Foto: Romualdo Del Noce
West meets East meets South: Silke Eberhard & Ulrich Gumpert live
Palermo – Cantieri Culturali alla Zisa, Goethe-Institut
Deutschland-Sicilia Connection 1 – 18 aprile 2013
Silke Eberhard: sax alto
Ulrich Gumpert: pianoforte
Deutschland-Sicilia Connection 2 – 19 aprile 2013
Sicilian Improviser Orchestra
Silke Eberhard: direzione
Recensione a Silke Eberhard & Ulrich Gumpert – Peanuts & Vanities
Prosegue con regolare cadenza il cartellone di qualità dell’associazione Curva Minore, di concerto con il patrocinio del Goethe-Insitut di Palermo, nell’attuale sede dei Cantieri Culturali.
Impegnati coraggiosamente nella proposta di concerti che tengono in grande conto gli avvicendamenti e i nuovi aspetti dell’Avanguardia, spesso partendo dal punto d’osservazione del free e della musica creativa, questi hanno dato corpo ad un’agenda di appuntamenti spesso piuttosto impressionante per l’elevata caratura dei nomi che, limitandosi ai soli nomi tedeschi, nelle edizioni più recenti hanno compreso esponenti quali Gunther “Baby” Sommer o Christian Lillinger, tra i comunque numerosissimi ospiti.
Particolare attesa, nell’ambito del cartellone primaverile, per le due serate dedicate a due esponenti di prima fila del free jazz tedesco, recentemente esorditi in duo anche con una loro incisione.
Enfatizzando forse eccessivamente nella presentazione il ruolo e la valenza dell’incontro tra esponenti delle ex-due Germanie, ma certamente anche di due differenti vedute e – si potrebbe aggiungere un diverso carico generazionale di cultura ed urgenze espressive, in realtà la coppia appare già rodata da una frequentazione che si fa ascrivere all’iniziativa e alla mediazione del Meister Ulli Blobel (patròn di quella Jazzwerkstatt che già produce Ulrich Gumpert Workshop-Band e, rispettivamente, le formazioni Potsa Lotsa e Silke Eberhard Trio, della sassofonista), e aveva coltivato le sue interazioni nel quartetto B3 Special, per debuttare in duo a Berlino appunto nel Jazzwerkstatt Café.
Funzionale come dualità anche all’ascolto, pur palesando ampie quote di indipendenza, con esplicazione individualizzata della fisica dei due assortiti strumenti: programma “liberamente ispirato” e senza letterali rifacimenti al comune lavoro discografico Peanuts & Vanities (da noi recensito a latere), di cui rappresenta una dilatazione e drammatizzazione con tratteggi e revisioni anche piuttosto decisi della morfologia.
Pur ed evidentemente provvista di un proprio sound già esperito, la più giovane Silke non esita, particolarmente in live, a giocare la carta del rischio su crudezze e asperità timbriche, particolarmente nei passaggi di maggior concitazione espressiva; trasvolata sciolta e in sicurezza nell’estensione cromatica del piano di Gumpert, più pervaso da un’esplorazione assertiva di tono spesso teso e drammatico, stemperato in ammiccanti inviti alla danza, apprezzati dal pubblico nei momenti di passaggio dell’articolato ed impegnativo programma.
Molto positivo il bilancio della prima serata, per cui era doveroso complimentarci con il titolatissimo Gumpert, con cui abbiamo sinteticamente rievocato le tappe della sua significativa esperienza, e che ha anche accennato ai progetti discografici imminenti, per farsi poi letteralmente scudo con un’emozionata Silke Eberhard, nominata portavoce del duo, e con cui ci saremmo intrattenuti alla fine delle due serate (con l’impegno di ospitare anche un’intervista organica presso il nostro web-magazine) – non abbiamo peraltro mancato di dar voce alla responsabile della struttura ospitante:
Jazz Convention: Siamo nell’insieme sempre piuttosto compiaciuti degli spunti d’interesse dei vostri programmi, che anche in quest’occasione si confermano per qualità.
Heidi Sciacchitano: In qualche modo ci facciamo tramite e diamo ospitalità a programmi patrocinati dal Goethe-Institut tedesco, peraltro mi ritrovo di persona in tali scelte, essendo la mia cultura di formazione e le mie preferenze orientate su filoni come l’Espressionismo, e certamente anche ai successivi filoni delle Avanguardie. Riscontro d’altra parte come il nostro pubblico manifesti una “sete” di questa tipologia di spettacolo e questo non può che appagarci e stimolarci a proseguire lungo questa strada, già così lungamente percorsa!
La seconda serata contemplava l’esito di un workshop con musicisti locali (da cui il titolo-legante Deutschland-Sicilia Connection) nella forma di una performance stilisticamente aperta e interattiva che, nonostante il programma diversamente annunciato, registrava il forfait di palcoscenico del prode Gumpert che cedeva intera visibilità (e responsabilità) ad una peraltro concentratissima e del tutto partecipe Silke Eberhard nelle vesti di direttrice-animatrice dell’ensemble.
Palese entro poche misure l’eterogenea provenienza dei musicisti, esitando in una fusione tra formazioni accademica, pop (con qualche elemento etno-folk) ed evidentemente jazz – variamente distribuita tra i partecipanti, concretizzando il tutto in una successione dinamica di brani per orchestra da camera in vario modo permeata dalle diverse istanze delle ultime avanguardie comprese appunto le più innovative espressioni del pop: animando con onomatopee e richiami non letterali alle danze mediterranee, l’esplorazione delle vocalità collettive, la partecipazione articolata di assortiti strumenti tra cui legni orchestrali e un set di tre diverse chitarre, in un programma di varia espressività basato sulle correnti d’incontro dei molti flussi sonori e delle eterogenee personalità, che per il carattere mutevole riusciva in vari modi catturante e fruibile per il pubblico presente, che non mancava di tributare caloroso consenso alla direttrice Silke Eberhard, da noi immediatamente interpellata.
JC: Nella vostra performance collettiva, dallo spirito piuttosto coinvolgente, abbiamo colto lo spirito ma anche gli orientamenti stilistici di vari esponenti e tendenze del sistema dell’improvvisazione: oltre alle code dell’avanguardia post-classicista potremmo azzardare connessioni, ad esempio, anche per l’arsenale strumentale, con la Induction/Conduction di Butch Morris?
Silke Eberhard: Certamente ho molto presente, e tutti noi rispettiamo e abbiamo ammirato l’opera del grande Butch Morris, appena scomparso, ma mi sembra che egli abbia portato via con sé l’essenza di una sua intima, personale “scienza segreta”. Il mio approccio è in realtà molto più naturale, e molto più semplice. E’ stata una grande emozione poter realizzare questo progetto, in cui ho avuto a disposizione le energie, l’ispirazione e il contributo di questi meravigliosi musicisti, con le loro diverse culture, che mi hanno permesso di incorporare, come si è notato, anche il patrimonio popolare acustico, naturalmente in un preminente spirito jazz.
JC: In riferimento al vostro duo, con Gumpert rappresentate due diverse facce dell’impegno in musica: si possono ritenere attualmente superate le istanze politiche di quella generazione, e in cosa la tua generazione ritiene di rappresentarle?
SE: È una domanda che mi colpisce… meriterebbe ampio approfondimento. Certamente la questione dell’approccio, anche oggi, non è soltanto estetica. È stato enfatizzato come Ulrich rappresenti quelle forti voci e quei talenti durante la separazione delle due Germanie: io appartengo a quell’altra metà dell’Europa e ed un’altra generazione, passati oltre queste separazioni, ritengo comunque che l’implicazione politica rimanga. E che questa sia determinante nell’influenzare davvero tanti dei progetti e delle scelte che si fanno. E’ politico, il modo con cui concretizzo le mie sensazioni interiori, e come oriento il modo di compiere tutto un insieme di cose, certamente anche al di fuori della musica, perfino scattare una fotografia!