Foto: da internet
Slideshow. Dagmar’s Collective.
Jazz Convention: Così, a bruciapelo cos’è il Dagmar’s Collective?
Dagmar Segbers: Dagmar’s Collective è un nuovo progetto musicale che nasce all’inizio del 2012. Dagmar’s Collective è un connubio di amici musicisti tra cui la cantante Dagmar Segbers, il pianista Michele Fazio, il chitarrista Emilio Foglio, il contrabbassista Piero Orsini ed il percussionista Francesco Pelizzari che insieme hanno studiato e creato un mix tra canzoni d’autore internazionali cantati in 6 lingue diverse e canzoni inedite. La particolarità di questo gruppo si delinea inoltre dall’utilizzo dello “Djembé” suonato dal percussionista Francesco Pelizzari che grazie alla sua tecnica, creata e studiata da lui personalmente, “Djembrush”, riesce a dare una nota straordinaria ad ogni brano. L’idea originale è quella di coniugare differenti lingue e idiomi musicali attraverso il calore delle sonorità jazz e folk ed i colori dei ritmi sud-americani.
JC: E, sempre, a bruciapelo, chi è Dagmar Segbers?
DS: Una domanda così difficile subito all’inizio dell’intervista… Ho 35 anni, sono nata e cresciuta in Germania anche se sono metà olandese, da parte di padre. Circa sette anni fa ho deciso di trasferirmi definitivamente in Italia, un paese che mi ha sempre attirato sin da piccola, forse perché nella mia famiglia ci sono già state delle influenze italiane grazie ad uno zio napoletano. Oltre all’evidente passione per la musica ho anche una grande passione per lo sport, in particolare per la corsa che fa parte integrante della mia vita anche se ultimamente non ho più molto tempo per correre le lunghe distanze. Oltre a “fare musica” amo anche molto ascoltare la musica, passerei delle giornate in cerca di una bellissima canzone, un po’ come uno che è in cerca di un bellissimo quadro. Non so se rappresento il prototipo di una tipica tedesca à la Merkel. Dopo sette anni di influenza latina credo di aver acquisito un po’ della Vostra mentalità…
JC: Dagmar, mi racconti ora il primo ricordo che hai della musica?
DS: Tra i miei primi ricordi sono uno zio che aveva un negozio di strumenti in Germania dove ebbi la possibilità di soddisfare la mia curiosità su come suonano certi strumenti, come per esempio la chitarra o il pianoforte. Poi mi ricordo un insegnante a scuola che ci parlava della musica Gospel e della sua comunicatività ed espressività e il quale ci fece studiare un po’ di brani di musica Gospel. Fu un momento magico perché ancora oggi mi ricordo l’emozione che ebbi mentre cantai per la prima volta un brano in inglese davanti a tutti.
JC: Quali sono i motivi che ti hanno spinto a diventare una musicista?
DS: “Musicista” è una grande parola. In prima luogo sono una cantante, anche perché umilmente devo ammettere che non sono in grado di accompagnarmi da sola con uno strumento anche se questo per sarebbe un bel sogno da realizzare. Un motivo che mi ha spinto ad andare oltre nella musica è sicuramente quello di poter esprimere qualcosa di più personale. Anche se non sembra così ma credo che la musica, anche al giorno di oggi, dia ancora moltissimo spazio per esprimere ciò che si ha dentro. Bisognerebbe soltanto continuare a crederci e perseverare la propria strada personale.
JC: E in particolare una cantante?
DS: Direi che i motivi sono simili a quelli appena citati comunque avevo anche tantissima voglia di approfondire i miei gusti musicali e di vedere e capire se con le mie potenzialità da cantante sarei riuscita a realizzare qualcosa di nuovo.
JC: Come ami considerarti? una jazz singer, una cantautrice, una vocalist o altro ancora?
DS: Un mio carissimo amico una volta mi ha descritta: “Dagmar Segbers, una cantante jazz con gli stivali da Cowboy” e credo che questa descrizione mi rappresenti molto bene. Dato che scrivo anche testi potrei anche dire (anche se con grande umiltà) che sono anche una songwriter. Se penso al nostro album Different Wor(l)ds credo che posso dire che “jazz singer” non è appropriato anche perché sul disco ci sono anche pezzi di genere folk, bossa nova, musica brasiliana e anche pop. Spesso tendiamo a voler restringere le cose classificandoli in generi o tipologie mentre io credo che sia più interessante e appagante allargare il proprio orizzonte provando anche a tuffarsi in mondi differenti e insoliti.
JC: Ma cos’è per te la musica?
DS: A volte la musica è come se fosse un organo sensoriale. Mi influenza ricordandomi delle situazioni, mi causa dei brividi sulla pelle, mi rende felice e a volte anche malinconica. A volte mi carica di energia e a delle volte mi calma quando ne ho troppa. Credo che di essere davvero molto influenzabile dalla musica che sento, più riesce ad emozionarmi più mi piace.
JC: Quali sono le idee, i concetti o i sentimenti che associ alla tua musica?
DS: Visto che io stessa ascolto tantissima musica quando ho cominciato a realizzare questo album ho cercato di mettermi nei panni dell’ascoltatore. Volevo creare (e spero di esserci riuscita) la sensazione che si può provare dopo aver visto un bel film o letto un bel libro.
JC: Tra le canzoni che hai interpretato ce ne è una a cui sei particolarmente affezionata?
DS: L’inedito Highway of our life perché è un po’ autobiografico.
JC: E tra i dischi che hai ascoltato quale porteresti sull’isola deserta?
DS: Solo uno posso portare? Sarà un bel casino dover decidere! Visto che devo decidere scelgo questo: Ella & Louis Così posso ascoltare e godermi due grandi artisti.
JC: Quali sono stati i tuoi maestri nella musica, nella cultura, nella vita?
DS: So che possa sembrare scontato ma sono stati soprattutto i musicisti con cui suono attualmente e con cui ho avuto a che fare in passato e poi tra le persone che mi hanno influenzato dal punto di vista musicale vorrei citare la mia vocal coach Luigina Bertuzzo. Oltre a migliorare la mia capacità canora per me è come una carica d’energia e di positività. E’ una grande insegnante, non solo di canto ma anche di coraggio e positività.
JC: E le cantanti che ti hanno maggiormente influenzato?
DS: Pur non rispecchiando il mio stile attuale sin da piccola sono stata influenzata da Whitney Houston. Aveva un talento unico e straordinario che credo sia difficile ritrovarlo ancora. Poi sono stata influenzata dalle sonorità e dalla musica di Norah Jones e Diana Krall, entrambe delle bravissime musiciste. E at last but not least Joni Mitchel che dal punto di vista del songwriting mi impressiona ogni volta che la sento, credo che lei sia una delle artiste più complete in assoluto.
JC: Qual è per te il momento più bello della tua carriera di musicista?
DS: Credo che il momento più bello stia per succedere proprio in questo momento, l’uscita del nostro album. Un altro momento storico che ricorderò per sempre è stato quando ho avuto l’occasione di cantare come ospite durante il concerto del pianista Michele Fazio al Blue Note di Milano.
JC: Quali sono i musicisti con cui ami collaborare?
DS: Ovviamente i musicisti che hanno contribuito a questo album: Emilio Foglio, Michele Fazio, Francesco Pelizzari e Piero Orsini e poi mi piace soprattutto lavorare con chi riesce a farmi sentire a mio agio senza volermi cambiare per forza e loro sono stati bravissimi a farlo.
JC: Come vedi la situazione della musica in Italia?
DS: Sento spesso molte lamentele sulla situazione della musica in Italia. Forse per me è più facile perché è come se avessi uno sguardo dall’esterno essendo straniera ma io non riesco a vedere una situazione così drammatica e differente rispetto ad altri paesi. Purtroppo programmi e format come X-Factor e The Voice hanno preso il sopravvento, ma credo che il pubblico non sia del tutto ignorante e stupido e credo che sia solamente una questione di tempo e che la gente abbia nuovamente voglia di sentire cose nuove fatte con il cuore e di qualità.
JC: E più in generale della cultura in Italia?
DS: Credo che in Italia ci sia una grande fame per la cultura da parte della gente. Ricordo sempre ai miei amici italiani quando li sento lamentare troppo sul proprio paese che voi siete stati capaci di fare Il Rinascimento.
JC: Cosa stai progettando a livello musicale per l’immediato futuro?
DS: Sto già pensando al prossimo album di Dagmar’s Collective e magari questa volta mi piacerebbe aggiungere qualche inedito in più visto che durante i nostri concerti il pubblico afferma che sono soprattutto i nostri inediti a piacere molto.