Foto: Fabio Ciminiera
Paolo Fresu Devil Quartet.
Roma, Auditorium Parco della Musica – 12.2.2013
Paolo Fresu: tromba, flicorno, live electronics
Bebo Ferra: chitarra elettrica
Paolino Della Porta: contrabbasso
Stefano Bagnoli: batteria
Il 12 febbraio sbarca all’auditorium di Roma il quartetto elettrico di Paolo Fresu nella seconda tappa di un mini tour che si concluderà il 5 marzo in quel di Parigi. L’occasione è l’uscita, a distanza di quattro anni, di Desertico, il nuovo lavoro discografico del gruppo per la giovane etichetta Tuk Music fondata dallo stesso trombettista sardo. I quattro, come spiegato inizialmente dal leader, propongono fedelmente i brani racchiusi in questo ultimo lavoro che, come evoca il titolo, racchiude un intreccio di culture apparentemente lontane che spinge la musica nell’immenso deserto dei suoni moderni in un viaggio tra il continente africano ed il mondo attraverso il jazz, il rock ed il meticcio con una matrice marcatamente elettrica.
Il concerto si apre, a differenza dell’inizio più spinto del disco, con una seducente e pacata Alma, dove a venir fuori è il suono lindo della tromba di Fresu capace fin da subito con poche note di trasmettere emozioni per autenticità e naturalezza del suo linguaggio. Cullati dalla sordina del trombettista i ritmi pian piano salgono e si fanno più sostenuti già dal secondo brano, la follia italiana, dove il dialogo con la chitarra elettrica di un sempre originale Bebo Ferra si fa più serrato e la ritmica più robusta. Il gruppo, che quest’anno compie 8 anni, ha raggiunto un naturale affiatamento tra i suoi elementi davvero invidiabile ed una maturità spiccata anche dal punto di vista compositivo, con i brani proposti, sia nuovi che vecchi, per la maggior parte scritti ad otto mani. A giovarne sono così sia le dinamiche ma soprattutto l’insieme, con le varie anime che compongono il quartetto fuse in un movimento senza distinzioni di generi. Al fraseggio lineare e di ampio respiro di un Fresu sempre incantevole si contrappone quello più nervoso e agitato, e alle volte un po’ troppo eccessivo, delle corde di Ferra, sostenuti dall’asciutto contrabbasso di Paolino Dalla Porta e dal drumming deciso e vigoroso di uno Stefano Bagnoli sugli scudi. Una pluralità musicale sempre rivolta alla ricerca ed alla costante sperimentazione che rimane incredibilmente compatta sia nelle ballads che nei momenti più elettrici di davisiana memoria. Ecco che si passa così con estrema disinvoltura da una fredda riproposizione di una stravolta Satisfaction, con il musicista sardo impegnato come suo solito nell’uso attento di effetti sul flicorno, ai suoni acustici e più mediterranei di Suite For The Devil, fino ai fitti scambi tra i quattro nell’Elogio del discount in un percorso limpido ed estremamente essenziale. Il finale è più intimo e pacato con tre ninna nanne, in cui ad emergere è ancora il lirismo di Fresu in lunghi dialoghi con i tre compagni di avventura, prima di un nuovo cambio di rotta verso un più acceso e quanto mai elettrizzato bis conclusivo.
Ancora una volta il quartetto conferma la bontà di un progetto genuino e moderno che cresce di volta in volta sotto ogni punto di vista in un terreno davvero fertile per lo straordinario talento e versatilità dei quattro e, se come dice Fresu riprendendo un vecchio concetto di Ellington, la musica si divide in buona o cattiva piuttosto che in generi, questa del Devil Quartet appartiene alla prima categoria senza alcun dubbio.