Pierluigi Balducci, Blue from heaven @ Teatro Forma, Bari

Foto: Fabio Ciminiera










Pierluigi Balducci, Blue from heaven @ Teatro Forma, Bari.

Bari, Teatro Forma. 11.4.2013

Pierluigi Balducci: basso elettrico

John Taylor: pianoforte

Paul Mccandless: oboe, sax soprano

Michele Rabbia: batteria, percussioni


Pierluigi Balducci ha presentato con due concerti dal vivo, tenuti a Bari e Lecce il suo nuovo disco, Blue from heaven, registrato insieme a John Taylor, Paul McCandless e Michele Rabbia. Un lavoro importante che arriva alla convergenza di più direttrici del percorso del bassista, da sempre attento all’incontro tra composizione e slancio improvvisativo, tra accenti mediterranei e sguardo alle atmosfere nordiche, tra jazz e contesti colti.


Il concerto barese porta sul palco il senso di questo passaggio. Balducci, visibilmente emozionato, sale sul palco e racconta al pubblico le vicende che hanno portato alla nascita del progetto e alla registrazione della musica. La scelta dei musicisti operata da Balducci porta McCandless e Taylor all’interno di uno stesso progetto, una compresenza quantomeno inusuale. Ed è da questo elemento che si inizia a delineare il percorso della formazione. Da una parte il suono degli Oregon e la loro capacità di sintetizzare lingue musicali diverse e dall’altra il rigoroso quanto aperto percorso di John Taylor, artefice di un disegno quanto mai personale, dove si ritrovano radicalità improvvisativa e finezza melodica, gli echi della musica classica e la disposizione al dialogo con le tante maniere di intendere il jazz. La ritmica italiana, formata dallo stesso Balducci e da Michele Rabbia completa un discorso complessivo: l’attitudine pacata e discreta del bassista si intreccia con i colori della batteria e, soprattutto, delle percussioni di Rabbia in una tavolozza che accompagna con passo fine e delicato l’andamento dei brani e le prove dei solisti. Soprattutto l’interesse del leader è quello di mantenere il complesso del lavoro all’interno di un equilibrio di massima, anche quando la scaletta si allontana dai brani del disco per riprendere in trio Song for the whales di John Taylor o nel coinvolgente momento in solo dedicato alle percussioni e alla fantasia di Michele Rabbia, dove il musicista riesce a indirizzare le potenzialità sonore dei suoi oggetti e del suo corpo percosso e intonarle in maniera perfetta al contesto in modo da rilanciare con grande efficacia il dialogo melodico con gli altri tre musicisti.


Passo dopo passo, il concerto stabilisce le sue coordinate: ritroviamo lo spirito proprio della musica di Balducci – che nel frattempo si libera dell’emozione – e la sua intenzione di far convergere in una dimensione melodica gli elementi elencati in apertura, ai quali possiamo aggiungere il passo di danza di molti suoi temi, la prospettiva rilassata ed elegante che passa dall’approccio al basso alle intenzioni stilistiche. Il filo già tessuto nei precedenti lavori con la presenza di strumenti e interpreti diversi – da Luciano Biondini ad Ernst Reijseger, dal violino di Leo Gadaleta ai sassofoni di Roberto Ottaviano e alla chitarra fretless di Lutte Berg – viene ulteriormente arricchito dalla presenza di Taylor, McCandless e Rabbia: il valore e le peculiarità dei tre sono ben note e rappresentano in parte, naturalmente, la chiave per la scelta operata dal bassista. Il dialogo tra i quattro si muove perciò con grazia su una prospettiva trasversale, ricavata dall’unione di quattro differenti ricette espressive, nate dalla ricerca di soluzioni personali sull’utilizzo del ritmo e sul modo di porgere le frasi, sulle intenzioni e sulle spinte interpretative e sulla disposizione all’ascolto degli altri compagni di palco.


Tenere in equilibrio una serie di elementi – musicali e non – è una delle alchimie più difficili. Il progetto Blue from Heaven in questo senso è aiutato dalla presenza di quattro musicisti che mettono da parte, senza troppe difficoltà, personalismi e sovrastrutture barocche – Balducci con il suo stile moderato e l’attenzione alla composizione e al quadro generale, Taylor, Rabbia e McCalndless con una naturale disposizione nel mettersi al servizio della partitura – e puntano senza compromessi alla messa in pratica, naturale e diretta, di una costruzione agile e lirica. In questi casi, la vera difficoltà è quella di poter rivedere insieme sul palco con costanza una formazione simile e dare così continuità ad un progetto decisamente compiuto.