Trio 3 + Jason Moran – Refraction/Breakin’ Glass

Trio 3 + Jason Moran - Refraction/Breakin' Glass

Intakt Records – CD 217 – 2013




Reggie Workman: contrabbasso

Oliver Lake: sax alto, sax sopranino, voce

Andrew Cyrille: batteria, voce

Jason Moran: pianoforte





Ennesima quadratura d’eclatante profilo per il Trio 3 di Lake-Workman-Cyrille: dopo le prove di estremo interesse insieme ad Irène Schweizer ed il doppio appuntamento con Geri Allen (a seguire il debut-album in trio Time Being, tutti per Intakt), oltre ai passaggi live con Vijay Iyer l’interfaccia pianistica è nel presente caso designata in Jason Moran: condensando un rapido identikit del trio all-stars nella loro progettuale “improvvisazione organica attraverso l’intero vocabolario del jazz”, il più giovane pianista, fresco di duo con Charles Lloyd, ha già definito buona parte dei suoi orientamenti anche per la militanza ormai poliennale con figure del calibro e dello stile di Steve Coleman o Don Byron.


Piuttosto impressionante sulla carta e non meno nei fatti, l’album esordisce in autorità con l’eponima track, caratterizzata da un rap-slam declinato da Lake e imbastito sulle tese quadrature compositive di Moran, coinvolgendo a ruota tutte le firme del suggestivo neo-quartetto, i cui talenti con poche riserve si coagulano nel groove condensante e tensione crescente verso il free animalesco e da battaglia della spettacolare Summit Conference, nelle inflessioni asciutte e battagliere in Vamp o le tensioni vigili e pittoriche di Listen, procedendo fino alla cyrilliana High Priest, dichiarato omaggio all’appena scomparso David S. Ware, apoteosi del corpo del Gospel e conclusiva impennata di fierezza e luce.


Auscultatori verosimilmente a lunga gittata azzardano che di questi anni rimarranno nel lascito pianistico le lunghe ombre dello shorteriano Danilo Perez, nonché del qui performante pianista di Ten e Modernistic – sarà: certo nemmeno al Trio 3 la Storia lesinerà l’onore delle armi e della memoria.


“Teso al cuore della grande musica afro-americana, celebrante quell’incomparabile diversità che è il jazz odierno, portando la fiaccola del jazz lungo il 21° secolo” questo blasonato appuntamento all-black integra dinamicamente la magistrale eloquenza bassistica di Workman, l’equilibrismo iperacido e la palette ardimentosa delle ance di Lake, il drumming attento e imperioso fino all’implacabilità di Cyrille con il pianismo assertivo e a spettro completo di Moran; in una performance veemente e a nervi scoperti, Refraction/Breakin’ Glass riesce a stagliarsi come evocativa, ispirante e grande Musica così come ad incidere un passaggio di responsabile Jazz all’insegna di ponderazione, istinto, funambolismi e (sommo) stile.