Slideshow. Eumir Deodato.

Foto: Andrea Buccella










Slideshow. Eumir Deodato.


Jazz Convention: Eumir, quarant’anni fa in Italia non si ascoltava e suonava che Also Spratch Zaratustra di Deodato: che ricordi ha di quei momenti?


Eumir Deodato: Ricordo che 40 anni fa questa canzone era molto conosciuta ed apprezzata. Da allora ad oggi sono cambiate un po’ di cosette ma è ancora apprezzata ed è ancora in catalogo. Mi ricordo che in quel periodo facevo concerti, spettacoli, interviste e molto altro in stazioni televisive praticamente per tutto il mondo; in Italia, per esempio, mi ricordo di uno special televisivo (quando la tv era ancora in bianco e nero) che ho fatto al Lido di Venezia con Ornella Vanoni, c’era l’orchestra sinfonica ed era riuscito proprio bene, ma ho anche realizzato un bel po’ di lavori per la Rai all’epoca, insomma, ho dei bei ricordi anche legati all’Italia.



JC: Quella musica segna il passaggio dalla bossa nova a qualcosa di diverso, forse una nuova forma di jazzrock, crossover o fusion: lei come la definirebbe?


ED: Ai nostri giorni esistono molti nomi per descrivere ogni tipo di musica, però direi che non si possa definire Jazz, nemmeno Rock; il termine Crossover io lo intendo più legato al Pop, mentre la Fusion è qualcosa che va al di là del Jazz. La mia musica è Funk, ballabile e con delle contaminazioni di musica brasiliana, poi comunque mi piace mischiare un pòl di Jazz un pò di Rock, un pò di tutto ma in definitiva, dato che mi piace tenere le cose semplici, penso si possa definire Jazz-Funk.



JC: Facciamo un passo indietro: ma chi è Eumir Deodato?


ED: Io nacqui come Eumiri Deodato de Almeida, come combinazione dei nomi di Idris, mia madre, e Eumiro, mio padre, poi col tempo si contrasse in Eumir. Principalmente sono un arrangiatore, compositore, direttore e poi un’ interprete, ma principalmente arrangiatore, è ciò che mi piace di più e mi dà più soddisfazione.



JC: Ancora un passo più indietro: il primo ricordo che ha della musica?


ED: Cominciai a suonare la fisarmonica quando ero piccolo da autodidatta, poi iniziai a studiare all’accademia Mario Mascaregnas. Suonavo una Scandali e ricordo che ogni giorno eravamo cento fisarmonicisti o più, fu un periodo molto divertente. Successivamente passai al pianoforte.



JC: Quali sono i motivi che l’hanno spinta a diventare un musicista?


ED: Bella domanda, diciamo che non ho scelto ma è stata una serie di coincidenze che ha fatto nascere il mio amore per la musica. Quando ero piccolo mi imbattei in una bella ragazza che suonava la fisarmonica e mi innamorai subito di quella musica e di quello strumento, mi avvicinai e le chiesi se poteva prestarmela per provare a fare qualche nota, ma lei mi guardò e disse : “No! Non sai che un fisarmonicista non presta mai la sua fisarmonica a chi non sa suonarla?”. Mi fece molto dispiacere e quando tornai a casa mia mamma si accorse del mio malumore e il giorno del mio compleanno mi regalò la mia prima fisarmonica. Così, per ringraziarla suonai “buon compleanno”. Da allora cominciai ad arrangiare brani di Bach e così via; il resto è storia.



JC: Nel corso degli anni si è più avvicinato al jazz? me cos’è per lei il jazz?


ED: Non credo, a me piace molto il Jazz,è un bel genere musicale, ma non credo di essermi avvicinato più al Jazz; direi che mi sono avvicinato più al funk. Nella mia musica ci sono molti tocchi brasiliani che esprimo con un pizzico di Bossa e di Samba, ma il Jazz non è il genere che prediligo.



JC: Tra i moltissimi dischi che ha fatto ce ne è uno a cui è particolarmente affezionato?


ED: Ce ne sono tanti ai quali sono affezionato, contando che ne ho realizzati più di 500, direi che quello a cui sono più affezionato è il mio primo lavoro: Prelude.



JC: E tra quelli bellissimi che ha prodotto?


ED: Per me è lo stesso che suoni o che produca, mi piacciono tutti i dischi a cui ho lavorato. In termini di vendite e di successo penso che il migliore sia stato il lavoro con Kool and the Gang.



JC: E tra i dischi che ha ascoltato quale porterebbe sull’isola deserta?


ED: Probabilmente non ne porterei neanche uno, perché se è deserta non ci sarà neanche il registratore, coi tempi che corrono porterei il mio I-Pad. Scherzi a parte, porterei il disco che ho fatto con la Warner Bros, intitolato “Love Island”; Sono molto legato a quel progetto, c’è stata una bellissima collaborazione con George Benson.



JC: Quali sono stati i tuoi maestri nella musica, nella cultura, nella vita?


ED: È un po’ complicato, perché non ho avuto veramente dei maestri di vita, musica o cultura; Queste cose col tempo cambiano, la stessa cultura brasiliana è cambiata radicalmente, la musica cambia come cambia l’industria, e la mia vita cambia di conseguenza.



JC: Qual è stato in assoluto il momento più bello della sua carriera di musicista?


ED: Lasciami pensare, Beh! La mia carriera è ancora attiva ma devo confessare che l’anno scorso a novembre al Copa Gabana Palace in Rio, suonando per l’apertura del Copa Fest mi sono davvero emozionato.



JC: Quali sono i musicisti con cui ha collaborato di cui ha un ricordo indelebile?


ED: Ora come ora direi: Euro Groove Department, Al Jareau, Stanley Clarke, Billy Cobham, Ron Carter, John Tropea, Ray Barretto eccetera…



JC: Cosa sta progettando a livello musicale per l’immediato futuro?


ED: Fare più concerti e suonare con i grandi come ho sempre fatto, forse incidere un altro disco e continuare a fare le cose che faccio da sempre.