EmArcy Universal – 2012
Tommaso Starace: sax alto, sax soprano
Michele Di Toro: pianoforte
Attilio Zanchi: basso
Tommy Bradascio: batteria
Roger Beaujolais: vibrafono
Fabrizio Bosso: tromba, flicorno
L’omaggio all’astro d’oltralpe si apre con Looking Up, brano caratterizzato da un andamento brioso, guidato dal battito dinamico di Bradascio (batteria), corroborato dallo squillante vibrafono di Beaujolais, dall’agile e fresco sax di Starace, dal cristallino tocco di Di Toro al pianoforte, per approdare a Guadeloupe, delicato e soffuso, per la presenza del niveo ed etereo flicorno di Bosso. Non mancano i momenti più pacati, finemente irrorati di saggezza, come ad esempio Even Mice Dance, né gli attimi lieti e pimpanti, come Little Peace in C for You, in cui il sax di Starace incontra il fare scorrevole e versatile del pianoforte di Di Toro, o My Bebop Tune, una vera corsa bop in cui l’incontro-scontro tra gli strumenti si articola vivacemente sull’incalzante seguitare del basso di Attilio Zanchi. Marvellous, unico brano composto da Starace, è un sinuoso ed aggraziato elogio alla vita, votato a tinte di stupore e positività.
“I like to think that the life is marvellous”, diceva Michel Petrucciani, esprimendo rigogliosa vitalità; il musicista, ahinoi scomparso nel 1999 a soli trentasei anni, riusciva ad animare ogni esibizione non solo attraverso l’eleganza espressiva, ma anche e soprattutto con gli euforizzanti ritmi, raggi infuocati di avida joie de vivre.
Simply “Marvellous”! testimonia lo stato di permanenza (e, perché no, di trascendenza) della musica, che resta (ma è anche oltre) a prescindere dai cambiamenti e dalle scomparse, come essenza primaria, eterno collante di emozioni che si alternano tra quiete e movimento, morte e vita. Tommaso Starace ha sempre omaggiato Petrucciani durante i concerti, fino a condividere col proprio ensemble un progetto di album, registrato in Italia, con la collaborazione del vibrafonista Roger Beaujolais e del trombettista Fabrizio Bosso. Il disco termina con Cantabile, leggero soffio che si snoda sui tintinnii del vibrafono. La band si sposta con prontezza da una sfumatura all’altra dell’iridescente carriera di Michel Petrucciani.
Le “varianti diacroniche” del disco incorporano ed incasellano il garbo e l’eleganza del pianista prematuramente scomparso, mai dimenticando di aspergere il levigato affresco con la flessuosa elasticità di musicisti che fanno musica per ricordare e meravigliarsi insieme.