Enovisuoni Records – 002 – 2012
Luca Rampinini: sax soprano, sax alto, electronics, sound design
Yigit Ozatalay: pianoforte
Davide Tedesco: contrabbasso
Massimo Pintori: batteria
Alberto Boccardi: electronics
Fabio Marconi: chitarra
Guglielmo Facchinetti: sax tenore
Carlo Coppadoro: sax baritono
Davide Santi: violino
Eloisa Manera: violino
Marco Ghezzi: violino
Guido Baldoni: fisarmonica
Connections – come già rivela in qualche misura il titolo – è un lavoro condotto verso una dimensione musicale ibrida. Jazz, musica contemporanea, sperimentazioni di suoni concreti, richiami popolari agganciati da tradizioni folkloriche differenti si rincorrono e vengono messi in connessione, appunto, secondo combinazioni e accostamenti diretti dal gusto di Luca Rampinini, titolare del progetto e vero e proprio deus ex machina del percorso seguito nel disco.
Intorno ai sassofoni e alle manipolazioni sonore di Rampinini infatti si aggregano secondo modalità differenti gli altri attori del lavoro, modalità che dipendono anche dalle forme che prendono le tracce: in Connections si alternano frammenti rumoristici e interludi, idee accennate e brani completi, una canzone di Hermeto Pascoal, 13 de Outubro de 1996, e due standard jazz reinterperetati in maniera strutturale. E proprio da questi ultimi si possono esemplificare alcune delle linee tracciate nel lavoro: A child is born parte in quartetto con la ritmica e la chitarra di Fabio Marconi per poi aprirsi a una deriva dixieland con l’intervento di una “fanfara” di fiati; la rivisitazione riflessiva di My favourite things preceduta dalla dimensione concreta e dalle manipolazioni sonore di Montpellier Bridge crea una miscela intrigante tra l’intervento elettronico, che rimane nella memoria uditiva, e le atmosfere acustiche del dialogo tra i due strumenti.
Naturalmente questo procedimento si sviluppa in tutto il lavoro: Rampinini dialoga con il pianoforte, utilizza il quartetto, ritrova nei violini e nell’elettronica le sponde per rilanciare le trame create dai sassofoni e dagli interventi di elaborazione dei suoni. Soprattutto, Connections trova la sua cifra, come si accennava sopra, nella scelta di non voler dimostrare qualcosa di predeterminato ma nel perseguire accostamenti estetici che soddisfino in primo luogo le esigenze e il gusto del “regista” Rampinini: ne viene fuori una potenziale colonna sonora di un percorso aperto dove si possono ritrovare un valzer modificato – Valzer Inventato, ma anche Valse Rouge – e una danza dal sapore rinascimentale – Kamikazen Dance – intervallate da sperimentazioni contemporanee radicali. Le
sconnessioni tra i canoni linguistici vengono superate, nei passaggi più riusciti, grazie a questo atteggiamento leggero, utile per dare spazio alla disposizione degli elementi e per dare all’ascoltatore la possibilità di lasciarsi condurre dalle soluzioni scelte.