Forward, l’avvincente proposta musicale di Gabriele Buonasorte.

Foto: la copertina del disco










Forward, l’avvincente proposta musicale di Gabriele Buonasorte.


Forward è un disco fresco, genuino, diretto, facile nell’approccio ma di molta sostanza. Ti cattura per l’immediatezza del messaggio, delle immagini che ricrea, del meltin’ pot sonoro, per come i musicisti espongono le loro idee, senza mediazione, ma affidate alla passione e al sentire del momento che carica di significati ogni singola nota suonata. E poi, c’è il divertimento, componente essenziale di questo progetto. Lo si percepisce all’ascolto, non ti forza, ma con la sua pacifica allegria cattura e attira nel suo vortice di felicità e gioia. “Play it again” direbbe qualcuno, noi aggiungiamo, si perché ne vale veramente la pena.



Jazz Convention: Gabriele Buonasorte, parlaci di te, come ti sei avvicinato alla musica, le passioni iniziali, gli artisti che ti hanno ispirato, la scelta di suonare i sassofoni, la tua attuale idea di musica…


Gabriele Buonasorte:La mia passione per la musica si è manifestata quando ero molto piccolo, così come il mio amore per il sassofono. Ricordo, come fosse ieri, le serate passate con mio fratello maggiore davanti a Sanremo giocando ad imitare le chitarre elettriche con delle racchette da tennis di plastica. Una sera in particolare apparve in tv un sax, rimasi folgorato dalla sua bellezza estetica, dalla sua forma ricurva, dal luccichio dei suoi tasti e delle sue chiavi. Ricordo che nei giorni successivi mi misi a cercare un oggetto che potesse imitarlo, per poter giocare con mio fratello facendo il sassofonista. Dopo lunghe e vane ricerche trovai l’oggetto giusto: un annaffiatoio giallo di plastica, di quelli da mare, e cominciai a soffiarci dentro…da allora non ho più smesso. Chiesi ai miei genitori di mandarmi da un insegnante a studiare quello strumento, a Siracusa – all’epoca erano solo due -, e così è cominciato tutto. Il mio percorso di studi è stato prettamente jazzistico, poi col tempo, e grazie all’incontro con altri insegnanti, ho allargato il mio background alla musica del ‘900, alla musica etnica, fino alla contemporanea sperimentale, continuando però ad approfondire il linguaggio Jazzistico. Sono molti i musicisti che mi hanno ispirato e che ho ascoltato, su tutti John Coltrane, Sonny Rollins e Miles Davis. La mia idea di musica è molto semplice, considero la Musica un linguaggio semplice e diretto, in grado di suscitare emozioni e sensazioni senza l’ausilio della parola, che può sì aiutare nella comprensione, ma anche porre una barriera, qualora la lingua utilizzata non sia la propria. La musica rende possibile la comunicazione fra persone di differente provenienza, lingua, religione, etnia e via discorrendo. Questa è la sua grande forza, ed io nel mio piccolo cerco di farne tesoro, mettendo al centro della mia scrittura il concetto di comunicazione. Per me è fondamentale trasmettere a chi mi ascolta quello che voglio far uscire, in maniera semplice e diretta.



JC:Com’è cominciato il rapporto con la NAU Records, produttrice del tuo primo disco Forward.


GB:Ho incontrato il CEO della Nau, Gianni Barone, quando lavoravo come direttore artistico in un noto teatro romano. Il nostro rapporto è quindi iniziato sotto spoglie differenti, con lui che mi proponeva dei progetti da inserire nella programmazione della mia stagione. La nostra sinergia è subito venuta fuori, durante le nostre chiacchierate sulla musica, sul mercato del jazz, sul sistema musicale Italiano. Ho subito pensato che mi sarebbe piaciuto avere, da musicista, una produzione così attenta e presente, così preparata e dinamica, e, a forza di pensarlo, mi sono fatto avanti, facendo ascoltare a Gianni un mio brano. Un anno dopo quel brano si trova in compagnia di altri otto nel mio nuovo lavoro discografico: Forward.



JC:Quando comincia a maturare l’idea di Forward? È il tuo primo disco da leader?


GB:Forward non è il mio primo disco da Leader (nel 2008 era uscito, A New Gershwin Path, edito da AVE IT, nel quale ho svolto un lavoro monografico su George Gershwin, basato su dei miei arrangiamenti originali), ma è il primo disco con la mia musica. Era da un paio di anni che maturavo l’idea di realizzare un progetto originale, che raccontasse delle mie esperienze attraverso un gioco di ritmi e linguaggi musicali eterogenei, un progetto frizzante, divertente, dove i primi a divertirsi fossero i musicisti. Prima di incontrare la Nau avevo scritto due brani, che oggi sono nel disco, ma l’accelerazione è avvenuta dopo l’incontro con Gianni, che mi ha stimolato ed incoraggiato a proseguire per questa strada, che dieci mesi dopo ha portato a Forward.



JC:Come è avvenuta la scelta dei musicisti, parlaci di loro…


GB:I miei compagni di viaggio sono stati la più grande risorsa di questo progetto, hanno mostrato grande passione in tutte le fasi del lavoro, grandissima professionalità, talento ed estro indiscussi. Non finirò mai di ringraziarli. Angelo Olivieri e Mattia Di Cretico (tromba e batteria) li conoscevo già da diversi anni. Tutti noi lavoravamo e lavoriamo tutt’oggi in una nota Scuola di Musica Romana, avevamo avuto modo di suonare insieme in jam e saggi vari ed il feeling si era subito manifestato. Quando il progetto Forward è diventato concreto ho chiesto loro di farne parte, ed oggi siamo molto affiatati. Mauro Gavini (basso elettrico) non lo conoscevo direttamente e la ricerca del bassista giusto non aveva ancora avuto un lieto fine. Poiché l’idea originale non prevedeva uno strumento armonico, avevo bisogno di un bassista multiforme, di grande tecnica, dal groove potente, che potesse reggere tutta l’architettura del progetto. Mattia mi presentò Mauro (suonava e suona con lui in altri progetti), e, dopo un paio di prove, si era già creata una perfetta sintonia tra di noi.



JC:E la collaborazione con la violoncellista tedesca Susanne Hahn…


GB:Ho avuto il piacere di lavorare con Susanne in passato, è una musicista eccezionale, dal tocco delicato ed elegante e con grandi doti improvvisative. Ho scritto per il disco una song (Iureca) il cui tema è affidato al violoncello. Ho proposto alla produzione la collaborazione con la Hahn ed ha subito accettato. In studio, poiché l’appetito viene mangiando, ho chiesto a Susanne di improvvisare con noi sulle tracce più sperimentali (Forward ed Anymore).



JC:I brani di Forward portano tutti la tua firma, tranne Funkuno, scritto dal trombettista Angelo Olivieri. Ci puoi raccontare in breve la loro genesi?


GB:Tutti i brani sono una fotografia musicale legata ad una esperienza del mio vissuto: Scirocco racconta uno dei miei tanti pomeriggi estivi, nelle ore più calde, trascorsi in Sicilia, Pretentious racconta il caos urbano della grande città; Anymore è energia pura, rabbia trasformata in forza; O’Spread è una presa in giro al terrorismo psicologico della finanza mondiale. Vi sono poi due ballad, o pseudo ballad: Funkamente, ispirata all’incedere a tratti coraggioso a tratti timoroso di mia figlia Alice, Iureca, dedicata alla mia città d’origine, Siracusa. Vi è poi un tributo a Marcus Miller (Like Marcus), musicista che ho ascoltato dal vivo per la prima volta al Mosca jazz Festival e che mi ha impressionato per il suo sound così dinamico e coinvolgente, e che mi ha fatto scoprire la forza del basso elettrico ed infine Forward, una traccia sempre diversa, improvvisazione pura, che descrive la mia anima free.



JC:Cosa ti aspetti da questo disco, qual è la risposta del pubblico quando lo suonate live?


GB:Ad oggi il pubblico ha risposto in maniera fantastica durante i nostri live, l’ho visto coinvolto, entusiasta, partecipe, ed il commento che più mi ha reso orgoglioso che ho ricevuto, è che le immagini che racconto si vedono, il pubblico riesce a vederle. Questa è la mia più grande soddisfazione. Mi auguro che questo aspetto possa essere presente anche nell’ascolto dal cd, che è sicuramente diverso da quello live, ma che è stato registrato seguendo un concept live.



JC:I tuoi prossimi lavori proseguiranno sulla scia di Forward, o saranno il frutto di ulteriori ricerche sonore?


GB:Forward ha tracciato una via, che finora mi sta dando delle bellissime risposte e conferme, ma la mia ricerca sonora non può fermarsi qui, perché il mondo cambia velocemente e bisogna stare al passo. Continuerò a sperimentare nei prossimi lavori, senza mai perdere di vista però l’aspetto più importante per me, nel quale credo fermamente: non fare musica solo per me stesso ma anche per gli altri, la mia musica vuole parlare a tutti.