Paolo Fresu: tromba, flicorno, elettronica
Bebo Ferra: chitarra classica, chitarra elettrica
Paolino Dalla Porta: contrabbasso
Stefano Bagnoli: batteria
Dopo quasi dieci anni di attività, Paolo Fresu riporta il Devil Quartet in studio per la seconda prova su disco – se si eccettua la registrazione del live alla Casa del Jazz di Roma, uscita per Repubblica. La formazione, sin dalle sue prime esibizioni, si è mossa su una particolare convergenza di un’attitudine aggressiva ed elettrica con la naturale predisposizione dei suoi quattro componenti per la melodia. La direzione intrapresa in Desertico fa prevalere l’orientamento melodico ed acustico del quartetto, pur senza smarrire l’accento più energico, affidato magari ad alcune scelte timbriche oppure ad un utilizzo visionario e “lisergico” di effetti ed elettronica.
Se nel suo atto di nascita, il quartetto segnava all’epoca un punto di rottura rispetto alle esperienze in cui erano coinvolti in quel momento Fresu e, soprattutto, Ferra, Desertico rappresenta il decantamento della furia elettrica di partenza a favore di una scaletta in grado di abbracciare mood e atmosfere diverse. Resta il richiamo al rock e a certi suoi riferimenti precisi, rivelati senza dubbio dall’apertura con (I can’t get no) Satisfaction ma anche da altri spunti presenti nel lavoro. Resta in egual misura lo sguardo al periodo elettrico di Davis e alle sue costruzioni sonore, soprattutto nell’idea sempre efficace di disegnare scenari capaci di accogliere istanze diverse: Desertico porta a proprio vantaggio le tante esperienze dei quattro musicisti. In un certo senso, si mette in risalto l’intenzione di confrontare questo congegno elettrico con le altre situazioni con cui ciascuno dei quattro si misura, siano esse vicine o meno alle intenzioni di partenza del gruppo. Entrano così le situazioni groovy in cui abbiamo incontrato Ferra alle prese con l’organo Hammond come la dimensione acustica dei suoi lavori di inizio secolo; entrano la dimensione lirica e onirica di alcune soluzioni elettroniche, già ascoltata in altre prove di Fresu, come la sua gestione più tagliente della manipolazione del suono.
Le due anime presenti nel lavoro si incrociano grazie ad una visione complessiva che dosa con maturità gli spazi e i passaggi tra la varie atmosfere. L’esempio è La Follia Italiana, secondo brano del disco immediatamente successivo al pezzo degli Stones: la composizione di Paolino Dalla Porta apre una dimensione ariosa con i suoni della chitarra classica per crescere poi battuta dopo battuta sia nell’intensità dell’esecuzione che nella stratificazione dei suoni ricchi di effetti della tromba. Si stabilisce così da subito – dopo l’esplosione festosa di (I can’t get no) Satisfaction – che ci saranno momenti riflessivi e che questi si combineranno con l’anima più vibrante del disco. Desertico mette in evidenza in questo modo come la musica del Devil Quartet pur nelle sue tirate più sferzanti non è mai muscolare in maniera fine a sè stessa: eclettica lo era sin sue prime uscite, il nuovo disco mette in luce l’intenzione e la capacità di sintesi tra le varie suggestioni.
Fresu, Ferra, Dalla Porta e Bagnoli sono protagonisti di frequenti collaborazioni reciproche, alle quali si aggiunge la ormai decennale esistenza del Devil Quartet, e questo aiuta il posizionamento delle varie tessere in un mosaico gioco forza aperto e mai definitivo: ed è proprio questa la forza di un progetto dove la curiosità viene sviluppata in un ambiente familiare e dove le quattro personalità si misurano con le rispettive esperienze e con la precisa determinazione di scegliere con cura, all’interno di questa ampia varietà, le frasi e i suoni utili per indirizzare la vicenda del disco.