Sergio Armaroli – Early Alchemy

Sergio Armaroli - Early Alchemy

Dodicilune Dischi – Ed304 – 2012




Sergio Armaroli: marimba, grancassa (#10)





Animandosi narrativamente da una prima fase di contatto con l’oggetto-strumento, Two-dimensional figures è pervasa genuino stupore e infantile, gioiosa costruttività, più avanti nella sequenza, Three-dimensional figures replica con alonature di maggiori volumi, si incontrano le naturali effervescenze di Crystals, si azzardano alchemiche durezze in Alkali and Alkaline, e combinandosi con l’effettistica atmosferica e thriller della grancassa, Making the Sun Shine fa sua un’espressività più umorale e scalciante.


A parte la trovata di impiegare l’abitualmente setosa marimba piuttosto con secchezze tribali da xilofono (tali almeno le impressioni timbriche all’ascolto), Early Alchemy è discendente dinamizzato di certe intuizioni sub-melodiche solo in apparenza vacue e scheletriche, del filone da Music for Airports di Eno in poi (ma perché non ricercarne le radici nelle catturanti fissità delle Gymnopédies di Erik Satie), magari involontariamente (?) apparentata ad una certa ala creativa di John Cage, e nelle sue meccaniche recupera la valenza somma dell’atto percussivo quale nucleo primigenio dell’espressività in musica (molto probabilmente ex aequo con la voce) – celebrata da quella serialità reichiana che in Drumming ne incarnò una monumentale summa – e certamente si vorrà riconoscere a questo lavoro solitario di Armaroli, sulle prime (e in relazione ai correnti ascolti) ineffabile, almeno l’ardimentosa originalità di mantenersi con coerenza poco concessivo e autarchico.