Vole – The Hillside Mechanism

Vole - The Hillside Mechanism

BabelLabel – BDV 12102 – 2012




Javier Carmona: batteria

Roberto Sassi: chitarra elettrica, elettroniche

Roland Ramanan: tromba





The Hillside Mechanism è stato registrato nell’abitazione londinese del batterista e compositore Javier Carmona, durante riunioni estemporanee. Sembra dunque esserci una genesi simpatetica tra il sorgere di amichevoli jam session e il fiorire del retroterra culturale e metodologico dell’album d’esordio dei Vole. Ciò che è troppo ponderato non è improvvisato e viceversa, pertanto l’evolversi del progetto è e deve essere legato alla modalità di creazione: l’improvvisazione. Improvvisazione dalla gestazione illetterata ed incolta che, attraverso l’esperienza dei musicisti in questione, si condensa via via in fattezze accorte che rimandano a paradigmi e pattern di riferimento collettivo.


Si passa senza cinture di sicurezza dall’esasperato rumorismo simil-noise di No Knees, in cui chitarra e batteria si rincorrono senza tregua, mai occultando l’inaspettatamente avveduto surplus della tromba, a brani meno vigorosi ma non per questo meno efficaci come Rampicanti, la cui natura più sostanzialmente jazz è testimoniata da una frammentata atonalità, o all’ibrido rock-jazz di Slow Burn, nonché a Voiced Unvoiced, caratterizzato da un’atmosfera nebulosa, che permane anche nelle sfumature da thrilling movie, pacatamente intimiste, presenti nell’elusivo e torbido passo di Improctober. Seguono la svelta ed agile Tim’s Frosties, la cupa e cigolante At Times Their Skins Peel Off, ed infine Before, con un incipit modulato che in itinere si disperde in un’andatura latineggiante. L’album è intriso di alterazioni di stile, commistioni ondulanti e variabili tanto quanto il background del trio che l’ha messo in opera per la Babel Label, con Carmona alla batteria (attualmente sostituito da Tom Greenhalgh), Roland Ramanan alla tromba e Roberto Sassi alla chitarra; trio che oggi è divenuto un quartetto, con l’inserimento del pianista Alexander Hawkins. Il progetto è pertanto in continua evoluzione e il dominio esperienziale individuale diviene un vicendevole scambio, un training stimolante e crescente. In conclusione, citando Ramanan: “nessuna delle tracce di The Hillside Mechanism deve la sua forma definitiva a un solo membro del gruppo, e questa interazione di idee, tollerante ma vivace, aiuta a mantenere la musica in evoluzione.”


Interazione ed evoluzione, dunque, saranno forse le pulsioni-chiave?