atmosfere con l’obiettivo di dare allo stesso tempo “classicità” e brio, di unire vitalità e rigore. E il disco, grazie alla conduzione rispettosa della scrittura originale, resta felicemente fedele alle matrici di partenza pur infondendo nella sue tracce, in maniera naturale, le attitudini di interpreti di oggi e lasciando intuire gli echi delle tante direzioni musicali sviuppatesi dagli anni venti fino ai giorni nostri.